Governo: Salvini solo ‘chiacchere e distintivo’ ma la verità è che assieme a Di Maio, non sanno più che fare…

Cosa si nasconde dietro l’aggressività naturale di Salvini e quella sempre più crescente di Di Maio? Il leader della Lega nei mesi scorsi ha girato l’Italia al ritmo di uno o due comizi al giorno… come un ambulante, ha venduto demagogia e xenofobia. Ha Cercato e trovato consensi suscitando angosce e paure sia nel ceto medio sia nel sottoproletariato. Infine, Matteo Salvini è stato salvato grazie ai suoi amici cinque stelle dalla minaccia dei giudici sulla Diciotti… ma così ha mostrato chiaramente a “tout le monde” che nessuno salverà Salvini da sé stesso… Il successo nei sondaggi e quello seppur non del tutto probabile alle Europee non devono ingannare. Il capo del Viminale,  sta vivendo anche Lui lo stesso momento di gloria del M5s… i sondaggi senza dubbio danno un chiaro segnale a Di Maio e ai 5 stelle, quello di un progressivo ma rapido ridimensionamento elettorale…  ma Salvini e l Lega farebbero male a credere che a guadagnare da ciò siano solo loro. Il gioco è ormai scoperto e la Lega e il  M5stelle, per sopravvivere almeno fino alle elezioni europee devono necessariamente ormai litigare tutti i giorni. La verità è che ormai, Salvini e Di Maio, fuori dai loro diversi furori ideologici non sanno più che diavolo fare per tirare fuori questo Paesa dai guai. E, così il governo scricchiola. La contraddizione di fondo è che dopo la loro alleanza c’è solo il nulla. Salvini e quel mal di pancia che agita il premier Conte. Mentre Il ministro Tria difende le banche italiane. Si alzano le polemiche nella terza giornata del Congresso mondiale delle famiglie a Verona. Veniamo a conoscenza della mozione Lega M5s sulle riserve auree… ma c’è anche altro. Personalmente se io fossi un sondaggista, consiglierei a Lega e M5s di litigare. Si avvicinano le elezioni europee e una gara fra di loro che può solo rafforzarli, soprattutto il Movimento 5 stelle che sempre più chiaramente risulta essere il più danneggiato dall’alleanza di governo. Tutto finto allora? Le liti di questi giorni sono una sceneggiata? Il cinismo di questa classe dirigente depone a favore di questa interpretazione. I fatti invece no. I cosiddetti fatti sono sostanzialmente due. Il primo è che, malgrado quota 100 e reddito di cittadinanza, non c’è stato tuttora un vero sollievo per quelli che avevano votato le due destre con l’idea che il PD era ormai solo «il partito dei ricchi». Il secondo fatto è che né Luigi Di Maio né Matteo Salvini, sanno nella realtà che diavolo fare per il miglioramento dell’economia italiana, che è la vera emergenza del Paese. La lega sovranista è finita in un vicolo cieco, mentre il M5S, sembra riscopra i diritti civili. Prendiamo quello che appare il più risoluto fra i due: il leader leghista. È un uomo disinvolto che può cambiare posizione in 30 secondi. L’alleanza sovranista che predica per l’Europa potrebbe essere, però, politicamente la sua tomba perché il giorno dopo la deprecabile vittoria Viktor Orban e Marine Le Pen farebbero gli interessi del loro Paese ignorando l’Italia. Cornuto e mazziato, così in senso figurato. Salvini rischia di essere  il ragazzino che griderà «il re è nudo» non accorgendosi che sta guardandosi allo specchio. Si dice che un successo elettorale alle europee di Salvini lo preparerebbe a una vittoria schiacciante per le Politiche successive. Ma bisogna chiedersi con chi? E soprattutto per fare cosa? Comincia a stancare anche la litania sull’opinione pubblica di «quelli di prima», sull’invasione dei migranti, né attecchirà la campagna anti-gay, la legittima difesa, la castrazione chimica e altre ignobili teorie passatiste. Nel Movimento 5 stelle comincia, invece, a precisarsi almeno una posizione decente. Da quando non c’è più Beppe Grillo a rompere i maroni e Di Battista si è dato alla falegnameria non candidandosi alle europee. I grillini di comando hanno capito che sui diritti civili devono stare al passo con quelli che li hanno votati. Purtroppo resta la loro comunanza di fondo con Salvini sui migranti, ma cominciato a distinguersi sui diritti personali (ius soli). La contraddizione di fondo dei due attuali litiganti è che dopo la loro alleanza sul contratto come già detto c’è il nulla del nulla. Suggeritori di sinistra, Pd e Movimento 5 stelle possono far poco insieme. Il paradosso è che fino a un anno fa era il M5s a dover chiedere autocritiche ai democratici, oggi è il contrario. Salvini può scegliere la destra come area unica da formare. Tuttavia un governo di tutta la destra solleverà anticorpi molto forti. La loro cultura non è di governo, i suoi propagandisti, leggete i loro giornali, stanno bene se hanno un nemico da annichilire, non sanno che fare se devono costruire. Il Pd dovrebbe in parte guardare da lontano queste diatribe di governo. Il tema purtroppo è l’economia che ormai comincia a far paura anche ad alcuni ministri. Qui serve dare prospettiva e rassicurazione. Poi l’idea di una società aperta e tollerante deve dimostrarsi più forte e per essa bisogna saper combattere a viso aperto. C’è un dato storico-antropologico che supera il tema vetusto della superiorità morale della sinistra, ed è questo: la destra è forte se vede la vittoria, altrimenti si frantuma. Il suo popolo vuole il governo, accetta qualche mese di casino, può innamorarsi di finte rivoluzioni, ma poi bada al sodo. Questo mondo è pronto per Salvini leader ma è pronto anche a mollarlo quando vedrà che sotto la sua naturale aggressività e le sue felpe colorate non c’è niente. La vittoria alle Europee, come è già accaduto ad altri, può essere l’inizio della fine…. anche per lui sotto il vestito, quello che cambia ogni giorno, non c’è niente. Già, Matteo Salvini non crede a nulla è solo “chiacchere e distintivo”: ma per questo è ancora più pericoloso. Da anti napoletano a patriota amico del Sud, da no Tav a pro Tav, il leader della Lega usa il metodo “Barabba” in qualsiasi occasione politica chiedendo al popolo di mostrare il pollice e, se verso, è pronto a fare qualsiasi cosa perché il nemico di turno venga spazzato, deriso, annullato, contestato. Ma Salvini a guardar bene alla fine non è “niente mischiato con altro niente”. Non è nemmeno un post-ideologico (che a pensar bene, di per sé ha voluto dire ben poco in questi anni). E’ più semplicemente un formidabile intercettatore di ciò che la gente si vuol far e sentire dire, disponibile ad abbracciare qualsiasi ideologia e poi contraddirla seguendo l’algoritmo della pancia degli italiani, come ha appena fatto per la cittadinanza di Ramy, passato in poche ore dal parente di pregiudicati e noi la cittadinanza non la regaliamo fino a diventare un figlio dopo avere capito che la maggioranza degli italiani non voleva sentire parlare di burocrazia per il ragazzino eroe. Del resto che sia tutto e il contrario di tutto lo racconta perfettamente la sua storia politica, come accennato è passato da anti napoletano a patriota amico del Sud, da no Tav a pro Tav, ma non basta, da anti USA a pro Trump facendo anche arrabbiare l’amichetto Putin, a no Tap a sì Tap, e così via. Con la spregiudicatezza di chi è pronto a vivere una contraddizione come il semplice passaggio al racimolare più voti, accontentare più stomaci, infiammare la claque. Salvini non ha alcuna vera ideologia …perché non ha un’idea sua, vive ascoltando il pensiero comune e lo trasforma in promessa politica, come una digestione veloce che non si preoccupa del sapore dei cibi, pronto a infornare ‘merda’ e rivenderla come ‘cioccolata’ se è il popolo a richiederlo. Salvini (ma anche Di Maio) ha incrociato un fenomeno mondiale in cui l’Occidente, stupito di non essere più padrone assoluto del mondo, temendo di essere invaso da gente di altro colore e vivendo la fine dell’epoca della piena occupazione e del welfare solido, va cercando nella propaganda demagogica dei nuovi leader e nelle formule dei manipolatori sovranisti e suprematisti la strada per sopravvivere… La destra ha avuto tante stagioni e tanti leader e culture politiche. Fra queste molte sono sfociate in pensieri autoritari e pratiche dittatoriali spesso feroci. In tutte queste diverse soluzioni c’era però un fondamento, che la sinistra contestava, ma che parte della popolazione condivideva intravedendo una via d’uscita. Sia le politiche reaganiane e thatcheriane, sia la svolta ultra-liberista di Bill Clinton promettevano cose che sembravano realistiche e modelli di società – feroce quello della coppia di destra, pirotecnico quello clintoniano – che apparivano attraenti. Non era difficile immaginare che molti cittadini del mondo a questi sogni hanno creduto anche per lungo tempo. “La nuova destra contemporanea non ha sogni. Ha solo incubi, paranoie esistenziali, comunica al suo popolo parole di guerra, propone soluzioni rapide per problemi che scorrono insieme allo svolgersi della storia dell’umanità, e soprattutto racconta bugie”. E’ così che la lega di Salvini, non ha alcuna reale cultura politica. Salvini. È un aggressivo “uomo bianco” che gira il Paese in perenne campagna elettorale e trova consensi proprio perché solleva, angosce e paure nel ceto medio declassato che in quel sottoproletariato che cerca un vincitore per sistemarsi. Oggi il vento gli soffia ancora di più a favore perché solitamente in Italia il politico che si proclama vincente viene premiato come il pifferaio che si porta dietro i topini. Tuttavia in Salvini, persino più che in Luigi Di Maio, l’assenza di una cultura politica e di una progettualità sono macroscopici. Se colpisce che i pentastellati siano diventati partito di governo – essendo totalmente sguarniti di competenze ed essendo stati incapaci di trovare esperti di valore che li potessero sorreggere nel loro sforzo di galleggiare in una impresa al di sopra delle loro forze, colpisce come il partito più antico di Italia, la Lega, che ha avuto una classe di governo e tanti alleati nei vari gangli dell’economia e degli apparati, oggi col salvinismo mostri il suo totale impoverimento. Per la Lega, da Bossi a Salvini il nemico è sempre il diverso. L’attuale leader della Lega è cresciuto e si è nutrito della retorica anti meridionalista del Senatùr, mutuandone i paradigmi. Così il terrone di ieri è diventato l’immigrato clandestino di oggi. La leadership di Salvini non ha fatto crescere foglia, non ha aggiunto ceti sociali, non ha trovato soggetti forti su cui appoggiarsi. Ha solo colto l’umore e ha, come tutte le destre mondiali, ottenuto un consenso elettorale che una volta portato al governo si va rivelando un ingombro. I fenomeni con cui deve misurare Salvini, dall’immigrazione alla crisi del welfare al tema dello sviluppo, sono al di sopra della sua personale cultura politica e se lo ascoltate attentamente in tivù, non facendovi prendere dalla sua aggressività e dal suo folclore e furore propagandistico… potete cogliere la vaghezza delle proposte politiche… Lui, i suoi deputati e i suoi esperti di economia e di sicurezza stanno mostrando ormai quotidianamente i loro limiti. Non c’è dubbio che il “garzone di bottega” di Umberto Bossi abbia fatto molta strada. E Salvini assieme a Di Maio, non senza qualche “contorcimento” istituzionale, hanno messo in piedi questo Governo che giorno dopo giorno appare sempre più contraddittorio e spesso addirittura paradossale, nella discussione e soprattutto nell’azione per dare soluzione ai problemi del Paese… in meno di un anno ci hanno portato sull’orlo di un burrone… Qui siamo oltre alla fluidità di Renzi che riusciva a dire impunemente cose di destra fingendo una cosa di sinistra e siamo perfino oltre alla post ideologia di Di Maio (ne di destra ne di sinistra) che altro non è che un “vuoto pneumatico” rimbombante. Salvini: lecca Bannon, lecca Trump, lecca Putin, lecca tutto ciò che i suoi algoritmi gli chiedono di leccare. Lecca anche Luigi Di Maio per non fare irretire gli elettori del Movimento 5 Stelle che piano piano sta ingoiando, inglobandoli affascinati dalla sua capacità di intercettare gli umori… Salvini è pronto a dire e fare tutto e il contrario di tutto, chiamarlo comunque buonsenso e utilizzare i figli per evitare di esprimere giudizi. I suoi “lo dico da papà” sono cerotti che coprono proprio il niente: la cittadinanza, su cui Salvini batte tutti i giorni con l’ossessione di un fabbro che continua a raddrizzare una spada già dritta, è caduta nel giro di poche ore appena il suo popolo (che non è altro che il bacino da cui estrarre gli umori) ha deciso che anche se straniero quel Ramy lì meritava di entrare nelle stretta cerchia degli eletti italiani. Salvini fa il fascista quando l’anima fascista del Paese spinge per chiedere un gesto ma poi riesce a fare incazzare “Primato Nazionale” (che dei neofascisti è una delle voci principali) per il suo diventare improvvisamente europeista. E, vedrete, in occasione delle Europee come riuscirà a dichiararsi amico dell’Europa se dovrà farlo, come accarezzerà un negro (l’ha già fatto) se capirà di non dovere esagerare e come, alla fine, si inchinerà ai poteri e ai potenti. Del resto è lo stesso che a Roma sparla di Berlusconi e poi nelle regionali lo insegue come un cagnolino. Tutto e il contrario di tutto: fondamentalmente, niente!!!

E’ sempre tempo di Coacing! 

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