4. Life: C’è bisogno di competenze per una società sempre più complessa…

… … … Con l’espressione generale “competenze personali e sociali” si fa riferimento ad un insieme di competenze non solo individuali, ma anche interpersonali, interculturali e civiche che ci consentono di partecipare in modo efficace e costruttivo alla vita relazionale, sociale e lavorativa. In particolare, le competenze personali hanno un forte legame con il nostro carattere e la nostra personalità: possono essere innate, ma anche sviluppate nel tempo e sono spesso strettamente connesse ad altre competenze individuate dall’Unione Europea nel maggio 2018, quali le capacità comunicative, quelle relazionali e organizzative. Le competenze personali consistono, però, soprattutto nella capacità di riflettere su noi stessi, di concentrarci per comprendere meglio i nostri pensieri e la realtà in cui viviamo, sapendo gestire la complessità, l’incertezza e lo stress e cercando, allo stesso tempo, di favorire il nostro benessere fisico ed emotivo. Le competenze sociali sono quelle che ci permettono di vivere meglio insieme agli altri, di avere verso le persone un atteggiamento positivo e propositivo e di essere consapevoli che esse giocano un ruolo fondamentale nel determinare la qualità della nostra vita. Insieme, le competenze personali e sociali sono, quindi, quelle che ci consentono di costruire le basi per una convivenza civile, leale e funzionale alla collettività. Certamente la società è diventata più complessa, diversificata, difficile da interpretare, ma lo sforzo che tutto ciò richiede arricchisce sicuramente alcune nostre capacità personali che ci sono necessarie a scuola, in famiglia e anche sul lavoro. Purtroppo, l’ampia diffusione di strumenti di comunicazione virtuale (Facebook, Twitter, Instagram, WhatsApp e altro) non porta a sviluppare queste competenze, per cui è necessario porre attenzione a questo aspetto. Le competenze personali e sociali implicano l’acquisizione e lo sviluppo di una serie di abilità e attitudini, tra loro correlate e comuni ad altre competenze: avere consapevolezza di noi stessi e della realtà che ci circonda, affrontare e risolvere i conflitti, sviluppare attitudine alla collaborazione e alla cooperazione, partecipare attivamente e in modo democratico. Avere consapevolezza di noi stessi e della realtà che ci circonda. L’autoconsapevolezza è una competenza personale fondamentale di cui si è già parlato. Essere consapevoli di noi stessi ci permette di avere coscienza della nostra esistenza e della nostra identità; ma perché questa consapevolezza sia davvero completa è necessario tenere presente che viviamo insieme ad altre persone, che dobbiamo relazionarci e integrarci con gli altri e che tutti insieme facciamo parte di una società organizzata, basata su diritti, doveri e regole che dobbiamo conoscere, capire e rispettare. Altrettanto fondamentale, quindi, è conoscere il contesto in cui viviamo e avere consapevolezza che ognuno di noi fa parte di uno o più “sistemi” che contribuiscono all’organizzazione complessiva della nostra società. Che cosa significa “sistema”? Dal punto di vista sociale, questo termine indica un “insieme di persone” che interagiscono tra loro e con l’ambiente esterno secondo regole condivise, in modo tale che quelle persone si sentano come un tutt’uno, cioè unite e accomunate da legami, scopi, obiettivi. In questo “insieme” ciascuno partecipa dando il proprio contributo in modo tale che tutto il sistema ne possa beneficiare e possa, quindi, sempre migliorare. Ma se un solo componente o un gruppo di componenti di quell’insieme non si relaziona correttamente con tutti gli altri, l’equilibrio del sistema può alterarsi e danneggiare tutti. Il primo sistema che conosciamo è quello della nostra famiglia, in cui ogni componente è legato a tutti gli altri da relazioni sentimentali ed emotive, dal reciproco rispetto, dalle regole e dai rapporti che definiscono il ruolo di ognuno. Ma anche la scuola è un sistema, il mondo del lavoro è un sistema e così tutti i diversi ambiti sociali, culturali, civili in cui ci muoviamo. E’, però, importante capire che nessuno di questi sistemi è chiuso in se stesso: ogni sistema si interseca e si incrocia con gli altri, ne riflette e ne assorbe le caratteristiche, i cambiamenti, le evoluzioni, in modo tale che i relativi effetti possono modificarlo anche in modo significativo. Per fare un esempio, il sistema scolastico che, in base alla sua capacità o meno di aprirsi ad altri, riesce – o non riesce – a preparare, culturalmente e professionalmente, i propri studenti, che saranno domani padri, madri, lavoratori, che a loro volta influenzeranno i sistemi della famiglia, dell’economia e della politica. Anche a livello di singolo individuo, qualsiasi comportamento che assumiamo in un determinato contesto può avere conseguenze in altri campi di cui forse non avevamo tenuto conto. Affrontare e risolvere i conflitti. Le situazioni conflittuali fanno parte della nostra vita. Riconoscere i conflitti che nascono dai comportamenti delle persone, sviluppando la capacità di risolverli in modo costruttivo – cioè mediante soluzioni condivise – è una risorsa personale importante per la nostra vita di relazione, in ambito famigliare, con i compagni di scuola, con gli amici e nell’ambiente di lavoro. Una delle modalità più efficaci per risolvere un conflitto è quella di imparare a negoziare. Negoziare significa confrontarsi per trovare una soluzione che soddisfi sia noi che le altre persone coinvolte nel conflitto. people icons with colorful dialog speech bubbles Per fare questo dobbiamo essere disponibili al dialogo, cercare di vedere le cose con imparzialità, anche dal punto di vista dell’altro e controllare le nostre emozioni, per trasformare la situazione conflittuale in una situazione collaborativa. Una buona negoziazione si basa su alcune attitudini e capacità: esporre in maniera chiara e diretta il nostro punto di vista e i nostri bisogni, mantenere la calma, evitando di agitarci o innervosirci e controllando il nostro comportamento e il nostro tono di voce (comportamento costruttivo e non aggressivo), ascoltare attentamente, capire e rispettare le opinioni dell’altro, anche se non le condividiamo, tener conto delle esigenze dell’altro e non solo delle nostre (significa essere obiettivi), essere disposti a cambiare idea (se ci accorgiamo di aver torto) e a rinunciare a qualcosa per trovare una soluzione condivisa. A volte non siamo noi i diretti interessati in un conflitto, ma possiamo comunque intervenire per aiutare chi lo è a trovare una soluzione. In questo caso l’abilità che ci viene richiesta è quella della mediazione. Mediare non significa né fare il giudice, né fare l’arbitro; non significa sostituirsi alla capacità decisionale dei contendenti né assumersi le loro responsabilità: vuol dire, invece, cercare di facilitare la loro comunicazione con un comportamento neutrale. Come? Per esempio: facendo in modo che le persone in conflitto riescano ad esprimersi ed ascoltarsi in maniera rispettosa e costruttiva, prestando attenzione alle ragioni di entrambe le parti, non facendosi coinvolgere emotivamente nella contesa, aiutarle a distinguere i problemi oggettivi dagli aspetti personali e soggettivi. Molte delle attività che svolgiamo quotidianamente si realizzano, anche se forse non ce ne accorgiamo, grazie alla collaborazione con altre persone: per esempio quando studiamo insieme ai compagni, quando tutta la nostra famiglia partecipa per tenere in ordine la casa, quando giochiamo in uno sport di squadra. Ma per diventare davvero “collaborativi” dobbiamo raggiungere la consapevolezza di quanto questo possa facilitare noi e gli altri in tante altre situazioni, di come la capacità di “fare squadra” nello studio, nella vita privata, nel lavoro ci aiuti ad ottenere migliori risultati che agire individualmente. Pensiamo a quanto spesso accade che una squadra sportiva piena di ottimi atleti perda la partita proprio perché non c’è unità nel gioco e ogni giocatore va per la sua direzione. Fondamentale è, quindi, imparare a “lavorare in gruppo”. E’ una capacità questa che si sviluppa mettendo in campo tutte le competenze sociali di cui si è già parlato. Nel gruppo, infatti: si condividono obiettivi comuni e si trova insieme la strada giusta per raggiungerli, ci si presta aiuto a vicenda sostenendo chi è in difficoltà, ci si abitua a condividere le informazioni, si migliorano le capacità di ogni singolo componente che può, nel gruppo, trarre vantaggio dalle competenze degli altri, si impara a conoscere meglio gli altri, a capirne le esigenze e i punti di vista, si mettono in campo competenze comunicative e relazionali che facilitano la coesione del gruppo. E più il gruppo è integrato con persone diverse tra loro, cioè con esperienze, competenze, capacità varie, ma anche differenti per età, sesso, cultura, tanto più ha la possibilità di ottenere risultati migliori perché si è arricchito di valori e conoscenze che ampliano le potenzialità del gruppo così come le potenzialità di ogni singolo componente. Nel mondo del lavoro, questa competenza è considerata davvero strategica. Molte aziende ricercano sempre più spesso persone che dimostrino in modo particolare di saper agire in “squadra”. Il “team working” (come viene anche chiamato il lavoro di gruppo) viene considerato ormai una necessità per affrontare sistemi produttivi, economici e sociali sempre più complessi e competitivi e si ritiene consolidato il fatto che lavorare individualmente sia meno efficace rispetto a quando si lavora in gruppo…

(continua)

E’ sempre tempo di Coaching!

Se hai domande o riflessioni da fare ti invito a lasciare un commento a questo post: sarò felice di risponderti oppure prendi appuntamento per una  sessione di coaching gratuito

0

Aggiungi un commento