Governo: Convocati gli Stati Generali. Non dobbiamo abituarci all’assurdo politico di una mancanza d’alternativa al governo Conte…

Dovremmo averlo ormai capito, che il rischio dello scontro tra populisti di governo e di opposizione è l’assuefazione. Di conseguenza, rispetto alle vicende politiche italiane, c’è ormai una naturale tendenza a convivere con il grottesco, addirittura scenderci a patti, fino al punto di non distinguerlo più dalla normalità. Il rischio più insidioso dell’attuale fase politica, caratterizzata dallo scontro tra populisti al governo e populisti all’opposizione, più ancora che l’incanaglimento del clima del confronto, è proprio l’assuefazione. Rischio evidente, sul piano fattuale, se guardiamo a come l’opinione pubblica di sinistra si è già serenamente abituata a convivere con tutti i provvedimenti bandiera del precedente governo gialloverde. O quello di far apparire l’idea di offrire a qualche centinaio di migliaia di immigrati sei mesi di permesso di soggiorno per continuare a raccogliere i nostri pomodori o badare ai nostri anziani o fare le colf nelle nostre case, in  piena pandemia, come una specie di soluzione rivoluzionaria all’organico lavoro nero nelle ricordate attività. E detta assuefazione si mostra ancor più marcatamente quando ci si accorge che la regolarizzazione non avviene. Sono solo 9500 gli immigranti per i quali è stata fatta richiesta di regolarizzazione. Nessuno si chiede il perché di questo flop? Persino la Ministra Bellanova la principale protagonista politica del citato decreto, interpellata risponde: “Nessun flop. Anche una sola persona strappata al lavoro nero per me sarà un successo”. Per tè forse. Ma per loro… i soggetti interessati non di certo. Non è  solo una questione di principio, si tratta di condizioni materiali di lavoro e di retribuzione… di esistenza e di vita di migliaia di persone al limite della dignità umana. Spesso ridotti alla condizione di schiavitù. E allora, perché così poche le richieste di sanatoria di questa situazione? La previsione parlava di ben 500.000 immigrati da regolarizzare. I datori di lavoro chiamati a regolarizzarli devono pagare 500 euro cada lavoratore per procedere alla loro regolarizzazione. E preferiscono questi nostri nostrani ‘imprenditori’ lasciarli più convenientemente per loro, nelle condizioni di veri e propri “schiavi”. Ministra, ma perché non lo dici chiaramente? Con tutta la retorica sull’esser stata bracciante agricola e sindacalista… che ci è stata propinata propagandisticamente dal tuo capo politico, il semper verde Matteo Renzi, per dimostrare la valenza dell’azione politica di Italia viva e… …  Vabbè mi placo. Non vorrei esagerare e dare l’impressione che fosse per un fatto personale… che scrivo tutto ciò.  Ma  tornando a noi, sul piano generale… non vi sembra che ci siamo tutti quanti assuefatti a questo modo di far politica che non vede mai un reale impegno politico e un’assunzione di responsabilità per far si che le cose finiscano per il meglio?! Grandi annunci, grandi passerelle mediatiche… e i risultati? Alla fine non contano poi tanto… l’importante è aver fatto audience al momento dell’annuncio del provvedimento, qualcuno ricorderà e voterà… così arriverà qualche voto in più, almeno così si spera.  Quello che dovrebbe preoccuparci maggiormente è forse proprio questo piano politico-culturale, linguistico, persino estetico della politica. Un problema fondamentale, che condividiamo con gli Stati Uniti di Donald Trump e con la Gran Bretagna di Boris Johnson, ovvero la naturale tendenza a convivere con l’assurdo che ci circonda, a scenderci a patti, persino a introiettarlo, fino a non distinguerlo più dalla normalità. Il primo governo Conte aveva perlomeno il carattere della novità. Allora, se non altro, era ancora possibile dirsi stupiti di una sottosegretaria all’Economia come Laura Castelli, che il 27 dicembre 2018 difendeva l’orrenda scelta di aumentare la tassazione sul terzo settore dichiarando: «Noi tassiamo i profitti delle no profit, mica tassiamo i soldi della beneficenza». I profitti delle no profit, testuale. Nel secondo governo Conte Laura Castelli è stata promossa viceministro all’Economia e nessuno ci ha trovato niente di strano. Nel tentativo di contrastare la tremenda pressione dell’abitudine, con l’aiuto di appunti e articoli di allora, posso ricostruire i principali temi al centro del dibattito ai tempi del primo governo Conte. In rapida rassegna: opportunità e svantaggi della candidatura di Lino Banfi all’Unesco, avanzata dal vicepremier Luigi Di Maio; stabilità emotiva e prestanza fisica del presidente della Repubblica francese, a giudizio del sottosegretario agli Affari esteri, Manlio Di Stefano, affetto dalla «sindrome del pene piccolo» (post su Facebook, 26 gennaio 2019); origini storiche e conseguenze internazionali dell’adozione del franco Cfa (o franco coloniale) in Gabon, Ciad, Guinea equatoriale e una decina di altri paesi africani; ruolo politico e influenza economica, secondo il sottosegretario per gli Affari europei, Luciano Barra Caracciolo, dei «criceti di Satana», i quali «col loro globalismo irenico promuovono il tribalismo malthusiano omicida mirando a pulizie etniche su scala mondiale per assecondare i bisogni edonistici di élite sociopatiche» (tweet del 23 dicembre 2018); l’articolo 25 del decreto Genova, intitolato «definizione delle procedure di condono», e se esso potesse essere definito un condono. Senza dimenticare, naturalmente, l’Italia alla vigilia di un «nuovo boom economico, come negli anni Sessanta» divinata da Luigi Di Maio l’11 gennaio 2018. Va detto che anche allora, quando Di Maio si domandava se per lo sviluppo della Guinea equatoriale sarebbe stato meglio un regime monetario a cambi flessibili o a cambi fissi, l’accusa che riceveva dall’opposizione di Fratelli d’Italia non era di occuparsi del sistema monetario della Guinea nel tempo in cui avrebbe dovuto occuparsi dello sviluppo industriale dell’Italia, ma di aver rubato l’idea a loro. La differenza, non da poco, è che allora esisteva però anche un’altra opposizione, quella del Partito democratico, che aveva almeno la forza di definire assurdo l’assurdo e ridicolo il ridicolo. Oggi, sfortunatamente, il Pd andato al governo con Conte e i 5stelle è venuto meno persino a questa minima, eppure essenziale, funzione segnaletica. Così gli italiani sono rimasti soli di fronte all’abisso di questo modo di far politica. E anche i pochi che non vogliono rassegnarsi a scendere nel gorgo di un assurdo mutismo, faticano a trovare le parole. Un esempio: il tedesco possiede termini come Fremdschämen, la «vergogna per gli altri», quella che si prova di fronte alle inadeguatezze altrui; Weltschmerz, il «dolore del mondo», quello che ci sovviene all’improvviso, ad esempio, leggendo Leopardi; Fernweh, la «nostalgia della lontananza», che era forse il sentimento risonante al fondo di quella famosa frase di Rimbaud: «La vita è altrove». A noi servirebbe un’originale combinazione di tutti questi termini – una sorta di Fremd-Welt-Fern-schämen-schmerz-weh – per descrivere quell’impasto di vergogna per gli altri ma anche per noi stessi, un mix d’ilarità e depressione, ma soprattutto una straziante nostalgia di qualunque altro tempo e luogo, che ci coglie leggendo, ad esempio, una dichiarazione come la seguente: «Nel corso del lungo colloquio privato abbiamo richiamato il rispettivo impegno che stiamo portando avanti per realizzare, ciascuno nell’ambito delle proprie competenze, un ampio disegno riformatore della comunità in cui operiamo» (15 dicembre 2018 – post sulla pagina facebook di Giuseppe Conte con cui il premier commenta il suo incontro con Papa Francesco). Per non ricordare ancora una volta il suo increscioso discorso celebrativo dell’8 settembre 2018. Forse l’unico modo per resistere all’omologazione, alla pressione sociale che ci spinge irresistibilmente verso l’accettazione del grottesco come nuova normalità, come lessico condiviso, come unica lingua comune possibile, sta nell’ostinato lavoro di documentazione di ogni sua manifestazione, nello sforzo incessante di segnalarne ogni emersione, senza mai smettere di denunciarlo come tale. Forse bisognerebbe stilare una classifica, e tenerla costantemente aggiornata. Naturalmente non si tratta solo di Giuseppe Conte, e nemmeno, onestamente, soltanto del Movimento 5 stelle. Giacché  con le dichiarazioni del ministro Francesco Boccia si potrebbe riempire un’intera hit parade, dalle parole contro le imprese «annebbiate dal dio denaro» al suo indimenticabile appello: «Chiedo alla comunità scientifica, senza polemica, di darci certezze inconfutabili» (doppietta messa a segno nella stessa intervista al Corriere della sera del 13 aprile 2020). E poi la vibrante invettiva all’Aria che tira: «Se un ragazzo, senza linee guida Inail, è un dipendente di un bar e porta un caffè su una panchina, sta commettendo un reato» (6 maggio 2020).  Non proseguirò oltre con tutti gli esempi che si potrebbero trarre dalle quotidiane passate dichiarazioni di Danilo Toninelli, Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista. O di quasi tutti gli esponenti della Lega e di Fratelli d’Italia. E ormai, come si è visto, anche di buona parte del Partito democratico. Kafkiana questa vicenda degli Stati Generali convocati da Conte, senza dire nulla ai partiti della sua maggioranza, intrecciatosi mediaticamente con la consegna del “Piano Colau” finalmente arrivato, ma forse già non più necessario- I tecnici come i virologi dopo l’uso si gettano. Non servono più, a decidere cosa fare nel post pandemia (ricordiamocelo che è ancora in corso) deve essere solo la politica. Ed ecco all’improvviso l’annuncio della convocazione degli Stati generali (ma per far che cosa?) che ha visto adombrarsi pressoché l’intero gruppo dirigente del Pd. Ancora una volta snobbato e non considerato identitariamente rispetto ai 5stelle e al loro caos identitario e istituzionale…  che resta ancora impastato di no vax, no Mes, no alleanza organica con il Pd, ecc. ecc.. Tanto da render ilare il commento di Matteo Renzi: “ho smesso io di criticare Conte adesso comincia il Pd”. Solo un po’ di maretta già rientrata, ma senza però aver chiarito nulla. D’altronde proprio per dire di Zingaretti: ”non ci sono maggioranze alternative a questa…”. Non proseguirò in questa critica. Non lo farò perché questo duro compito ha una evidente controindicazione. L’esposizione prolungata a un ambiente in cui sia stato sospeso il principio di non contraddizione è l’equivalente psicologico di un’esercitazione in assenza di gravità: è vi assicuro un’esperienza estrema, che non può essere portata avanti senza un opportuno allenamento e comunque non oltre un certo limite. Per quanto possa/possiamo aggrapparci al filo della nostra razionalità, la tempesta di deprimenti assurdità a cui siamo costantemente esposti rende necessario il contributo di tutti. Come si dice? Un po’ per uno, non fa male a nessuno…

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