Dilemmi: caro Pd, ancora ti chiedi se Grillo è da prendere sul serio?

Nel Pd c’è chi sostiene che sarebbe un errore chiudere definitivamente la porta al M5s. L’altra settimana, di fronte all’irresponsabilità politica e all’incapacità conclamata di “Giggino” di governare i gruppi parlamentari dei 5 stelle, veniva invocato a gran voce da una parte degli stessi, ma soprattutto da parte del Pd, un intervento chiarificatore dell’ “l’elevato”. Ovvero Il cofondatore del Movimento 5 stelle. Beppe Grillo, si precipita quindi a Roma nello scorso week end e cerca di salvare la propria creatura. Nella sua ‘disperazione’ offre ancor un’ultima possibilità a Di Maio di tessere un dialogo difficile ma utile tra questo e il Pd. Beppe Grillo ancora una volta quindi tiene in piedi Luigi Di Maio e lo spinge a mantenere in vita il Governo Conte 2 rafforzando un’alleanza strategica con il Pd, confermando al Movimento che è tempo di dar vita a un progetto comune, nonostante il feroce divisivo passato… Gli interventi tampone del padre fondatore, in questi anni non si contano più… e sempre più a stento ormai riesce a impedire il crollo verticale di una baracca che, nelle mani di Di Maio e di Casaleggio junior, appare sempre più destrutturata e fragile. La crisi del grillismo è evidente ed è stata prevedibile (e prevista). Il successo elettorale con le responsabilità di governo hanno fatto venir fuori l’amalgama mal riuscita del blocco elettorale pentastellato. Inoltre, l’incompetenza del suo gruppo dirigente si è rivelata nella sua totalità. L’incauta alleanza tramite un inedito  contratto di governo con il vorace Matteo Salvini, ha fatto il resto, permettendo al “capitano” di mangiarsi il Movimento, pezzo dopo pezzo durante il primo governo Conte. Solo l’autogol estivo del Kapò della Lega ha dato al Movimento 5 stelle la possibilità di tentare un nuovo inizio, accolto guarda un po’ con una certa malagrazia da Di Maio (che auspicava una ricucitura con la Lega e sognava se stesso Primo Ministro). Diventando invece improvvisamente, vedovo inconsolabile della destra e di Salvini… restandone soprattutto “psicologicamente” prigioniero. Gli sforzi di Grillo e diciamolo anche di Travaglio, in questi ultimi mesi, visto (le elezioni europee e  quelle  regionali) che molti elettori di destra dei 5 stelle già se ne erano andati con il capo della Lega… nel tentativo d’ipotizzare che quelli rimasti fossero in gran parte “nativi” 5 stelle o elettori di sinistra giunti al grillismo per protesta verso la leadership renziana del Pd e la sinistra di “pura testimonianza” dei partitini; hanno colto l’occasione di questa situazione per tanti aspetti disperata, di condurre Di Maio e gli altri a fare di necessità virtù e restare al governo cambiando il partner di maggioranza. “Orfani della Lega, mettiamoci con il Pd!” Le successive mosse di Renzi, uscito subito dal Pd, dopo aver “brigato” con l’ennesima capovolta politica per la nascita del Conte 2, formando un nuovo e personale partito, ha sicuramente spaventando “tutti” e ha lasciato la leadership dei 5 stelle attonita… costringendola ad incatenarsi alla rendita di posizione (il 32% acquisito il 4 marzo 2018), ma andata via via ad essere sempre più ridotta e garantita sola dalla esistenza del governo Conte 2 passando la leadership del movimento di fatto al Primo Ministro. E Conte ha accentuato subito questo fatto, sperando di poter spostare il Movimento su contenuti economici e prospettive politici di un’alleanza organica tra quel che resta dei 5 stelle e del Pd. Depauperati entrambi: da una parte dell’elettorato i primi e dalle ulteriori uscite di parlamentari e senatori i secondi… Sperando quindi solo nello “stellone” italico. Di Maio e Renzi, subito si mettevano a picconare la maggioranza di Governo proprio sulla manovra economica, nel tentativo di “sbalzare” Conte da Primo Ministro… nel reiterato quanto insano tentativo l’uno di diventare lui il Premier del Governo e il Secondo di “uccidere” definitivamente il Pd a suo favore mandando Zingaretti e la sinistra definitivamente a casa. Per diventare “centrale” e essere l’ago della bilancia di un mutato panorama politico italiano. Che “galantuomo” questo Renzi. Abituato a fare i conti senza l’oste anzi a “prosciugarne” le botti che stanno in cantina. Alla fine solo in due, Beppe Grillo aiutato da Marco Travaglio e dal suo Fatto Quotidiano, hanno cercato di far quadrare il cerchio spingendo quel che resta del Movimento a sinistra in una solida alleanza con il Pd soprattutto riaffermando l’opposizione a Matteo Salvini e alla sua richiesta di “pieni poteri”. A sinistra la discussione sui 5 stelle non era mai di fatto terminata, anche se sarebbe più opportuno dire che non era mai veramente iniziata. L’unico punto di analisi che i leader di sinistra più dialoganti tenevano in mano era la presenza nel grillismo di una base elettorale popolare con molti contatti con il vecchio popolo della sinistra… Osservazione intelligente ma culturalmente poverissima. Hanno ignorato invece del tutto, l’aspetto programmatico che sorreggeva questo Movimento: la sua logica antipartitica, il suo rifiuto della democrazia rappresentativa, la sua predilezione per il “putinismo” (cosa in comune con Lega di  Salvini), l’amore per la decrescita infelice con la distruzione di fabbriche, come si è visto con l’atteggiamento tenuto sull’Ilva di Taranto e di fatto anche su Alitalia. Insomma, ammessa la presenza di popolo nei 5 stelle, peraltro espressione politica del potere giudiziario, questa non ha fatto e non fa sorgere automaticamente alcuna piattaforma comune tra la sinistra, e i 5stelle, ancorché tanto azzardata possa essere… In più Di Maio anch’esso preda di un “narcisismo” malato… non riesce ad accettare un suo profilo politico più defilato in quanto di fatto subordinato alla leadership di Conte, che considera  una sua “creatura… sta lì perché ce lo messo io!”  E ora la situazione, nonostante l’intervento di Grillo, non è cambiata. Il popolo 5 stelle in gran parte se ne è già andato, le posizioni più ‘indefinibili’ nel movimento restano flebili e confuse… i gruppi parlamentari, non sono in grado di far si che,  quel che resta della realtà dei 5 stelle apra un dialogo in profondità con la sinistra, a partire dal suo Capo Politico, sempre più spaventato e preoccupato di se e del suo personale destino. Il dilemma resta: accettare o rifiutare questa opzione strategica e la prospettiva che ne consegue? Se pur, fosse un errore rifiutare… in quanto è evidente che lasciati da soli i 5 stelle moriranno nel giro di una o due tornate elettorali… non c’è nessuna certezza su dove finiranno quei voti. E, sembra difficile immaginare che, sic et simpliciter, tornino o vengano per la prima volta a sinistra. Perché questo “miracolo” si compia è necessario un atteggiamento con i 5 stelle che li sfidi sui programmi nel quadro di una ipotesi di alleanza non più solo anti-salviniana. È necessario che il gruppo dirigente del Pd legga meno i giornali e i post sui social dei più noti giornalisti dell’Espresso-Repubblica o di quelli, i cerchiobottisti, che da anni inseguono la chimera di una netta formazione destra-sinistra che forse da noi non c’è mai stata e che forse da noi …mai ci sarà. La sinistra quindi deve avere una propria strategia che significa chiedere un dialogo sulla base di punti irrinunciabili sia di carattere politico-istituzionale sia di carattere programmatico. Non c’è niente da inventare. Ci sono in tutti i documenti e in tutte le interviste che i leader del Pd o affini hanno fatto in questi due anni. Servirebbe solo comportarsi da partito serio e seriamente prendere in parola, per la prima volta, Beppe Grillo. La sua disperazione nel tentativo finale di salvare il Movimento consegnandogli la possibilità di un dialogo difficile ma, se fatto con serietà, molto utile all’esistenza del Movimento. Ma perché ciò accada, l’uomo 5 stelle non può essere Luigi Di Maio e meno che meno Alessandro Di Battista, non lo sono mai stati, non lo possono certo essere oggi in una situazione complicatissima, sono ormai totalmente inaffidabili. In più c’è ancora Matteo Renzi sempre più “involuto e contorto” finito in queste ore sotto attacco diretto della magistratura che indaga su i finanziamenti di Open la ‘Fondazione cassaforte’ del renzismo. D’altronde Renzi come più volte a mostrato in questi anni è un altro personaggio alquanto inaffidabile…  Nessuno di questi giovani signori vuole una vera alleanza a sinistra. Anzi sono tutti nemici giurati del Pd.  E così facendo aiutono il gioco di Salvini. Quindi che fare? Restano solo le elezioni il prima possibile, Con la speranza che le piazze che si sono e vanno riempiendosi di “sardine” sappiano all’occasione riempire anche le urne con un voto popolare fortemente civico, che svuoti  la non politica  dei populisti e dei sovranisti,  rivelatesi ormai per quel che sono… ridando respiro ad una politica che guardi soprattutto  al  bene comune degli italiani…

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