Fondi pensione, conti amari per giovani e precari…

Giovani e precari, due categorie che sul fronte pensionistico coincidono nella stragrande maggioranza dei casi: per loro la coperta della pensione pubblica sarà sempre più stretta. E, in parallelo, diventerà sempre più pressante l’esigenza d’integrarla con una pensione di scorta. slide_2La progressione sarà inesorabile sia per quanto riguarda il quanto, cioè l’importo dell’assegno, sia per il quando della pensione, che si avrà dopo una vita lavorativa sempre più lunga. Così, per esempio, a fronte di un ultimo stipendio prima della pensione di duemila euro netti al mese, un dipendente sessantaduenne staccherà a 67 anni e un mese con un assegno di 1.700 euro, se ha avuto una carriera continua, e di 1.181 (il 31% in meno) se invece ha avuto dei buchi contributivi. Un 53enne andrà in pensione un anno dopo, a 68 anni e un mese, e avrà 1.615 euro nel primo caso e 1.106 nel secondo.Le prospettive sono decisamente nere per un ventunenne che oggi comincia a lavorare: perdurando l’attuale dinamica di crescita dell’aspettativa di vita, staccherà a 71 anni e mezzo (dopo 46 anni di lavoro!) e avrà una pensione di 1.424 euro con una carriera continua, e 905 se quest’ultima sarà invece inframmezzata da sospensioni contributive. Nel caso di un lavoratore autonomo, poi, le cifre della pensione saranno ancora più basse. La legge di Bilancio, che nelle prossime settimane comincerà il proprio cammino parlamentare, s’incentra sulle esigenze di consentire un minimo di flessibilità nell’uscita dal mondo del lavoro, dopo la rigidità introdotta dalla riforma Monti-Fornero, e ridurre il carico fiscale sui pensionati, che negli ultimi tempi hanno subito una forte perdita del potere d’acquisto. Sul primo fronte con l’Ape (anticipo pensione), sul secondo con l’ampliamento della no tax area. Le elaborazioni realizzate in esclusiva per Corriere Economia da Progetica, società indipendente di consulenza in pianificazione finanziaria e previdenziale, mostrano però come siano drammatiche le prospettive pensionistiche dei giovani e, quindi, come vada rapidamente affrontato anche il tema di un decollo su larga scala della previdenza integrativa. pensionenuovo Il sistema ha offerto ottimi rendimenti nel lungo e nel breve periodo, pur in uno scenario di tassi d’interesse rasoterra. «Nelle simulazioni è stato ipotizzato da una parte una carriera continua, dai 25 anni in poi — spiega lo studio di Progetica — Con il passare delle generazioni, i diversi sistemi di calcolo, contributivo e misto, l’andamento del Pil passato e l’allungamento della speranza di vita portano a un progressivo abbassamento della pensione». La seconda simulazione riguarda invece i precari. «ipotizzando un inizio dell’attività lavorativa a trent’anni, cinque anni dopo il primo esempio — dice lo studio già citato — con un’interruzione lavorativa di un anno che si ripete per tre volte a trenta, quaranta e cinquanta e una vita lavorativa che si conclude a sessant’anni. Gli esiti sull’assegno pensionistico sono pesanti, una pensione inferiore di oltre il 30% rispetto a quella che a parità di condizioni si otterrebbe con una carriera continua. Nel sistema contributivo, infatti, meno si versa e minore sarà la pensione». Per giovani e precari, quindi, l’unico modo per evitare un futuro da pensionato povero sarà affiancare una previdenza integrativa a quella pubblica, destinata a offrire un assegno sempre più basso. Per contenere il sacrificio economico bisognerà accettare un minimo grado di rischio (tanto più nel caso dei giovani, che davanti a sé hanno un lungo orizzonte temporale) e partire appena possibile. «Per raggiungere l’obiettivo di una pensione integrativa pari a cento euro netti al mese —dice sempre lo studio di Progetica —, chi opta per una linea d’investimento a medio rischio, come una bilanciata, a seconda degli orizzonti temporali potrà versare dal 5% in meno per un sessantaduenne al 38% per un ventunenne. previdenza-complementare-1Per il primo, il versamento mensile può andare dai 484 euro di una linea a basso rischio ai 461 di una bilanciata; per il giovane, invece, si va dai 34 euro della prima ai 21 della seconda. Per chi è a meno di quindici-vent’anni dalla pensione, il versamento può essere superiore ai cento euro fissati come obiettivo perché il periodo di accumulo è inferiore rispetto a quello per cui, in base all’aspettativa di vita, la pensione sarà percepita». Il secondo alleato della previdenza integrativa è il tempo. «Prima ci si pensa, meglio è. Più lungo è il periodo, maggiori saranno i risultati della capitalizzazione composta delle somme versate. Fermo restando l’obiettivo di una pensione integrativa pari a cento euro al mese, le simulazioni mostrano il costo di ritardare di tre anni l’inizio del versamento nel fondo pensione e il beneficio che deriva dall’averlo cominciato tre anni prima».

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