Dialogo genitori figli: utopia o esperienza vivibile?

Si sa che… il rapporto tra i genitori e figli è spesso molto difficile e burrascoso soprattutto durante la fase dell’adolescenza. I genitori si lamentano del fatto che ogni tentativo di dialogo coi propri figli si trasformi in un litigio… e si scordano invece di interrogarsi su cosa devono e/o non devono fare secondo il punto di vista dei ragazzi perché il dialogo genitori figli non sia un’utopia ma una esperienza vivibile… Non ci piace, ma è così… La prima sensazione che i ragazzi hanno nei confronti dei genitori, specie durante l’adolescenza, è del tutto simile a un rifiuto istintivo: siamo grandi, vogliamo fare da soli, o almeno convincerci che siamo capaci di camminare con le nostre gambe. Fino a una certa età mamma e papà gli sono apparsi perfetti, sanno sempre come risolvere la situazione e li tirano spesso fuori dai guai, poi da un girono all’altro quest’alchimia si spezza. Qualunque ragazzo che frequenti le superiori saprà dirci uno (o molti) difetti dei genitori, o semplicemente ammetterà che con loro non va d’accordo o comunque non parla. In realtà è difficile che un ragazzo viva bene la sua adolescenza senza scambiare nessuna opinione con gli adulti che finora sono stati il suo riferimento, siano esse parole complici o discussioni conflittuali. Anzi, molto spesso proprio i litigi più aspri sono in realtà un modo per tentare di costruire un rapporto che non è più bambino-adulto, ma tra due persone cresciute, semplicemente perché i ragazzi sono pieni di nuove opinioni, di idee molto nette da esprimere, mentre il metodo è ancora, come dire, da affinare: le affermazioni troppo perentorie dei genitori spesso appaiono come rifiuti autoritari… di istaurare proprio il necessario dialogo. È probabile quindi che spesso la scarsa voglia di dialogare con i genitori che hanno gli adolescenti sia causata anche dall’incapacità degli adulti della famiglia di instaurare un dialogo sano con loro. Fin da bambini i figli vanno abituati a raccontare spontaneamente ciò che succede loro, a partire dai piccoli eventi quotidiani, ed è fondamentale che i genitori si dimostrino interessati. Non c’è niente di più mortificante, specie per chi deve ancora diventare grande, che vedere un adulto poco interessato alle loro opinioni, alle idee che vogliono proporci. Dall’altro lato però ci sono i genitori che sottopongono i figli a un interrogatorio continuo fin dai tempi dell’asilo: “Che hai fatto oggi? Con chi? Per quanto? Ti sei divertito?” e così via, lasciando che il malcapitato figlio risponda solo a monosillabi. È facile comprendere che questo tipo di dialogo genitori-figli risulterà sempre più una scocciatura per il ragazzo, una specie di controllo quotidiano a cui naturalmente, nella sua ansia di indipendenza, cercherà di non sottoporsi. Le risposte quindi diventeranno sempre più laconiche, e in molti casi simili a “Fatevi i cavoli vostri”. Se dovessi scrivere una guida per i genitori che vogliono trovare o riprendere il dialogo con i figli, probabilmente sarebbe composto da un’unica regola: ricordarsi che i figli, specie se adolescenti, non sono stupidi, anzi, e soprattutto odiano essere trattati come tali. Perciò ancora più controproducente dello stile “interrogatorio” e delle “affermazioni perentorie” che chiudano al dialogo… può essere il metodo “amicone”. Benché dicano il contrario i ragazzi nella maggior parte dei casi vogliono dei genitori che si comportano come tali, non degli sciocchi che giocano a fare i complici, magari usando parole o frasi che non sanno neppure come pronunciare…

“E sempre tempo di Coaching!”

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