C’è sempre più bisogno di un welfare integrativo e integrato: pensioni e sanità…

Lo Stato si sta progressivamente ritirando dal welfare riducendo le coperture delle pensioni, se non riducendo almeno contenendo così la sua spesa, cercando, via via, di costruire un sistema integrativo finanziato direttamente dai lavoratori attraverso la previdenza complementare da affiancare così al sistema pensionistico pubblico. Analogamente prima gradualmente poi sempre più in  progressione geometrica…  il problema si è posto anche per la spesa sanitaria. Sono quindi aumentati ulteriormente i problemi sociali legati al sistema di Welfare complessivo. Già oggi numerosi cittadini e residenti rinunciano a curarsi per mancanza della possibilità di pagare i tikets per le visite e per le analisi. Quindi anche in questo caso il singolo individuo dovrà farsi carico direttamente di una quota della spesa sociale oltre che attraverso l’irpef direttamente con il suo reddito personale. Siamo così giunti alle soglie, quindi, di costruire anche un sistema di sanità integrativa da affiancare a quella pubblica.
Il perché di tutto ciò è ovvio. Guardando la situazione economica attuale diviene indispensabile pensare e costruire una nuova possibile dimensione mista del nostro welfare, infatti, bisogna tenere in considerazione almeno 4 aspetti:
A. Il sistema pensionistico divenendo sostenibile finanziariamente non lo sarà anche socialmente.
B. L’adeguatezza e il grado di copertura delle future pensioni sono tutte da verificare.
C. Non sappiamo quale sarà l’evoluzione del mercato del lavoro e con quale crescita dei redditi, se sarà o meno rinsaldata la solidarietà tra generazioni e se i giovani vorranno/potranno pagare le pensioni dei loro genitori.
D. con l’allungamento dell’età pensionabile si aumentano i rischi sanitari connessi all’attività lavorativa e questo coinvolgerà anche l’Inail.

La popolazione europea nonostante la forte ondata di immigrazione, diminuirà vistosamente dopo 2040 e già da oggi sono necessarie politiche adeguate per evitare che questo comporti effetti su crescita.

L’Italia ora è un paese con vecchi, domani forse sarà un paese solo di vecchi.

La spesa del welfare è schiacciata sulle pensioni INPS che assorbe circa il 16% del Pil.

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Si rende quindi necessario un ripensamento della sua composizione e una diversa distribuzione nei vari settori, ma essendo in un periodo di vacche magre l’unica possibilità parrebbe quella di falcidiare le pensioni retributive, dimenticando che queste pensioni erano così generose perché fra gli anni 50-70 in questo modo si sosteneva il reddito di intere famiglie e il baby pensionamento femminile era in funzione della crescita dei figli.

Anche la generosità delle pensioni di invalidità rispondeva a questa logica, specie per il Sud.

Le successive modifiche demografiche e la scomposizione dei nuclei familiari, la famiglia patriarcale versus famiglia nucleare e poi dei singles, ha reso questa forma di redistribuzione inefficace, inefficiente e troppo costosa.

La spesa del welfare e il sostegno al reddito vanno offerti dove e quando servono … più sostegno a giovani, single, tutela disoccupazione e forme di stabilizzazione, ma non può passare attraverso il dogma di “meno pensioni” per finanziarli.

Un’indagine campionaria di Mefop rivela alcuni convincimenti radicati e reali. Alla domanda: La Pensione pubblica, da sola, sarà sufficiente a coprire le necessità del pensionamento? Il 4% risponde si completamente, il 30% no, dovrò ridurre il mio tenore di vita, il 33% no, ma potrò vivere in maniera accettabile, il 32% si con qualche rinuncia, il 3% non so; Il 62% pensa che con le regole della Fornero si andrà in pensione troppo tardi. E sempre il 62% che penalizza i giovani ed infine il 67% ritiene che la riforma non era necessaria la riforma del welfare.

Le preoccupazioni dei lavoratori si sono in parte spostate. Mentre prima, unica preoccupazione era legata alla futura pensione adesso riguarda il sostentamento dei figli, l’evoluzione della vecchiaia, la tutela della salute, l’autosufficienza e altri servizi, LTC Long term care (cure di lungo periodo) , ecc. ecc..

Il welfare quindi deve tenere conto del nuovo contesto economico, caratterizzato da:
• scarse risorse pubbliche (tagli alle pensioni e alla sanità);
• modifiche del mercato del lavoro (riforma mercato lavoro e ammortizzatori sociali; flessibilità in uscita);
• riforma delle pensioni (in pensione più tardi e con rischio di arrivarci senza lavoro…);
• aumento delle aspettative di vita.

Si parla quindi sempre più della necessità di un nuovo welfare integrato che comprenda sia l’aspetto previdenziale che quello sanitario. Il welfare integrativo può essere realizzato con diversi strumenti:

                             a) Fondi pensione

      fondi pensioni                                                                                                                                                                                                                             b) Fondi sanità

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                     c) Fondi integrati

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Gli strumenti del welfare integrativo nascono in momenti diversi, i fondi pensione a fine anni 90; fondi sanitari in anni più recenti e in contesti diversi.
Questi fondi devono essere separati o si può avere uno strumento unico che copre tutti i bisogni del welfare?

In assenza di leggi specifiche, la contrattazione collettiva può svolgere un ruolo molto efficace a cominciare dalla creazione di sistemi di coordinamento tra le prestazioni offerte dai vari fondi ed intervenire in maniera efficace e concreta e con costi limitati come è il caso dell’Asdep dove tutti i dipendenti degli enti pubblici non economici (Inps, Inail ecc) ed i loro familiari a carico sono iscritti automaticamente, mentre è prevista l’adesione volontaria con onere a proprio carico per i familiari fiscalmente non a carico ed i pensionati. Ma l’estensione e l’arricchimento delle prestazioni e dei servizi, l’integrazione degli strumenti esistenti, la creazione di un fondo unico di welfare integrato offerti dai vari fondi/strumenti (pensione compl. + sanità compl.) non può che avvenire per via legislativa.

Secondo Mefop, gli effetti teorici della riforma Fornero con l’innalzamento medio dei tassi di sostituzione non rendono superflua la previdenza complementare, anzi la rafforza e pone maggiore esigenza della sanità integrata, in quanto:
– l’allungamento della vita lavorativa eleva il rischio di discontinuità lavorativa;
– l’allungamento della vita lavorativa eleva il rischio salute ed autosufficienza;
– la riforma del lavoro agirà con introduzione di strumenti di flessibilità del contratto di lavoro i cui effetti non sono oggi quantificabili;
– le riforme previdenziali determinano nuovi comportamenti sociali che possono generare squilibrio.

Le valutazioni teoriche hanno a riferimento un lavoratore “stabile” con previsioni di carriera stabili e crescenti a prescindere dall’età (anche dopo i 60 anni).

Nel nuovo welfare, secondo Mefop, il Fondo pensione è lo strumento più trasversale tra quelli utilizzabili e già in funzione per tutte le categorie e quindi il più idoneo. Su tutto questo ragionamento incombe il limite della percezione del problema.

La scarsità e discontinuità di lavoro che creano scarsità di risorse adeguate. Infatti, se la previdenza complementare finora ha coinvolto solo un quarto dei lavoratori attivi, si farà fatica a convincerli ad una duplica adesione Fondo pensione e Fondo sanitario.

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