Governo: Draghi le Regioni “trascurano i loro anziani”, forte tensione tra governo e regioni. Zaia alza il tono di voce per difendere una autonomia che vuole assoluta…

Le Regioni hanno chiesto a Mario Draghi un «confronto urgente» sul piano vaccini. E il governo ha convocato i presidenti per lunedì pomeriggio. L’osservazione del Presidente del Consiglio sulla campagna vaccinale nei territori che ha puntato il dito contro le differenze tra Regioni sulle somministrazioni delle dosi: “sono difficili da accettare”. Il richiamo a seguire “le priorità del piano nazionale”, in particolare per quel che riguarda la protezione degli “anziani trascurati in favore di gruppi (lobby) che vantano priorità probabilmente in base a qualche loro forza contrattuale”, non è piaciuto affatto. E nella Conferenza Stato-Regioni di ieri i toni sono stati accesi. Dopo le critiche di Draghi, il presidente del Veneto Zaia spiega al Corriere che il cambio delle regole sulle date di nascita di chi doveva essere vaccinato e l’aggiunta degli insegnanti sono arrivati da Roma. L’esecutivo, quindi ha convocato i governatori, mentre stanno per iniziare le ispezioni della task force del Commissario Straordinario Generale Figliuolo… «Una dichiarazione isolata non significa una critica serrata alle Regioni», dice il presidente della Regione Veneto al Corriere. «Ma il fatto è che in questi giorni sentiamo una costellazione di dichiarazioni contro le Regioni. Noi oggi festeggiamo i 1.600 anni di Venezia, il sentir dire che è meglio centralizzare… beh, mi sembra una corrente di pensiero medievale, fuori dalla storia e fuori dalla Costituzione». Zaia, fa’ finta di scordarsi che lui e la Liga Veneta confluita nella Lega hanno da sempre espresso logiche “separatiste” governando spesso come se il Veneto fosse una stato nello stato, e dà così sfogo alla sua suscettibilità, rifiutando ogni critica, tant’è che sbaglia a citare il medioevo come esempio di un centralismo statale, accusando altresì il Governo Draghi di non conoscere la Costituzione… I presidenti delle Regioni hanno chiesto di parlare con Curcio e Figliuolo, che stanno per iniziare le ispezioni in tutte le regioni d’Italia per monitorare come sta procedendo la campagna vaccinale. A partire proprio dalle regioni rimaste più indietro. Ma Zaia chiede al governo di tirare fuori i nomi delle amministrazioni che hanno seguito regole diverse da quelle indicate: «Siccome il piano nazionale lo devono seguire tutti, non sarebbe male sapere quali siano le regioni che hanno vaccinato le persone sbagliate». Però, aggiunge, «la differenza tra noi e Roma è una e sostanziale: noi siamo a bordo campo e abbiamo gli ammalati. Chi a Roma parla male dell’autonomia è in tribuna e non ha le responsabilità che abbiamo noi». Per prima cosa, dice Zaia, «bisogna avere i vaccini. In secondo luogo, occorre che le Regioni non si trovino sulle montagne russe con ordini e contrordini come invece è accaduto, e poi occorre avere il personale che fa le vaccinazioni. Da questo punto di vista, io dico: chi vuole, venga da noi a vedere. Però, se sono state cambiate le date di nascita di chi doveva essere vaccinato e poi sono stati aggiunti gli insegnanti, non è colpa delle Regioni». Come al solito siamo ancora una volta al paradosso di una rivendicazione d’indipendenza della Regione veneta. La Conferenza Stato-Regioni di ieri è stata accesa. Zaia, Fedriga, Marsilio, Moratti, Toti e Fugatti hanno protestato per le critiche arrivate da Draghi. Lunedì ora si aspetta un incontro chiarificatore con il governo. «In molti hanno sottolineato ciò che ci ha reso il lavoro di vaccinare più difficile», racconta Zaia. «Abbiamo dovuto stornare degli anziani, poi delle scuole… Se poi c’è qualcuno che si è comportato male, nome e cognome: perché si sappia, ma anche perché possa dire la sua». Il presidente del Veneto precisa: «Io ho sempre avuto un rapporto di leale collaborazione con chiunque ci fosse al governo. Però, deve essere un accordo tra gentiluomini, certe dichiarazioni di quest’ultimo periodo non si possono sentire. Peraltro, noi veneti un ritorno al centralismo non lo accetteremmo mai. Se serve, siamo pronti a un altro referendum». Alla faccia dell’unità nazionale motivo principale per cui è nato il governo Draghi e la Lega fa parte della maggioranza dello stesso. Nel nuovo piano vaccinale veneto, annuncia il governatore, «ciascuno saprà, sulla base della sua data di nascita, quando potrà andare a farsi vaccinare nel luogo più vicino a casa». La sperimentazione parte domenica in provincia di Treviso. «Chi è residente nella provincia ed è nato nel 1936, poco meno di 5.000 persone, potrà andare nel punto vaccinale più vicino. Sapendo che ogni mese ha la sua ora: chi è nato in gennaio alle 8 del mattino, chi in febbraio alle 9, chi in marzo alle 10… E così, via via, fino a chi è nato in dicembre, alle 20. Oltre all’inoculazione, le persone riceveranno il certificato di avvenuta vaccinazione e l’appuntamento per la seconda dose. Il tutto, con una “modalità di ingaggio” assolutamente meno dispendiosa e che evita i problemi degli appuntamenti telematici». Certo, «all’inizio non sarà una passeggiata. Come riteneva Michelangelo che fossero più nobili le arti del togliere, come la scultura, che quelle del mettere, come la pittura. Lui sosteneva che il blocco di marmo contiene già l’opera che verrà realizzata e che quindi allo scultore non resti che togliere il superfluo, facendo così affiorare la statua di marmo. Per fare la Pietà bisogna togliere tutto il marmo che c’è in più. Il nostro blocco è buono, si tratterà di affinare il sistema, ma se funziona è la chiave di volta per tutti gli altri vaccini». È un metodo «rivoluzionario», assicura Zaia. E così dicendo da forza al “venticello della delegittimazione” di cui è già fatto oggetto il Governo Draghi in carica da 5 settimane, ma al quale viene rimproverato, proprio da certi ambienti, di avere “militarizzato” la crisi mettendo a rischio la democrazia. La prova provata sarebbe la nomina del Capo della Polizia alla guida dei servizi segreti e di un generale a capo del piano di vaccinazione, a complemento di una storia personale del leader vissuta nei templi della grande finanza. Si rinnova la contraddizione di sempre: da una parte un Paese sprofondato in una palude di immobilismo, prigioniero di una consociazione oligarchica esistente nei partiti; dall’altro le spinte ai cambiamenti che rompono questo groviglio di interessi e cercano di ridare vita ad una democrazia governate. Dichiarazioni ‘furenti’, quelle di Zaia, nel tentativo di far ulteriore fumo e mettere le “mani avanti” rispetto ad un sempre più evinecessario resembleman dei poteri dello Stato e delle Regioni in materia di Sanità e non solo… fumo per gli occhi degli italiani che però hanno ormai capito che 21 sanità regionali, non fanno un servizio sanitario nazionale, con le conseguenze che sono davanti gli occhi di tutti… mentre anche Salvini, ricomincia a sproloquiare: “impensabile tenere chiuso tutto ad Aprile!” Ma che gioco è?

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