Guerra: rischiamo la 3ª guerra mondiale! La Ue ragioni, altrimenti il rischio si fa alto. Dopo due mesi di guerra russo-ucraina appare sempre più chiaro che gl’interessi americani e inglesi non sono quelli europei…

Sono sempre di più gli editorialisti, i cronisti e i conduttori di talk show che dopo due mesi di guerra russo-ucraina, si interrogano e interrogano i loro intervistati sulla convergenza degli obiettivi del fronte occidentale, evidenziando, che gli obiettivi degli Americani e degl’Inglesi divergono sempre più da quelli della Ue. Usa e Regno Unito vogliono forzare sul conflitto russo ucraino per creare le condizioni per cui all’interno della Russia ci sia un cambio di regime e in qualche modo Putin, talmente indebolito da questa guerra, possa anche personalmente pagarne il  massimo prezzo. Puntano quindi su una durata del conflitto lunga, con un’escalation nella fornitura di armi all’Ucraina che permetta all’esercito ucraino di respingere i russi fuori dai loro confini, riprendendosi lo stesso Donbass. Le ultime dichiarazioni rese dal presidente degli Usa, Joe Biden: “Putin non vincerà! E l’Ucraina non riuscirà mai ad occuparla del tutto né parzialmente”. Sono sempre più chiare rispetto a ciò. Parallelamente a Biden, c’è però Macron, che sentendo ormai vicina la sua riconferma a Presidente dei francesi, proprio ieri mattina ha detto chiaramente che: “L’Europa deve continuare a parlare con Putin per costruire la pace”. Macron spiega in una lunga conferenza stampa all’indomani del confronto televisivo avuto e vinto con distacco rispetto a Marine Le Pen: «Se mi sono tanto battuto per vie diplomatiche, è perché nel contesto attuale, ogni giorno in cui la Russia decide di passare al livello superiore sul piano militare, diplomatico o tattico, riduce le sue possibilità di un ritorno alla normalità e riduce la nostra capacità (dell’Europa) di costruire una pace durevole. Tenuto conto dei crimini di guerra adesso accertati, delle scelte fatte dalla Russia, del modo di condurre la guerra nel Donbass e a Mariupol, tenuto conto altresì delle provocazioni sul nucleare a partire da fine febbraio e del test fatto mercoledì scorso, c’è chiaramente una volontà russa di escalation. La nostra prima responsabilità è di fare tutto il possibile per aiutare l’Ucraina. Penso che abbiamo tutti avuto ragione nell’aiutare l’Ucraina, da un punto di vista finanziario e militare. Chi la pensa come Marine Le Pen non avrebbe offerto alcun aiuto all’Ucraina. In secondo luogo, dobbiamo aumentare le sanzioni e mantenere la pressione sulla Russia, ma facendo attenzione a non cedere ad alcuna escalation militare». Il rischio «è molto alto», ribadisce. «Quel che è successo mercoledì, con il lancio del missile intercontinentale, è molto grave. I due pericoli sono l’escalation verticale e quella orizzontale. La prima consiste nel cambiamento di natura della guerra e nel ricorso ad armi non convenzionali, da quelle chimiche alle nucleari balistiche. L’escalation orizzontale è la cobelligeranza dei Paesi alleati e/o di altre potenze. Penso che dobbiamo fare di tutto per evitare questo incendio, fermando la guerra. Ecco perché, accanto alla nostra politica di pressioni e di sanzioni, dobbiamo continuare a parlare ai nostri partner, nel Golfo, in India, in Cina, per evitare una disgregazione del mondo. Una frattura tale che, di fronte alla Russia, esisterebbe un solo campo, formato dagli Stati Uniti e dall’Europa, mentre altri potrebbero sfilarsi. La responsabilità dell’Europa – e a questo riguardo i nostri Paesi, la Francia, l’Italia, la Germania, hanno un ruolo di potenze mediatrici – è di continuare a parlare agli altri per evitare una frattura del mondo. Perché porterebbe a un’Europa vassalla e alla rottura completa della nostra Europa, alla fine della stessa. Anche questo sarebbe un rischio di escalation». E pur continuando a fornire armi all’Ucraina, precisa che ci deve sempre essere «una linea rossa da non superare, che è quella di non entrare nella cobelligeranza». Nello stesso tempo: «dovremo continuare a parlare a Vladimir Putin. Sia io, sia Mario Draghi, che Olaf Scholz… non abbiamo più parlato con lui da dopo le vicende di Bucha. Siamo rimasti tutti attoniti, sopraffatti. Semplicemente, ho parlato a Vladimir Putin ogni volta che Zelensky me l’ha chiesto. Non bisogna dimenticare che è il presidente ucraino che vuole questo contatto. È in questo contesto che il nostro ruolo è utile. E bisognerà preparare la pace. Un giorno ci sarà un cessate il fuoco. Ci saranno potenze garanti, e noi saremo tra loro. Dunque, penso che si debba essere molto attenti. Lo dico con molta gravità e, oserei dire, con una forma di peso etico, ma se per stanchezza scegliamo di non parlargli più, allora lasciamo la responsabilità di parlare con Vladimir Putin al presidente turco, al primo ministro indiano, al presidente cinese. E decidiamo che saranno loro e non noi europei a costruire la pace in Europa». Tutto ciò viene commentato a “Otto e mezzo” su La7. Da Lilli Gruber e dai suoi ospiti, Lucio Caracciolo direttore di LiMes, il prof Tomaso Montanari, Paolo Mieli e altri.  Altrettanto fa il direttore de ilfattoquotidiano.it e di Fq Millennium, Peter Gomez, evidenziando proprio la posizione differente del presidente francese uscente Emmanuel Macron da quella di Joe Biden e Boris Johnson.  Gomez puntualizza: “Nei talk show russi parlano già di guerra contro la Nato. Lo stesso Macron ha allertato sul fatto che siamo a un pelo dall’utilizzo di armi non convenzionali da parte di Putin. E finché la Russia parla di armi chimiche, io inorridisco al pensiero di quello che può accadere alla popolazione ucraina. Quando comincia a parlare di armi nucleari tattiche, penso che ci stiamo avvicinando a grandissimi passi verso la Terza Guerra Mondiale. Allora, qua è il caso che l’Europa cominci a ragionare nel merito dei rischi, che ci sono in una escalation continua, perché gli interessi americani e inglesi a questo punto, non sono gli stessi interessi europei. Bisogna certamente sostenere gli ucraini, ma essere anche molto razionali in questa situazione”. Il direttore del Fatto online spiega poi gli errori commessi dall’Europa prima dello scoppio del conflitto: “Il Wall Street Journal ha raccontato del tentativo di mediazione realizzato lo scorso 19 febbraio dal cancelliere tedesco Olaf Scholz nei confronti del presidente ucraino Zelensky, chiedendogli di rinunciare all’ingresso nella Nato. E non certo perché avessero ragione i russi. Noi – prosegue – dobbiamo metterci nell’ottica in cui pensano i russi, perché questo finisce sul tavolo delle trattative. Zelensky solo due settimane dopo ha dichiarato di non voler entrare nella Nato. In ogni caso, non solo da Scholz, è arrivato quel tipo di segnale a Zelensky”. Anche Enrico Letta segretario del Pd dice: “È ai limiti dell’irresponsabile pensare di far entrare l’Ucraina nella Nato mentre per entrare in Ue potrà farlo nel 2036… Non possiamo permetterci di prenderla in giro in questo modo. L’ucraina resti fuori dalla Nato, e su questa neutralità si dia la possibilità all’Ucraina di entrare in Ue pressoché immediatamente”. Gomez a sua volta conclude: “Io non discuto sulla Nato, ma parto da un principio di realtà. Sono stufo di questo dibattito italiano tra guelfi e ghibellini, per cui, se uno cerca di analizzare le cause della guerra, viene accusato di essere anti-Nato. Io ho la doppia cittadinanza, sono anche cittadino americano, ma allora, per favore cerchiamo di essere più razionali. Ormai la frittata è fatta – chiosa – Possiamo solo aspettare che Putin consolidi il controllo nel Donbass, perché altrimenti il rischio dell’utilizzo delle armi nucleari tattiche aumenta. Tutti coloro i quali sostengono che i russi vanno rigettati nei loro confini dicono una cosa che personalmente trovo bellissima. Ma nella realtà è una cosa pericolosissima per tutti noi e per l’Europa”. Nel sottolineare tutto ciò Gomez conferma le ragioni evidenziate da Macron. Infatti, Macron riferendosi ai rapporti tra Europa e Putin dice: «Resto convinto che, storicamente, questo è il nostro ruolo. Per me è molto importante, un’ossessione. Si tratta dell’Europa, e gli europei devono essere presenti attorno al tavolo per costruire la pace in Europa – e aggiunge – «La Storia spiegherà quel che è successo in questi ultimi anni, perché un uomo nato a San Pietroburgo, che ha vissuto a lungo in Germania, che ha passato i primi dieci anni della sua vita politica nazionale a costruire il ritorno della Russia nel concerto delle nazioni, abbia potuto poi metodicamente distruggere quel che aveva compiuto. Tornando a sogni imperiali dell’inizio del XX secolo o dell’Ottocento, ma nonostante ciò bisogna costruire qualcosa con lui. È un uomo intelligente. Lo voglio ancora credere e voglio altresì credere che ci sia ancora in lui qualcosa che lo porti a volere lasciare alla Storia, al suo popolo, qualcos’altro che non sia il caos e l’ignominia di questa guerra. Questo filo non voglio abbandonarlo. E comunque lo ribadisco che spetta a noi europei costruire la pace sul nostro suolo. Il giorno del cessate il fuoco dovremo essere presenti al tavolo dei negoziati per garantire la sicurezza collettiva e la pace nella regione. Tutti gli europei, ognuno con la sua vocazione. I nostri tre Paesi (Francia, Italia e Germania), ma penso che tutta l’Unione europea dovrà essere presente». Un’Europa, continua Macron, che ha dato grande prova di unità. «Siamo sempre riusciti a costruire un’unità. È normale che esistano precauzioni, sensibilità differenti. Siamo tutti coscienti che siamo davanti a scelte importanti. Lo dico con senso di responsabilità, tanto più che la Francia dipende molto meno dal gas e dagli idrocarburi russi. Ma siamo un mercato interconnesso. E io tengo all’Europa. Saremo quindi tra noi solidali. È anche per questo che rispetto il cammino politico e sociale che esiste nei diversi Paesi. Ma dal primo giorno abbiamo agito in quanto europei. Con la stessa coscienza delle cose, e la stessa volontà di fare. Alla fine, troveremo la buona soluzione insieme». E ancora: «Molti ritenevano impossibile fare uscire la banca centrale russa dal sistema Swift, e pensavano che non saremmo mai riusciti a sanzionare questi grandi protagonisti. Invece l’abbiamo fatto e lo stiamo facendo. Perché responsabili politici e opinioni pubbliche sanno che l’unità europea è il nostro interesse comune. Anche per questo bisogna lottare per non indebolirlo. Se guardo a Italia, Germania, Francia, vedo che siamo mano nella mano. Non abbiamo la stessa storia, la stessa sensibilità, ma ci sono leader che si rispettano, che si apprezzano e che agiranno insieme. Prenderemo le decisioni necessarie al momento opportuno». Questi ragionamenti evidenziano come sia necessario, già dai prossimi giorni, aprire un dibattito politico all’interno del fronte occidentale più articolato. che confermando le ragioni e i diritti dell’Ucraina e del suo popolo, rimetta di nuovo in campo ben oltre le ragioni che hanno determinato il conflitto, il ruolo della diplomazia europea per un reale “cessate il fuoco” e l’apertura di un vero negoziato che stabilisca le ragioni e gli equilibri di un nuovo processo di Pace, che prenda respiro da tutto ciò che un nuovo multilateralismo ha già cambiato nell’ultimo decennio sul piano geopolitico complessivo ad Est (Asia compresa) ed a Ovest. Dove USA e Europa hanno all’interno di un unico schieramento difensivo ragioni, interessi articolati e spazi di autonomia decisionali, che vanno rispettati, solo così sarà possibile evitare un conflitto armato che rischia di allargarsi e di diventare così la  3ª guerra mondiale… Bisogna assolutamente fermare questa deriva!

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