2. Giovani e Adulti: Prove di ascolto e questioni interpretative…

LA DIVERSITÀ, UNA SCOMODA RISORSA, UNA DIFFICILE OPPORTUNITÀ:

I processi psicologici in età evolutiva sono normalmente caratterizzati dal fatto principale che in essi si sviluppano le differenze individuali. Il meccanismo principale è quello che va sotto il nome di “separazione individuazione”, perché la separazione non è solo allontanamento e perdita, ma è principalmente differenziazione ed individuazione. Questa caratteristica, che appartiene all’uomo in quanto specie, è in rapporto stretto con l’elaborazione culturale della società alla quale i singoli individui appartengono.
Questo fatto ha una limitata consistenza di differenziazione nei gruppi sociali più semplici e più vicini all’organizzazione naturale, più articolata poi, nelle società più complesse ed organizzate.Va chiarito subito, che la semplicità e la complessità di un gruppo sociale sono più in rapporto all’evoluzione culturale che allo sviluppo socio-economico. Si può dire anzi che può esistere più complessità in un’organizzazione tribale che in un aggregato urbano postindustriale. La semplicità, poi, può essere l’espressione di un mancato sviluppo o di un processo regressivo. Ad esempio l’organizzazione “macista” delle baraccopoli dell’America latina è frutto di una regressione spinta al punto da seguire schemi antropologici estremamente arcaici e scarsamente differenziati. Questa semplificazione nasce come meccanismo di difesa nell’affrontare le difficoltà del rapporto tra differenze che si giocano nella complementarietà delle caratteristiche individuali, ma anche ed in modo pesante, dai condizionamenti culturali e dalla pressione adattiva ad un ambiente aggressivo od omologante. Schematizzando, le spinte fondamentali che sono in gioco nella crescita psicologica, sono, da una parte, la tendenza all’imitazione, all’omologazione, all’identificazione, e dall’altra la spinta opposta verso la differenziazione e l’individuazione. Questo processo caratterizza da sempre i giovani, ma lo ritroviamo anche in un contesto sociale che cresce ed evolve.Sul piano individuale il complesso di separazione-individuazione caratterizza tutte le fasi dello sviluppo in età evolutiva che ha, o dovrebbe avere, come scopo il realizzarsi di una personalità individuale, originale ed autonoma, capace di stabilire poi un contratto sociale basato sulla complessità e la complementarietà delle differenze. Nella società lo stesso processo ha due livelli di realizzazione: uno interno ed uno esterno. Quello interno si sviluppa nel rapporto interpersonale attraverso il rapporto tra le differenze individuali che realizzano una complementarietà creativa e progressiva e lo stesso accade nella differenza tra generazioni. Il livello esterno si sviluppa nel rapporto che le persone, e la società nel suo complesso, stabiliscono con la diversità culturale che viene, sempre più facilmente, attraverso gli scambi di persone, di merci, di usi e costumi, di notizie e di saperi. Ma quello che a noi più interessa è quello che si sviluppa nel rapporto tra giovani e adulti. Ogni gruppo sociale tende, di per sé, al massimo di omogeneità possibile in quanto fonte di stabilità, di sicurezza sociale, di coesione e di riconoscimento reciproco. Allo stesso tempo, però ogni gruppo sociale evolve e si sviluppa sfruttando la “creatività” di individui che si sono differenziati dal contesto pur rimanendovi inseriti. Da tutto ciò si può trarre la conclusione che la vitalità di un contesto sociale è in diretto rapporto all’equilibrio dialogico tra le due opposte tendenze. La tendenza alla stabilità ed alla conservazione da una parte, e la tendenza ai cambiamenti ed alla novità dall’altra, e tutto ciò si realizza e si incarna nel rapporto tra giovani e adulti che sono naturalmente portatori di queste opposte tendenze.
La dinamica di rapporto con la diversità si articola nella relazione tra Io e Tu, secondo gli schemi della filosofia e della psicologia dialogica, che rappresenta l’elemento costruttivo e progressivo che corregge la naturale tendenza alle rigide definizioni conflittuali. Ciò significa che l’incontro tra diversità pone le premesse per un possibile conflitto che può arrivare ad una sintesi, ma che più spesso può perpetuarsi sotto la spinta di meccanismi di difesa che tendono alla sicurezza ed all’omogeneità. Ogni sistema, e quindi ogni società ed ogni uomo, in quanto sistemi, tendono, se non sollecitati, a rimanere in una situazione omeostatica, resistendo alle spinte adattive date dall’incontro con la diversità. Il rapporto con la differenza, con la diversità, ha origine nelle relazioni familiari di base. L’accettazione, l’integrazione e l’utilizzo della diversità è essenziale per un corretto rapporto tra genitori e figli e per un efficace processo educativo, che si completa poi, con gli stessi modi e processi, nel mondo. Come sottofondo e motivo a tutto questo discorso sta la convinzione, credibile e verosimile che il rapporto con la diversità rappresenti un’occasione, un’opportunità di arricchimento che è opportuno riconoscere ed utilizzare. La dinamica col diverso è l’essenza della dinamica tra io e tu. La dialettica tra le opposte tendenze assicura la trasformazione ed il cambiamento, il movimento progressivo, ogni movimento ogni cambiamento hanno sempre in se dei rischi che si sintetizzano o nell’arresto dello sviluppo o nell’esasperazione ed identificazione in una sola delle due tendenze opposte. Da quest’osservazione si può evincere che il segreto di ogni azione educativa sta tutto nel mantenere l’equilibrio dialettico e complementare tra la stabilità e la trasformazione, tra dare certezze ed alimentare la critica, tra gratificazione e frustrazione, in un processo che l’epistemologia complessa definirebbe autopoietico. In altre parole tutto ciò significa che educare significa innescare un processo, che una volta attivato tende a produrre un cambiamento che necessita poi di essere nuovamente rinforzato. Il motore sta nel vivere la diversità come reciproco arricchimento in un campo relazionale costruito dalla consapevolezza di se ed il rispetto dell’altro. Il rapporto con la diversità è quindi e comunque un’opportunità, anche se di difficile gestione, le diversità reciproche possono dialogare od entrare in conflitto, sta a tutti noi scegliere e l’esito dello sviluppo sta in questa scelta. La scuola è il luogo idoneo per l’integrazione culturale, perché i soggetti che vi passano sono tutti soggetti in età evolutiva e quindi per natura persone per le quali l’integrazione, la trasformazione e l’accettazione delle novità è nella norma, anche se sotto la spinta di un’ambivalenza tra novità e conservazione, tra apertura e chiusura. Sta alla scuola favorire l’integrazione delle diversità e ciò può avvenire solo col riconoscimento di tutte le caratteristiche positive e costruttive, anche se differenti tra loro, nel riconoscimento e nel rispetto del rispettivo patrimonio culturale. Credo che sia opportuno domandarsi quanto questo complesso processo sia attivo e come sia rappresentato. È opportuno domandarsi se il rapporto tra giovani e adulti sia oggi mantenuto in questa necessaria complessità, oppure come appare, sia invece regolato da schemi mentali più semplici e più omologanti, all’interno dei quali la dialettica dell’ascolto reciproco diviene quasi superflua, nascosta dall’illusione della prevedibilità degli eventi in modo certo e definitivo. Un modo per riattivare questo processo, per fare delle “prove di ascolto” efficace, può essere quello di “raccontarsi”.

(continua)

“E’ sempre tempo di Coaching!” 

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