3. Life: C’è bisogno di competenze per una società sempre più complessa…

… … E adesso parliamo della competenza digitale. La competenza digitale consiste nel saper utilizzare, con sufficiente destrezza, ma soprattutto in modo consapevole, le tecnologie digitali per la nostra informazione, la nostra comunicazione, il nostro studio, lavoro e tempo libero. Le nuove tecnologie digitali stanno rivoluzionando il modo di acquisire e scambiare le informazioni ma anche di gestire le relazioni sociali. Grazie al computer, a internet e ai social media oggi siamo in grado di reperire, conservare, scambiare un’enorme quantità di informazioni con un numero di soggetti inimmaginabile fino a pochi anni fa. I giovani sono i principali protagonisti di questa rivoluzione ma anche quelli maggiormente esposti ai rischi di un uso sbagliato delle nuove tecnologie. E’ per questo motivo che parliamo di competenza digitale, non solo per indicare la nostra abilità nell’uso dei nuovi strumenti e applicazioni informatiche (quanto siamo bravi e veloci nell’imparare ad usarli), ma anche per richiamare l’attenzione sull’importanza di saperli utilizzare con responsabilità e spirito critico, con una chiara consapevolezza circa le opportunità e i limiti che possono avere le tecnologie digitali, internet e le diverse reti (anche di comunicazione sociale). Utilizzare il web per reperire informazioni più o meno complesse ed accedere a fonti diverse per fare ricerca costituisce sicuramente una grande opportunità, ma occorre che impariamo a trattare questa massa enorme di informazioni con senso critico, valutando e sapendo riconoscere quelle che sono più attendibili e funzionali. Dobbiamo essere consapevoli che internet è sì una grande fonte di informazione, ma se non attentamente valutata può diventare una fonte altrettanto grande di disinformazione. Anche l’uso dei social network, se da un lato favorisce la nostra creatività e le nostre relazioni, dall’altro ci espone al rischio di mettere in condivisione i nostri aspetti più personali anche con persone sconosciute, che possono non capire ciò che vogliamo esprimere o, ancora peggio, sfruttare le nostre debolezze e ingenuità. Il termine stesso di “rete” può avere un doppio significato, da un lato indicare un sistema di relazioni e interconnessioni e dall’altro qualcosa che ci può “intrappolare” se non siamo capaci di riconoscerne i pericoli e i confini. Ciò che dobbiamo imparare, soprattutto, è non farci “condizionare dalla rete” nel nostro modo di vedere le cose, solo perché “l’abbiamo letto su internet” o solo perché sono molte le persone che su internet esprimono un determinato punto di vista; non dobbiamo, cioè, abituarci a scegliere e a decidere sulla base di opinioni anonime di cui non conosciamo le vere motivazioni e non possiamo delegare ad altri la nostra capacità di scelta e di giudizio. Una delle minacce consiste anche nell’aspetto comunicativo: l’uso delle tecnologie porta spesso, sfortunatamente, ad utilizzare un linguaggio che, solo perché lo vogliamo veloce e diretto, risulta troppo impoverito e spogliato delle necessarie sfumature per dare un giusto senso ai nostri pensieri. E il rischio è quello di adottare lo stesso linguaggio anche in altri contesti, riducendo molto le nostre possibilità di farci davvero capire. In questo senso la competenza digitale è fortemente connessa alle prime due competenze descritte relative alle capacità comunicative. Infine, è importante che ci rendiamo sempre più consapevoli dei principi giuridici ed etici che si pongono nell’uso interattivo delle tecnologie informatiche, cioè riconoscere ciò che si può fare e ciò che non si deve fare: violazione dei diritti d’autore, navigazione in siti illeciti, utilizzo dei social network come strumento di aggressione verso gli altri (cyberbullismo), mancato rispetto della privacy delle persone, etc.Un confronto aperto e ragionevole con i nostri genitori e con i nostri insegnanti aiuta sicuramente a capire meglio come districarci nella complessità del mondo interattivo. Nella società in cui viviamo sentiamo spesso dire che non si finisce mai di imparare cose nuove ma in realtà è sempre stato così. Tutti i progressi che il mondo ha fatto non sarebbero stati possibili se non avessimo avuto la capacità di imparare dalle situazioni e dagli eventi. Oggi, però, questo aspetto è ancora più importante perché i cambiamenti sono velocissimi, soprattutto dal punto di vista tecnologico, ed è per questo che dobbiamo essere disponibili a “rivedere” continuamente i nostri livelli di conoscenza. Tutti i progressi che possiamo fare nella vita dipendono, infatti, prima di tutto, dalla nostra voglia di imparare. Si può dire che “imparare ad imparare” consiste non solo nella capacità di continuare ad apprendere – durante tutta la vita – ma soprattutto nella “volontà” di apprendere e di organizzare il nostro apprendimento in relazione alle specifiche necessità (personali, di studio, di lavoro). Molti ritengono che “imparare ad imparare” sia la competenza più importante tra quelle indicate nel documento europeo e fondamentale per lo sviluppo di tutte le altre. Infatti, l’apprendimento è ciò che ci permette di soddisfare il nostro bisogno di: essere autonomi (senza dipendere troppo spesso da altre persone); sentirci competenti (cioè in grado di affrontare e realizzare ciò che ci viene richiesto, mettendo in campo tutte le nostre conoscenze, abilità e capacità personali); relazionarci con gli altri (venire a contatto con altre persone è di per sé un arricchimento e uno stimolo a migliorare sempre di più il nostro livello di preparazione); attribuire un senso alle nostre esperienze (che in ogni caso ci aiutano sempre a farci imparare qualcosa di nuovo). Per questo dobbiamo riflettere su quanto sia importante perseverare nell’apprendimento e organizzarlo in modo consapevole ed autonomo, anche mediante una gestione efficace del tempo e delle informazioni. Dobbiamo, innanzi tutto, imparare a conoscere meglio noi stessi e a riconoscere i nostri punti di forza e di debolezza. Quando facciamo delle esperienze (in famiglia, a scuola, nello sport, nelle associazioni, con gli amici) dobbiamo chiederci: come ho fatto ad imparare ciò che ho imparato? Che cosa faccio quando devo imparare qualcosa di nuovo? In quali situazioni e circostanze (e con quale metodo di studio) imparo più facilmente o incontro maggiori difficoltà? Come posso imparare dai miei errori? Imparare ad imparare, quindi, significa sviluppare alcuni atteggiamenti fondamentali: essere in grado di verificare se possediamo alcune competenze indispensabili (lettura, scrittura, comunicazione, calcolo, uso delle tecnologie digitali, cioè le prime quattro competenze presentate); riconoscere che abbiamo sempre la necessità di imparare per integrare continuamente le nuove conoscenze con le vecchie ed interagire al meglio nel contesto in cui ci troviamo (di studio, di lavoro, personale); decidere di farlo assumendo un atteggiamento positivo verso il “nuovo” da imparare (motivazione, curiosità e fiducia sono determinanti in questo processo di apprendimento continuo, per quanto ci possa sembrare difficile non c’è nulla che non si possa imparare se solo abbiamo la determinazione necessaria per farlo); saper riconoscere le difficoltà che incontriamo nell’apprendimento ed essere capaci di adottare adeguate strategie per superarle, cioè per migliorare il nostro stile di apprendimento; essere disponibili a riconoscere i cambiamenti per comprendere ciò di cui abbiamo bisogno per poterli affrontare ed essere in grado di raccogliere le informazioni e di ricercare tutte le opportunità e gli strumenti di formazione necessari per rispondere a questi bisogni; essere consapevoli che i contesti di apprendimento possono essere molteplici e diversificati: non si apprende solo a scuola o in percorsi formativi specifici finalizzati al rilascio di titoli di studio o certificazioni, ma anche durante l’attività lavorativa o in esperienze di lavoro (stage, tirocini, etc.); le nostre attività di impegno sociale e civile (facendo parte di un’associazione, facendo esperienze di volontariato, etc.); il nostro tempo libero (per esempio nel praticare uno sport, nell’esercitare la nostra attività artistica preferita, quando ci dedichiamo ai nostri passatempi); le nostre relazioni, anche difficili, con altre persone (genitori, fratelli, amici, etc.). Insomma, tutte le situazioni di vita quotidiana e famigliare sono occasioni di apprendimento: l’importante è accorgersi che quella determinata attività o quel determinato momento ci sta insegnando qualcosa che ci potrà essere utile anche in altre occasioni. Imparare ad imparare è anche una delle competenze più richieste sul lavoro considerando che le conoscenze “statiche” (cioè possedute ma non aggiornate) non sono più funzionali a società ed economie in continua, veloce e, spesso, imprevedibile trasformazione…

(continua)

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