Governo: due minoranze e nessuna maggioranza…

E’ il leader di Italia Viva a dirlo… nel tentativo di tenere sotto scacco il Governo dicendo che è il Premier Conte a tenere sotto ricatto il Paese… «A chi vuole procedere senza di noi suggerirei più prudenza». E sul premier Conte: «Tiene in ostaggio il Senato», per lui «prima viene il suo destino, poi il bene comune.» Non so voi, ma di fronte a tale dire: “a me… vien da ridere, per non piangere” «Non era un match tra due ego», ma allora che era? «Un confronto politico sul futuro del Paese». Il leader di Italia Viva Matteo Renzi descrive così in un’intervista ad Avvenire – il confronto avuto in Senato con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Lo confesso: “adesso non trattengo più le lacrime”. E ora che succede? «Lo spettacolo allestito in parlamento dalla politica italiana – mentre la gente si interroga desolata su quel che succederà dei vaccini e della nostra già disastrata economia – è a dir poco indecoroso. Uno show triste che l’Italia non merita. I Cinque Stelle sono passati dall’“uno vale uno” all’“uno vale l’altro”. Il Pd, oramai immobile, rinuncia a ogni connotazione riformista. Chiedo a Conte: non telefonare ai senatori, telefona a Pfizer per sapere perché hanno ridotto i vaccini». E’ sempre Renzi che parla. Cosa dite? “Sì, probabile. Ci prende per il culo!!!” Con la solita sfrontatezza alla domanda, perché una crisi adesso? Risponde: «Adesso si decide il destino dei fondi europei. Adesso si decide il rientro a scuola. Adesso possiamo salvare decine di migliaia di posti di lavoro. Adesso si fa il piano di vaccinazione. Di queste cose la politica deve occuparsi e se non lo fa è colpevole». Renzi aggiunge: «Un maggiore coraggio del Pd sarebbe ancora importante». E soprattutto tiene ancora la porta aperta: «Noi ci siamo. Ancora ieri abbiamo votato lo scostamento di bilancio in Senato. Dipende dal governo, non da noi. Noi facciamo e faremo la nostra parte». Il problema ora è la governabilità: in quasi tutte le commissioni non c’è maggioranza. «Anche per questo suggerisco più prudenza a chi vuole fare senza di noi», aggiunge Renzi. «Senza Italia Viva non c’è maggioranza nemmeno nelle commissioni». Anzi, ribadisce l’ex premier: «Non c’è una maggioranza. Non esiste. Dal voto in Senato sono uscite due minoranze e nessuna maggioranza, il fatto che Conte continui a far finta di nulla pur di non lasciare lo scranno non mi spaventa, mi dispiace. Soprattutto per lui». Dichiarazioni da vera “màmmola.” Ma come, non è stato Renzi ad aprire la crisi ritirando Ministre e Sottosegretario? E Allora? Ma veramente pensava che 5stelle e Pd mandassero a casa Conte e uno dei due partiti esprimesse secondo il suo volere,un nuovo Premier (chi? Di Maio, Zingaretti o Franceschini) con il quale continuare a giocare al gatto e al topo? Francamente mi pare fantascienza! E allora qual è l’obiettivo vero di “Matteo 2 la vendetta?” Certo quello di far fuori il Premier Giuseppe Conte, ma l’obiettivo più “grosso” resta quello di sempre ed è il Pd. Puntare alla sua destabilizzazione e attraverso questa svuotarne ulteriormente le fila per irrobustire quelle della sua personalissima formazione politica. In altre parole, continuare a creare problemi al Pd, nel tentativo di logorarlo e disgregarlo ulteriormente, giocando sul fatto che nel Pd alcuni (ma non troppi) soffrono i tempi lunghi di Zingaretti accusandolo di eccessiva prudenza e immobilismo politico.  Eppure tutti i dem sapevano  che la crisi non avrebbe portato a un esecutivo più forte e stabile a cui ambiva Renzi scaricando Conte. E’ capibile che l’ala riformista del Pd (quasi tutti ex renziani) non ha intenzione di accontentarsi dei numeretti in Parlamento, lasciando i rapporti tra i Cinquestelle e il Pd in questo sorta di Limbo in cui Conte ha saputo tenere in equilibrio la maggioranza in questi 15 mesi di governo. Men che meno di sedersi solo sui risultati che loro considerano strappati da Renzi (il Pd sono mesi che sollecitava un cambio di passo) e vorrebbe far cambiare linea al Segretario, che invece sembra  dire che adesso va bene così: d’altronde sono stati modificati i decreti sicurezza di Salvini, affrontato la prima ondata della pandemia, poi la seconda e oggi la terza ondata con la seconda non ancora finita. Certo con  un alto prezzo di vite pagato dalle famiglie italiane, siamo a più di 83.000 deceduti dalla comparsa del virus…  In più, Conte ha rinunciato ai Servizi, dopo aver rinunciato alla piramidale Governance e aver cambiato lo stesso Recovery  che è ancora ulteriormente migliorabile prima di presentarlo alla UE. E ancora Conte si è detto  anche pronto a varare un “patto di legislatura” per ora è solo un’affermazione di principio, ma è lì che il Pd pensa di poter imporre le sue priorità.  Che dire …non pensate anche voi, che sia alquanto difficile oggi poter andare oltre? Ma pare ci sia chi nel Pd non sembra crederlo e ribadisce: «Mi aspetto che il Partito democratico si assuma la responsabilità di una svolta e non si accontenti di una governabilità fine a sé stessa. Spero che qualche timidezza di troppo con i nostri alleati sia dettata solo dall’emergenza». Si sa che Tommaso Nannicini – senatore del Partito democratico di solito sempre molto autonomo – ha votato la fiducia “per disciplina di partito” ma è certo anche contrario a una crisi: e però non da solo, reclama una discussione politica nel partito un po’ meno legata alla contingenza. Perché – è un po’ lo slogan dei malpancisti dem in queste ore – dicono: «Conte non val bene una messa», un premier che in Parlamento non ha detto nulla di nuovo e molto ha brigato per aggrumare una maggioranza purchessia, peraltro con esito che definire deludente è poco. L’iniziativa di Renzi non ha portato nemmeno lontanamente a quel governo diverso, e più marcato in senso riformista che Italia viva e un pezzo del Partito democratico volevano. Ha spaccato la maggioranza. Certo la battaglia non è ancora finita ma continuare a dire che non spira ancora un’aria di sufficiente rinnovamento è sicuramente ingeneroso. Accusare Conte di essere il principale  “frenatore” del cambiamento per evitare ulteriori strappi interni e esterni nei 5Stelle. Colpevole  di aver mediato di volta in volta rispetto alle divergenze dell’uno o dell’altro partito che  compongono la maggioranza è ulteriormente altrettanto ingeneroso, che deve fare un Premier se non tenere unita la sua maggioranza?  Accusarlo poi di  rappresentare un vulnus alla democrazia italiana di essere incapace a governare, di essere privo di una visione alta e prospettica per il Paese. Sono cose che facilmente possano essere digerite da un Primo Ministro così  la rottura con Italia viva s’è fatta profonda e ormai insanabile. A questo punto visto che ne i 5stelle ne il Pd hanno abiurato Conte evitando così di rompersi entrambe sia al loro interno  tra le loro ali movimentiste e quelle governiste e tra di loro… Renzi è rimasto scoperto e appeso a se stesso… alla sua arrogante verbosità. Accelerando  forte è finito  fuori strada andando a sbattere. Una parte del Partito democratico  (anche qualche  5stelle) stanno a fatica dalla parte di Conte. I dubbi ci sono. Un orecchio attento coglie i brontolii per un’azione nel governo che vedono poco caratterizzata e come Partito abbastanza silenziosa, e le domande girano da Giorgio Gori: “Bisogna ricucire con Renzi e serve una maggioranza Ursula” a Stefano Bonaccini  che chiede di guardare ai territori, a Lia Quartapelle – ieri a Milano lei ha passato la giornata a ascoltare i dubbi di circoli e militanti – alla Segretaria Pd della Toscana Simona Bonafè,  Sindaci, Presidenti di Regione, parlamentari che non parlano ufficialmente ma che fanno eco alle parole di Nannicini, e che si lamentano una linea che dicono senz’anima. Sono i riformisti del partito, che si sentono più riformisti degl’altri dello stesso partito e si sentono ancora orfani di Matteo Renzi, che però non hanno condiviso e voluto seguire in Italia viva perché convinti che la battaglia andasse fatta nel partito più grande e strutturato del riformismo italiano, ma che oggi, dopo due anni di guida di Zingaretti, sembrano un po’ aver smarrito la strada – complice anche l’emergenza pandemica che non consente, anche materialmente, grandi dibattiti. Si chiedono: ma insomma fra il movimentismo di Renzi e l’immobilismo di Zingaretti ci sarà pure uno spazio anche per noi? E infatti da discutere ci sarebbe molto, eccome se ci sarebbe. Il timore che la linea soft del segretario e dell’ala dei governisti “a tutti i costi”, sortisca una serie di effetti indesiderati, a partire dalla “subalternità” al Movimento cinque stelle, essendoci il rischio – dice Nannicini – che si arrivi a un «Movimento 6 stelle in cui la sesta stella sono le correnti del Partito democratico», un esito che pare nei fatti prima ancora che nelle decisioni formali, se si considera il rilancio dell’alleanza strategica con i grillini avanzato ancora ieri da Dario Franceschini e supportata con più interviste da Goffredo Bettini. Alleanza strategica che sembra destinata a passare per scelte fortemente emblematiche a partire da quella di Roma: dove sembra avanzare un’intesa Pd e grillini contro Carlo Calenda sindaco, è veramente così? O in Calabria dove il Partito democratico si dice sosterrà de Magistris …davvero? Più in generale il timore di fondo sembra sempre lo stesso una “diessizzazione” del partito, un ritorno alla vecchia divisione dei compiti: al Pd-simil-Ds l’occupazione della sinistra, magari anche grazie a un rientro di Bersani & C. e al resto del partito quello della vecchia Margherita dalle origini democristiane… l’esatto contrario della ragione fondativa del Partito democratico di Veltroni. D’altronde in un sistema proporzionale tutto ciò, ci starebbe benissimo.  A pensarci bene c’è da restare sgomenti. E’ possibile che a partire da Renzi in testa per arrivare ai delusi e titubanti di cui appena più sopra, nessuno abbia ancora capito che la situazione determinata dalla pandemia e il conseguente ulteriore deterioramento economico e il crescere delle diseguaglianze, non permette di governare dal centro? Che non esiste un “riformismo” che escluda a sinistra e che di conseguenza non esiste una nuova ”terza via” italiana… che non c’è mai stata. Ma come ca…volo  dovremmo leggere la fine 15 anni fa del Blairismo e praticamente negli ultimi tre anni l’avvenuto blocco del riformismo di Macron all’indomani dello svuotamento del parsito socialista francese di Hollande? Due “riformismi” che hanno tagliato netto con la sinistra. Tony Blair è stato il fondatore di una idea di  riformismo nuovo e specialissimo, molto lontano dai vecchi modelli del novecento. Quasi opposto. Il vecchio riformismo si basava sul conflitto sociale e sulla sua gestione politica, moderata e gradualista. Il riformismo di Blair è costruito sulla pace sociale. Aveva un obiettivo semplicissimo: rendere le politiche della sinistra compatibili con i disegni del capitalismo e con le dottrine liberiste, e realizzare per questa via una collaborazione tra la grande borghesia, le corporation, e i ceti più deboli della società. Blair partiva da questa convinzione: che il capitalismo liberista si sta espandendo – dopo la caduta del muro di Berlino e la fine del comunismo nell’Est europeo – con una forza gigantesca, tale da metterlo in grado di produrre una quantità di ricchezza così grande da soddisfare non solo i bisogni e i desideri dei ceti forti, ma anche le necessità delle classi subalterne. La possibilità di migliorare le condizioni di vita delle classi e dei ceti poveri – secondo Blair e il gruppo di intellettuali che lavorava con lui – è direttamente proporzionale allo sviluppo del capitalismo. E ne diventa una variabile dipendente. I poveri avranno più ricchezze e più diritti in proporzione ai successi dell’impresa e agli incrementi dei profitti. E stato così? E’ successo ciò? Direi di no, l’insuccesso di quell’assunto è davanti agli occhi di tutti. Spazzato via da un globalismo che ha adottato la ricetta contraria del neo-liberismo senza regole, che ha ampliato diseguaglianze economiche e sociali e ridimenzionato in ogni dove e luogo del Mondo la democrazia liberale e il welfare state. Ma come si può accennare all’agenda Biden, senza rendersi conto che proprio il partito Democratico ha rivinto in America perché ha finalmente riguardato a sinistra alla gran massa di ‘esclusi’ prodotta dalle politiche neo-liberiste dell’ultimo ventennio che ha rimescolato le classi sociali attraverso diseguaglianze crescenti all’interno delle stesse classi sociali impoverendo i ceti medi ovunque nel mondo spingendoli giù verso gli ‘ultimi’. Oggi i nuovi poveri vengono delle classi medie, la globalizzazione ha rimescolato il destino dell’umanità, accentrando la ricchezza in poche mani e  aumentando il numero degli esclusi dal mondo del lavoro e una conseguente crescita della povertà. Spingendo la massa degli indigenti gonfiatisi a dismisura e in preda alla disperazione economica  verso il populismo fine a se stesso e peggio verso il sovranismo distruttivo. I Democratici americani il Presidente Biden  e la sua vice Kamala Harris guardano e parlano a coloro che confusi dalle fake news e dall’informazione distorta dei Social e dei Media, si erano fatti irretire dal populismo e dal sovranismo razzista, reazionario e come s’è visto golpista di Trump. Hanno  combattuto una buona battaglia. La “buona battaglia” è quella che fa argine al bullismo prepotente  delle Destre e alle loro politiche di esclusione sociale che costruiscono attraverso un clima che può portare alla  “guerra civile” in ogni dove e luogo del Mondo. Va da se che da noi la “buona battaglia” non può essere certo combattuta sul fronte del Governo Conte 2 bis, con Ciampolillo al posto di Renzi. E’ più che legittima la preoccupazione di questi giorni del Pd che non si può accontentare di una bassa velocità nel governare l’enorme emergenza sanitaria ed economico sociale provocata della pandemia  che va sempre più ingigantendosi…  Di fronte a ciò non servono le azioni ‘corsare’ che dividono in discussioni su chi è riformatore e chi non lo è pretendendo riconoscimenti e attestati di merito, indebolendo proprio quel blocco riformista che è purtroppo minoritario nel nostro paese e che ha qualche possibilità di farcela solo se sta unito e la smette di farsi l’un l’altro l’analisi del sangue alla ricerca di chi è più puro dell’altro e quindi abbia diritto o meno alla guida del Governo…  Serve a poco preoccuparsi se poi, si continua a dividersi non già nel merito quanto più sul potere.  Varrà pur qualcosa una discussione sul cambiare registro e velocità all’avvocato del popolo, che ha comunque il merito al momento di aver spostato i 5 stelle dal Governo con Salvini al governo con il Pd e saputo tenere insieme la nuova maggioranza dentro le vicende di una datata crisi economica da noi mai finita con l’aggiunta della virulenza dell’emergenza pandemica.  Figuriamoci se non ci sono dubbi e domande da fare. Ma a chi porle? E dove?  Non è questo il tempo di congressi ne di una crisi politica… occorre un governo per sconfiggere la pandemia… rimanendo uniti contro un virus che viene negato sul piano economico e sociale dai sovranisti… che si preparano dalla ridotta cui sono stati respinti dalla tenuta della democrazia a partire da quella americana (attenti a sottovalutare e dare per morto definitivamente il trumpismo) a rilanciare la loro “guerra” contro il riformismo politico economico e sociale, radicale nei contenuti e che vuole unire e integrare Comunità, che sono state divise anche sui valori umani e i principi di fondo della democrazia.  Temi che valgono ben un vero Congresso per tesi, che in realtà il Pd continua di fatto a rimandare da anni per paura di se stesso…  Queste contraddizioni politiche si possono dipanare solo con una discussione profonda sulla crisi dei partiti che va ben oltre la classica loro collocazione Destra, Centro o Sinistra… e dopo bisognerà misurarsi col voto popolare. Senza prima aver sconfitto il virus però tutto ciò è rischioso perché obiettivamente la discussione si restringerebbe agli aspetti dell’ economia e degli strumenti di distribuzione di di una ricchezza comunque calante e sempre più prodotta e distribuita  in modo diseguale. Mentre la discussione politica languirebbe. La nostra priorità rimane un governo che governi al meglio possibile la lotta contro il virus assassino sconfiggendolo… sul resto si cominci a pensare pure con tutto il piglio “critico” che si vuole: “La critica alla politica, al governo è sempre dovuta, ma la crisi no!” Bisogna discutere del necessario traguardo di un’ampia e radicale azione riformista dei  meccanismi economici e sociali di un Occidente sempre più preda di distinguo ideologici o pseudo tali, ormai datati se non già sconfitti dal  tempo. Dietro ai quali e sempre più difficile nascondere lotte di potere personali o di gruppi, continuando a dividere e dividersi in fazioni anche sulle azioni necessarie per sconfiggere questo virus che sta sconvolgendo il Globo e la vita di milioni di persone…

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