Allarme crisi: alla ricerca del se fuori e dentro la società…

 

“L’uomo è la libertà stessa…
che questa libertà finisca poi per essere spesso una libertà disperata, la quale infonde più angoscia che pienezza di essere, è un fatto con il quale l’esistenzialismo ha di convivere”

(Franco Volpi – filosofo)

Nell’ultimo periodo ci sembra che il mondo circostante vada a rotoli: crisi finanziaria, crisi ambientale, delle istituzioni, delle famiglie e anche crisi d’identità personale…

Vi è ormai in ognuno di noi un sentimento di paura misto ad uno stato d’angoscia che riguarda non solo il futuro ma si concentra su come già oggi i nostri stili di adattamento siano in grado di funzionare o meno in modo corretto nella realtà presente.

L’ansia ormai attanaglia tutto quanto, costringendoci come esseri umani nella spasmodica ricerca di noi stessi potremmo dire dell’immateriale oltre che …del materiale. L’interrogativo diviene: se la società (quella della vita liquida) va a rotoli non rispettando più le regole del vivere comune e non attribuendo più agli individui un ruolo e uno status cosa ci succederà nei prossimi anni? La percezione della profondità della crisi sta rendendo l’essere umano fragile, disorientato e sempre più spesso demotivato. Correlato a tutto ciò c’è anche un importante fattore che emerge dalla profonda crisi: il nichilismo… in molte delle sue espressioni (esistenziale, morale, politico). Emerge un ‘nichilismo’ diffuso che nasce proprio dal profondo cambiamento di una società in cui si sono persi i legami e ogni punto di riferimento, lasciando alla fine tutti senza solide basi sociali. Parlo di ‘nichilismo’, proprio perché intorno a noi vediamo sempre più persone che non si sanno orientare nella società odierna, a volte creandosi l’alibi di una crisi economica e sociale che devasta il fuori e il dentro dell’individuo… Il ‘nichilismo’ è “il vuoto che ci pervade”, il senso del nulla che sovrasta la struttura di personalità degli individui. Eppure ogni persona ha dentro di sé delle risorse che, nei momenti di difficoltà, si possono attivare per attuare strategie definite proprio dalla psicologia sociale “strategie di coping” (Lazarus,1966).

Voglio dire che è in momenti come questo di percezione della crisi che gli individui dovrebbero attivarsi e pianificare una strategia per il miglioramento della qualità della loro vita… personale e sociale. Questo spesso non avviene perché in alcuni casi si attuano delle strategie di coping errate che spingono l’individuo verso uno stato depressivo, rendendo la percezione della realtà alterata. Le persone che attraversano un fase depressiva percepiscono la realtà in maniera precaria, una realtà dove non vi è un senso e dove vi è un’incapacità di critica e di reazione. Le patologie depressive, negli ultimi anni, sono sicuramente aumentate per la costante incertezza sia sul sé che sul mondo esterno. La mancanza di strutture di personalità forti e di schemi adattivi validi con strutture mirate alla risoluzione di stressor, spingono solo a chiedersi “Cosa succederà?”, saremo o meglio “sarò in grado di superare la crisi”? Bisognerebbe invece che in questo momento le persone si educassero a valutare i veri fattori critici che stanno investendo la società e migliorare le loro capacità adattive… di fronte al ‘nichilismo’ distruttivo ognuno di noi dovrebbe sviluppare un maggior senso di unione e di gruppo e dello spirito solidale… Pensando al bisogno di educarsi mi viene facile fare riferimento ad un vecchio racconto di Schopenhauer, che forse la maggior parte delle persone ha sentito almeno una volta nella vita ma che comunque mi piace ricordare: “Una compagnia di porcospini, in una fredda giornata d’inverno, si strinsero vicini, per proteggersi, col calore reciproco, dal rimanere assiderati. Ben presto, però, sentirono le spine reciproche; il dolore li costrinse ad allontanarsi di nuovo l’uno dall’altro. Quando poi il bisogno di scaldarsi li portò di nuovo a stare insieme, si ripeté quell’altro malanno; di modo che venivano sballottati avanti e indietro tra due mali, finché non ebbero trovato una moderata distanza reciproca, che rappresentava per loro la migliore posizione.” Questa storia rappresenta un po’ quello che tutti noi stiamo vivendo, un momento di crisi sociale, personale e familiare che dovrebbe far riflettere ogni persona. Dovremmo fare come i porcospini che, non troppo vicini e non troppo lontani, sono però riusciti, insieme, ad unire le forze per superare un momento di crisi in una fredda giornata d’inverno…

E’ sempre tempo di Coaching!”

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