Dove si vive meglio? Regioni italiane ed europee a confronto…

 

 

Se le regioni italiane non brillano sotto vari profili, primo tra tutti l’istruzione, molte ottengono buoni risultati per salute, sicurezza e impegno civico

Negli ultimi anni si è rafforzata la consapevolezza che la misurazione del benessere non può essere confinata alla sola dimensione economica. È necessario affiancarle altri aspetti ugualmente rilevanti come istruzione, salute, sicurezza, condizioni abitative.

Nelle analisi territoriali è utile fare riferimento a un concetto multiforme di benessere, che permette da un lato di valutare le aree dove si vive meglio, e dall’altro offre ai decisori locali e nazionali un quadro informativo più dettagliato in base al quale orientare le proprie scelte. Istruzione, lavoro, reddito, sicurezza, salute, ambiente, impegno civico, accessibilità alle nuove tecnologie, condizioni abitative, e, dal giugno scorso, anche reti sociali e soddisfazione di vita sono gli ambiti in base ai quali l’OCSE delinea il livello di benessere per quasi 400 regioni.

Sulla base di queste informazioni le performance delle regioni italiane sono state confrontate con quelle francesi, tedesche, spagnole e britanniche. Il confronto è stato condotto per gli 11 comparti di analisi sopra citati, arrivando poi alla costruzione di un indice composito medio.

Il livello di benessere delle regioni italiane, misurato dall’indicatore sintetico, è relativamente deludente: tra le 90 aree considerate, solo le due province autonome di Trento e Bolzano si collocano nella parte alta della graduatoria, mentre Campania, Calabria e Sicilia occupano gli ultimi tre posti. Poco cambia se dall’indicatore sintetico si escludono le due misure di benessere basate su valutazioni soggettive (reti sociali e soddisfazione di vita): solo tre regioni si aggiungono a Trento e Bolzano con un alto livello dell’indicatore (Marche, Emilia Romagna e Toscana).

Un quadro più eterogeneo emerge dalle performance ottenute nei singoli ambiti di analisi. Nell’istruzione le regioni italiane mostrano performance inferiori alla media, assieme a quelle spagnole; anche l’accessibilità alle nuove tecnologie, misurata dalla percentuale di famiglie con una connessione a banda larga, è relativamente modesta, con risultati migliori solo in Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Bolzano e Trento. Pur con tutti i caveat delle valutazioni soggettive, quasi tutte le regioni italiane sono caratterizzate da relazioni sociali deboli e un grado di soddisfazione della vita basso.

Ma non ci sono solo cattive notizie: sotto alcuni profili di benessere, molte regioni italiane si collocano su livelli elevati. Nella salute, valutata in base alle aspettative di vita e al tasso di mortalità, ad esempio, solo Sicilia e Campania faticano nella graduatoria internazionale. Anche il livello di sicurezza, sempre misurato da un parametro oggettivo, è relativamente elevato in molte aree del paese, sebbene al Sud (Sicilia e Calabria in particolare) i risultati siano ancora molto deludenti. Buone performance in termini di impegno civico, misurato dalla partecipazione al voto elettorale: il posizionamento delle regioni italiane nella classifica internazionale è generalmente elevato (ad esclusione di Campania, Basilicata, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna), con le performance migliori a Bolzano, in Emilia-Romagna e Veneto.

Secondo una valutazione sintetica del benessere a livello territoriale, dunque, l’Italia fa peggio dei principali paesi europei. Non mancano le eccellenze regionali nei singoli ambiti di analisi, ma il regionale divide si conferma un ostacolo allo sviluppo economico del paese.

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