Governo: il nazionalismo sterile della destra, vede inesistenti “trappole” che aizzano l’inutile politica dei pugni battuti sul tavolo in Europa…

L’esecutivo appena insediato sembra letteralmente perseguitato dagli equivoci. L’impressione è che le manovre maggiormente sconsiderate siano nate più dall’imperizia che da un disegno preciso. Quanto tutto questo sia preoccupante o al contrario rassicurante è però difficile dire. Quello che ha detto in tv il sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato a proposito dei vaccini è gravissimo, tanto più perché a dirlo è un esponente del governo, ma come lo ha detto è illuminante. Gemmato è rimasto spiazzato dall’ovvia obiezione di Aldo Cazzullo secondo cui senza i vaccini le cose sarebbero andate ancora peggio. E ha replicato: «Questo lo dice lei». L’implicita e certo involontaria citazione dell’ex viceministra all’Economia Laura Castelli, che così rispose in tv a un esterrefatto Pier Carlo Padoan intento a spiegarle alcune elementari nozioni di economia, è stata come un raggio di luce nel buio. Finalmente è apparsa chiara a tutti la profonda comunione non solo politica, ma anche culturale e psicologica, che lega i populisti italiani, ovunque si collochino… Non bisogna lasciarsi ingannare dal fatto che Giuseppe Conte ha attaccato il sottosegretario, come hanno fatto, giustamente, tutti i partiti di opposizione. I primi a introdurre la propaganda no vax nella politica italiana sono stati proprio i cinquestelle, da cui hanno copiato prima Lega e poi Fratelli d’Italia. Il fatto che gli uni o gli altri possano cambiare posizione nel modo più improvviso e radicale – sui vaccini, sull’euro, su Putin – fa parte del gioco, ed è anzi un’altra delle tante caratteristiche che li accomuna. Non è un caso se si esprimono allo stesso modo. Usano le stesse parole – il mainstream, la casta, l’élite – perché hanno le stesse idee. Alle inevitabili polemiche, com’era prevedibile, Gemmato ha replicato che le sue parole sono state «decontestualizzate» e «oggetto di facili strumentalizzazioni». Tra le altre cose aveva detto: «Io non cado nella trappola di schierarmi a favore o contro i vaccini». Trappola che in verità nessuno gli aveva teso, ma in cui ha avuto l’abilità di cadere lo stesso. L’idea che il resto del mondo sia continuamente impegnato nel tender loro trabocchetti come giustificazione di tutte le fesserie che dicono e fanno, com’è noto, è un’altra tipica caratteristica di tutti i populisti. A conferma della tesi, è notevole il numero di trappole, qui pro quo e strumentalizzazioni in cui il governo Meloni appena insediato (il problema sembrerebbe più il complottismo che il fascismo). Si direbbe anzi che l’esecutivo sia letteralmente perseguitato dagli equivoci, e non solo in Italia. Il caso più clamoroso riguarda ovviamente la crisi diplomatica con la Francia, cioè il paese con cui Giorgia Meloni intendeva fare asse in Europa su delicatissime questioni come il tetto al prezzo del gas, la riforma del patto di stabilità e il Pnrr (e che per la cronaca era anche il paese che più ci era venuto incontro, proprio sulla questione degli sbarchi e dei ricollocamenti). Un pasticcio culminato nella scena surreale di una presidente del Consiglio che in conferenza stampa giustifica la scelta di fare uscire un comunicato su una questione così delicata con il fatto che indiscrezioni di stampa riguardo alle scelte di un altro governo, dopo otto ore, non erano ancora state smentite. Come un redattore pigro che non abbia voglia di telefonare a un portavoce per verificare una notizia. Quindi il governo Meloni promette di abbassare i toni ma di fatto continua a polemizzare su tutto… Soprattutto, verrebbe da osservare come il sottosegretario, responsabile sanità di Fratelli d’Italia, era deciso a ripetere che il nostro paese ha avuto più morti di Covid di quasi tutti gli altri paesi del mondo (tesi non fondata nemmeno se riferita ai tempi del governo Conte (l’Italia fu al 5° posto), ancor meno se riferita ai tempi del governo Draghi e del generale Figliuolo “sempre sia lodato” (oggi siamo scesi al 53° posto), ma sono dettagli: il punto, ovviamente, è che lo ha detto Giorgia Meloni nel suo discorso ufficiale fatto al G20 in corso a Bali: “La pandemia cala grazie ai vaccini”. Curiosamente, però, ancora non cessa la polemica con la Francia, incrinando così i rapporti con un Paese che potrebbe aiutarci quando a Bruxelles si apriranno i dossier economici… Il capo dello Stato non è andato in soccorso al governo Meloni, non si occupa di politica estera. Infatti, come lo stesso Sergio Mattarella ha precisato ieri a Verona. Telefonando a Emmanuel Macron, il presidente della Repubblica ha difeso il Paese e fatto gli interessi nazionali a livello istituzionale. Il Quirinale non poteva rimanere indifferente di fronte allo strappo sul dossier migranti tra i nazional-sovranisti italici e la Francia. Errori, esagerazioni e parole sopra le righe da entrambi le parti, ma il punto fermo ribadito da Mattarella è che nessun Paese europeo, piccolo o grande che sia, può illudersi di risolvere da solo gli enormi problemi che ha davanti a sé. Al momento, la mossa di Mattarella però non è servita a niente. Non sembra infatti avere aperto un varco alla soluzione. Non ha propiziato al G20, almeno finora, un incontro chiarificatore tra Giorgia Meloni e il presidente francese. Non c’è stata alcuna soluzione al vertice dei ministri degli Esteri. L’Alto rappresentante dell’Unione europea, Josep Borrell, al termine dell’incontro nel quale il nostro ministro degli Esteri Antonio Tajani ha posto il problema degli sbarchi, ha allargato le braccia, dicendo che se n’è discusso ma «non c’è stato nulla di concreto». La politica dei pugni sul tavolo, inaugurata nel 2018 da Matteo Salvini prosegue con il governo di destra, insediatosi appena quattro settimane fa, sui migranti, torna Salvini e riaccende lo scontro con le Ong.,  con la politica dei pugni sul tavolo che non paga… Il problema è che non pagano neanche gli atteggiamenti morbidi, non va avanti la distribuzione volontaria dei migranti. C’è una proposta della Commissione europea su un Patto per la migrazione e l’asilo che è in discussione da due anni per gli interessi contrapposti tra Stati. E tutto questo esacerba gli animi, dà fiato ai populismi europei, ognuno a casa propria. Così succede che ci aspettava un raffreddamento della polemica e invece la seconda carica dello Stato pianta un grande “MA” davanti alla prima carica dello Stato. Per il presidente del Senato Ignazio La Russa il contributo al dialogo da parte di Mattarella è sempre utile «ma anche la fermezza del nostro governo deve essere condivisa». Un intervento tutto politico, quello di La Russa, niente affatto istituzionale, che la dice lunga sulla trincea scavata dai Fratelli d’Italia, che per non lasciare nemmeno un millimetro di terreno politico a Matteo Salvini, finisce in realtà per rivitalizzarlo. È così che appare non fondata la tesi che vorrebbe la presidente del Consiglio impegnata ad abbassare i toni e a mettere un freno al vicepremier leghista. Lei si morde la lingua, fa di tutto per non smentire Mattarella, ma il Presidente de Senato (seconda carica dello Stato), i ministri di prima fila che passano per moderati (Ciriani, Piantedosi e anche Crosetto) rimangono con l’elmetto in testa. È il caso di dirlo visto che in un’intervista alla Stampa, Crosetto afferma che il braccio di ferro con Parigi serve a ottenere una linea europea per contrastare i flussi dei migranti. Crisi Italia-Francia  dice Guido Crosetto: “Facile fare l’ accogliente con i porti dell’ altro”. Per il ministro sarebbero i francesi a non rispettare gli accordi, sono sempre loro ad avere ricollocato solo 38 persone. Oggi si discute di alcune centinaia di migranti, ma con la crescita demografica e la fame in Africa in prospettiva ne arriveranno 50 mila al giorno: «Non potremo sfamare tutti», è la considerazione finale di Crosetto. E di chi sarebbe la colpa della situazione in cui si trova l’Africa? Ecco dove batte la lingua: «Bisogna chiedersi perché l’Africa sia stata sfruttata e le sue risorse portate via. E magari chiedere chi è stato a farlo». Non è proprio in sintonia con l’appeasement quirinalizio, non c’è la voglia di smorzare i toni con la Francia, che la stessa Meloni considera un Paese predatorio anche delle imprese italiane. Sembra di sentire Alessandro Di Battista e i Cinquestelle della prima ora accanto ai gilet gialli. L’Italia, con tutte le ragioni che può vantare per la mancanza di solidarietà europea, alla fine si è infilata in un angolo pericoloso: quando si apriranno gli altri dossier economici avrà bisogno di sponde forti. Non potremo certo contare sulla Germania se avremo bisogno di maggiore benevolenza a Bruxelles a causa del nostro debito pubblico. È la stessa Germania che, mentre Crosetto definisce le navi Ong dei «centri sociali sull’acqua» e Tajani ricorda gli accordi in mezzo al mare tra trafficanti di uomini e soccorritori, approvava al Bundestag un emendamento che finanzia (otto milioni in quattro anni) le operazioni di salvataggio della Ong tedesca United4Rescue. Un emendamento voluto dalla ministra Verde degli Esteri Annalena Baerbock. Noi invece confischeremo le imbarcazioni delle Ong, come annuncerà, oggi o domani, in Parlamento il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Ancora una volta vanno in scena il classico nostro vittimismo e la solita Europa in ordine sparso…

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