Coronavirus: non vi pare sospetta l’esposizione mediatica del Presidente della Lombardia Fontana e dell’assessore Gallera?

L’hanno capito persino i sassi qui in Lombardia, il perché il Presidente della Regione in questo ultimo mese e mezzo, abbia volutamente cercato e avuto tanto spazio mediatico. Non c’è stato giorno in cui non sia apparso in qualche trasmissione televisiva certamente per parlare dell’andamento del virus in regione, ma nel contempo puntando ad un obiettivo preciso: d’instillare un po’ di ‘veleno’ nei confronti del Governo centrale e del Premier Conte, in modo di poter riaffermare in ogni occasione quanto invece fosse brava la sua giunta. Lascia alquanto sorpresi che Fontana e il suo assessore al Welfare possano aver dedicato così tanto del loro tempo a ‘scaldare’ in modo sempre più palese una vera e propria campagna politica: con lo scopo di creare un clima e preparare un terreno nel quale fosse possibile la spallata al governo… delegittimando ogni sua iniziativa per spianare così la strada all’amico Salvini. Piuttosto il presidente Fontana avrebbe dovuto chiarire perché nella sua regione ci fossero così pochi respiratori per le terapie intensive già prima della crisi (l’ultimo dato del 2017: 1 ogni 4.130 abitanti in Lombardia; 1 ogni 2.500 in Emilia-Romagna; 1 ogni 2.250 in Toscana, e 1 ogni 2.550 in Veneto, tutte regioni che hanno molti abitanti in meno della Regione Lombardia); e perché, la Lombardia avesse destinato alla spesa sanitaria, nel periodo 2000-2017, comprendente quindi anche le gestioni Formigoni e Maroni, una cifra inferiore alla media nazionale – 40.8 euro pro-capite contro per l’appunto una media del 44.4 – mentre regioni come: l’Emilia Romagna e la Toscana, avessero destinato esattamente il doppio collocandosi così ai primi due posti (escluse le province autonome). Così il sistema sanitario lombardo ha mostrato tutta la sua debolezza perché l’integrazione privato–pubblico alla fine si è dimostrata semplicemente, un regalo ad alcuni imprenditori lombardi in cambio di sostegno politico-finanziario. Tant’è che, voce dal sen fuggita, l’assessore al Welfare Giulio Gallera in una apparizione mediatica tra le tante dello scorso mese di Marzo si è lasciato scappare che, dal settore privato non poteva arrivare quasi nulla del necessario ausilio medico per affrontare il coronavirus, dato che di posti in terapia intensiva le strutture mediche private ne avevano ben pochi. Contemporaneamente faceva presente all’opinione pubblica in ascolto, che data la sua ventennale carriera politica, era pronto a candidarsi a Sindaco di Milano. Per finire, tra le tante iniziative politico-promozionali del duo Fontana-Gallera assunte per combattere la pandemia, quella di assegnare un incarico speciale a Bertolaso, per la realizzazione di un nuovo Ospedale all’interno degli spazi liberi della struttura della vecchia Fiera, con 500 posti per degenze intensive. Evidenziando che la Protezione Civile Nazionale, non era in grado di fornire le attrezzature tecnologiche e umane necessarie, e che grazie alla donazione di 10milioni di euro fatta da Silvio Berlusconi… il Deus ex machina Bertolaso, l’avrebbe invece realizzato in un paio di settimane. Ora il presidente Fontana avrebbe potuto evitare la kermesse dell’inaugurazione in pompa magna con servizi in tutti i notiziari televisivi sull’apertura del nosocomio della fiera già nei scorsi giorni, in quanto la struttura non è ancora attiva e l’apertura prevista per il prossimo week end, riguarda un primo modulo per 24 letti di terapia intensiva, rispetto a un regime totale di 200 posti – ma come non dovevano essere 500? – così almeno nel battage di lancio dell’iniziativa era sembrato. Vero anche il fatto di avere in ogni occasione di comunicazione alla popolazione, che Gallera, aveva illustrato, il grande sforzo compiuto dal suo staff per recuperare nelle strutture mediche già esistenti, i posti di intensiva necessari a fare in modo, che il sistema sanitario lombardo non tracollasse di fronte all’emergenza virus e alle necessità del gran numero di ricoveri che determinava. Proprio in attesa di poter scavallare i tempi necessari alla realizzazione della mega struttura ospedaliera della Fiera. E tutto questo, mentre altre regioni come l’Emilia- Romagna e il Veneto, senza altrettanto clamore, nelle passate settimane hanno creato ulteriori centinaia di posti letti in più. E invece di tutte le iniziative prese dall’Emilia-Romagna, la seconda regione più colpita dal virus. non c’è traccia mediatica e neppure si è vista la fretta di giornalisti e invitati vari appiccicarsi gli uni sugli altri, come all’inaugurazione del presidio medico di cui sopra, l’altro giorno alla fiera di Milano. E per finire, si sono ieri anche sentiti gli strilli di Fontana e Gallera all’ipotesi di portare un po’ fuori i bambini, trattandoli almeno alla stregua dei cani… Ed ecco il ‘redde rationem’ che arriva a emergenza ancora in corso e rappresenta il primo vero strappo istituzionale tra la Regione lombarda governata dal centrodestra e tanti Comuni capoluogo retti da amministrazioni di centrosinistra. Quelle che fino a pochi giorni fa erano accuse sparse e frammentate contro la gestione dell’emergenza da parte della Regione guidata dal leghista Attilio Fontana si sono trasformate in un documento ufficiale, unitario, in cui sette primi cittadini, chiedono conto di una lunga serie di presunte inadempienze e di ritardi in materia sanitaria. Tra i firmatari, oltre ai sindaci di Bergamo, Brescia e Cremona, le città più colpite dalla pandemia, c’è anche il sindaco di Milano, Beppe Sala, che fino a oggi aveva evitato scontri frontali con Fontana, riservandosi semmai una critica al modello sanitario lombardo che avrebbe “privilegiato reti ospedaliere, spesso private, rispetto alle reti territoriali”. Una cosa certa è che in Lombardia va cambiata la strategia sui tamponi. Razionalizzare i test, farli al personale sanitario e a chi lavora con il pubblico, e coinvolgere altri laboratori per fare più controlli e avere risultati più velocemente guardando ad esempio al Veneto… Ciò detto l’emergenza prosegue e ieri sera Conte ha ribadito fino a Pasquetta: “tutti in casa”, preparandoci a proseguire con tutta probabilità per ancora altro tempo… vedremo che succede nel prossimo periodo e quando verrà conclusa l’impresa in questione, nel frattempo speriamo che il virus ci lasci in vita per vedere come finirà!

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