IN UN PAESE STREMATO DA UNA CRISI CHE DURA DA 10 ANNI, SCETTICO E “DISINCANTATO” E’ INIZIATA LA CORSA A CHI PROMETTE DI PIU’…

I giovani senza lavoro e in prospettiva senza un welfare dignitoso (così com’è oggi tutto sbilanciato sui già pensionati) …da costruire e mantenere con gli scarsi contributi di un lavoro precario e discontinuo… si apprestano il prossimo 4 marzo a presentare il conto ad una classe politica screditata e interessata solo ai vitalizi e ai loro stipendi d’oro…

Ecco le principali promesse elettorali messe in campo:
– cancellare la riforma Fornero sulle pensioni,
– abolire il canone RAI,
– azzerare le tasse universitarie (per tutti),
– portare la pensione minima a 1.000 euro,
– introdurre il ‘reddito di cittadinanza’…

Esaminiamo le prime tre promesse che sono destinate ad impattare considerevolmente sul bilancio pubblico. 

1) La riforma Fornero vale ancora 20 miliardi di risparmi l’anno. Nei primi anni di piena applicazione, tra il 2013 e il 2016, la Riforma Fornero avrebbe garantito una minore spesa pensionistica per circa un punto di Pil l’anno (15-16 miliardi). Sono numeri della vecchia relazione tecnica al decreto Salva Italia (201/2011) che andrebbero alleggeriti dal costo delle salvaguardie esodati che si sono succedute in quegli anni e nei successivi fino all’ottava e ultima (11 miliardi circa di maggiore spese cumulata) varata con l’ultima legge di Bilancio 2017, quella che ha introdotto anche le nuove forme di flessibilità, le nuove 14esime, l’Ape e il cui costo è stato stimato in 7 miliardi nei primi tre anni di applicazione e 26 nei primi dieci, sempre stando ai dati della relazione tecnica della penultima legge di bilancio confermate dalle stime della Ragioneria generale dello Stato. con l’attuale tasso di natalità nei prossimi 20 anni è altamente probabile che l’Italia perderà 3 milioni e mezzo di individui in età lavorativa (15-69 anni), proprio negli stessi anni in cui le assai popolose coorti dei baby boomers andrà in pensione. Tra il 2040 e il ’45 salirebbe al 95-100% il numero di pensioni in rapporto al numero di occupati, oltre dieci punti al di sopra il livello di questi anni. La spesa per pensioni in rapporto al Pil salirebbe di oltre due punti, verso il 18%.

2) L’abolizione del canone costerebbe 1,7 miliardi. Un miliardo e 700 milioni. Stando a documenti ufficiali e bilanci intervenire sul canone vuol dire prevedere in sostanza compensazioni di questo tipo per la Rai. Del resto, nel momento stesso in cui l’indiscrezione è diventata di dominio pubblico è stato evidenziato come ci fosse la consapevolezza di richiedere allo Stato un miliardo e mezzo-due miliardi nella fase transitoria. Utile per capire le dimensioni economiche della questione rifarsi all’audizione in Commissione di Vigilanza Rai, lo scorso 6 settembre, del viceministro per l’Economia Enrico Morando secondo cui “per il 2018 le risorse da stanziare per la Rai, nel bilancio dello Stato, vengono calcolate in riferimento alle entrate derivate dal canone, stimate dal dipartimento delle Finanze in 1,881 miliardi.

3) Togliere le tasse a 1 milione e mezzo di studenti costa 1,6 miliardi L’università a zero tasse per gli studenti, proposta dal presidente del Senato Pietro Grasso e leader di Liberi e Uguali, costa oltre un miliardo e mezzo e potrebbe garantire l’esenzione dalla tasse universitarie – in media 1200 euro l’anno con costi più alti al Nord rispetto al Centro Sud – a oltre un milione di studenti . Visto che sono circa 500-600mila gli studenti che dovrebbero già rientrare nell’esenzione (la no tax area) che scatta in questo anno accademico. Stime queste che potrebbe, però, essere riviste al rialzo visto che la gratuità potrebbe avere un effetto rimbalzo provocando una corsa alle immatricolazioni. La proposta del leader di Leu quella cioè di «avere un’università gratuita, come avviene già in Germania e tanti altri Paesi europei» tocca in effetti un punto molto sensibile. Oggi l’Italia detiene il record negativo assoluto – superata solo dal Messico – per il numero di laureati tra i Paesi più sviluppati: solo il 18%, contro il 37% della media Ocse. Una vera emergenza a cui il Governo attuale ha cercato di dare una prima risposta introducendo da questo anno accademico una no tax area (zero tasse appunto) per chi ha un Isee sotto i 13mila euro e tasse calmierate per chi non supera la soglia dei 30mila euro. Una novità di cui dovrebbero beneficiare circa 350mila famiglie, ma che secondo un’indagine del Sole 24 Ore sale a 500-600 mila nuclei visto che molti atenei hanno stabilito limiti di esenzione a 15mila, se non addirittura a 23mila euro. A questa prima platea con la proposta di Grasso – se mai fosse attuata – si aggiungerebbe oltre un milione di studenti che oggi invece pagano le tasse. In tutto gli iscritti alle università statali sono infatti oltre un milione e mezzo. LAVORO: 729 MILA POSTI DI LAVORO IN PIÙ TRA GENNAIO E OTTOBRE. Nel corso del 2017 è aumentato il turnover dei posti di lavoro. Si consolida il saldo positivo tra assunzioni e cessazioni nel settore privato. Il maggior contributo è stato dato dai contratti a tempo determinato e dall’apprendistato mentre diminuiscono le assunzioni a tempo indeterminato. Più lavoro in somministrazione in sostituzione dei voucher. Aumenta il turnover dei posti di lavoro grazie alla forte crescita nel periodo compreso tra gennaio e ottobre 2017, con un aumento del 20,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Sono aumentate anche le cessazioni (+17,5%) ma ad un ritmo inferiore. Le assunzioni sono cresciute grazie ai contratti a tempo determinato (+28%) e all’apprendistato (+26,3%) mentre diminuiscono la assunzioni a tempo indeterminato (-3.7%). Incremento deciso anche per i contratti di somministrazione (+21,7%) e ancora di più per i contratti di lavoro a chiamata che hanno fatto registrare un incremento del 126,4%. L’incremento di queste tipologie contrattuali può essere messo in relazione alla necessità per le imprese di ricorrere a strumenti che possano sostituire i voucher cancellati lo scorso mese di marzo e sostituiti, per le imprese con meno di 6 dipendenti, dai nuovi contratti di prestazione occasionale 2017.

Tutti promettano… ma già sanno che quanto promesso non verrà mantenuto… così facendo aumenterà solo il disincanto dei cittadini…

“E’ sempre tempo di Coaching!”

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