Italia: 1) un paese sottosopra, c’è un disperato bisogno di una forza riformista e liberale per salvare l’Italia…

Si discute spesso, direi quotidianamente, della situazione politica italiana e dei suoi limiti… ma in che termini? La zona rossa diventerà arancione. E viceversa. La gialla aspetterà un po’, vedremo. Il governatore che chiude vuol restare aperto. Ma quando aprono chiederà la chiusura. Questo strano federalismo sognato da Carlo Cattaneo due secoli fa ora è diventato questione di una macchia di colore sulla cartina: dalla questione meridionale o settentrionale alla questione cromatica. Si vive mese per mese (avercene), in effetti, giorno per giorno. Il traguardo più lontano è il vicino Natale, con i dubbi sul cenone, i parenti stretti e i regali, mentre un discorso serio sull’Italia del 2021 e magari anche del 2022 e ancor meglio su come questi due anni siano il minimo tempo reale per riassestare il Paese post-Covid per poi poter guardare più in là a un futuro dell’Italia finalmente rinfrancata socialmente ed economicamente. Un ragionamento così, non lo fa nessuno. O quasi nessuno. Eppure appare chiaro che il futuro dell’Italia e del suo popolo si scrive adesso: se solo qualcuno decidesse di farlo. Nessuno parla della possibile evoluzione del nostro Paese, anzi se ne decanta spesso, la continua e progressiva ‘involuzione’. Pensare che questa discussione è iniziata nel secolo scorso, esattamente nel 1992 (con mani pulite). Ma lasciamo da parte, quel che è successo, in questi ultimi 28 anni e partiamo da quello che oggi è la situazione, vedendo com’è possibile che evolva o meno. La situazione politica italiana è unica in Europa ed è di blocco totale. Il risultato delle elezioni 2018 ha pesato in questi 30 mesi nelle scelte quasi tutte sbagliate dei due governi Conte (con la sola parentesi della prima fase della comparsa del Covid) e a questo punto continuerà a pesare per i prossimi mesi in modo ulteriormente drammatico per via della pandemia da Covid-19 che si è presa il Mondo… In Parlamento la maggioranza assoluta è di due forze (Cinquestelle e Lega) che per motivi opposti hanno dimostrato di essere populiste e alquanto incompetenti. Le elezioni del 2023 si avvicinano seppur lentamente, se l’attuale quadro fosse confermato il costo economico e sociale diventerebbe per il Paese e i suoi cittadini davvero insostenibile… I Cinquestelle hanno raccolto consensi con misure palesemente sbagliate come il reddito di cittadinanza amministrato da uno sconosciuto incompetente (Parisi) che ha solo il merito di essere amico di Di Maio. Molto hanno promesso e nulla realizzato sul piano dell’occupazione e della nostra tenuta industriale. Hanno poi dimostrato di essere peggio dei predecessori al governo distribuendo incarichi anche ben remunerati a compagni di scuola (sempre Di Maio), incompetenti di varia natura (Toninelli, Castelli, Patuanelli) purché fedeli o servi sciocchi di Casaleggio e Di Maio prima, ora chissà e in prospettiva di chi? Lo stesso Conte è l’espressione della logica di governo dei Cinquestelle. Arruolato perché non facesse ombra a Di Maio e Salvini con un profilo di totale irrilevanza, adesso invece… si illude di essere un leader “vero”, ma dimostra ormai la sua inadeguatezza in modo palese. Conte,  anche lui è affetto dal morbo del ‘narcisismo’ che gli impedisce (non è il solo nel panorama politico italiano) di rendersi conto di essere incompetente rispetto alla complessità del momento politico e alle sue prospettive e soprattutto a guidare l’altrettanto complicata nostra macchina statale. E’ quindi inadeguato… Le gaffe sul numero dei morti covid in Italia: “Sono 134-135mila”, sul MES (che provoca nuove tasse), sulla letterina del bambino di 5 anni (patetica e ridicola) dimostrano i limiti del personaggio. Per fortuna nelle prossime elezioni difficilmente i Cinquestelle supereranno il 10/12 per cento dei consensi e quindi nei fatti spariranno o meglio si ridimensioneranno di molto nel nostro panorama politico, passando da circa 300 parlamentari a 40/50 con la riduzione del numero da loro stessi proposta. Possono però continuare a fare molti danni da qui alle prossime elezioni… La Lega ha raccolto voti e consenso sulla paura dell’immigrazione e sulla necessità di sicurezza. Ha cavalcato come Trump negli Stati Uniti e Bolsonaro in Brasile il malessere profondo del ceto medio “lasciato indietro”, i penultimi che si scagliano con forza contro gli ultimi. Vedasi l’esempio di ciò i Decreti “sicurezza” e con con “Quota100”. Ha cavalcato con figure di nessuno spessore come Borghi e Bagnai, paragonabili a Toninelli e a Castelli, una percezione negativa dell’Europa, salvo poi trovarsi spiazzata quando è apparso chiaro a tutti che senza Europa saremmo in un mare di guai. Soprattutto è apparsa legata alla figura di Matteo Salvini, costruendo un partito-persona senza alcun reale contenuto, senza visione reale del futuro, che sta progressivamente perdendo il legame con i ceti produttivi del nord. Il successo di Zaia (l’enorme successo) in Veneto dimostra come toni non urlati e concretezza potrebbero più che bastare nel deserto attuale della politica italiana, ma Salvini è schiavo della sua ambizione personale ancora una volta vicinissimo alla logica di Trump, Bolsonaro  e di Boris Johnson, e non riesce minimamente a evolvere. Così facendo alla fine riporterà la Lega al 20-15 per cento di irriducibili ma con un peso politico modesto che dipenderà più che altro dalla nascita o meno di un nuovo soggetto politico. In altre parole, la lega diventerà “residuale” nel senso che raccoglierà o meglio manterrà un consenso più per mancanza di valide alternative nello stesso centrodestra. Governerà localmente, ma farà molta fatica a confermarsi anche in Lombardia e Piemonte senza figure rassicuranti e non urlanti alla Zaia. Fratelli d’Italia sfrutta e sfrutterà con abilità gli evidenti errori di Salvini e anche la fine ormai evidente di Forza Italia, prova ne sia che la somma dei consensi tra i tre partiti del centrodestra è assolutamente stabile al 47 per cento. I nostalgici di Forza Italia rappresentano il 6-7 per cento (destinato a calare lentamente e poi a scomparire senza Berlusconi). La recente disponibilità a collaborare con il Governo di Berlusconi, per l’approvazione della manovra economica dell’anno prossimo, è il tentativo di sfuggire alla morsa distruttiva di Salvini-Meloni e trovare (almeno temporalmente) uno spazio politico che ne mostri l’identità liberale e europeista. La Lega era al 34 per cento e oggi è al 23 per cento, e per differenza Fratelli d’Italia passa dal 5 al 17. È probabile che un ulteriore calo della Lega possa favorire la Meloni, a condizione che non ripeta gli stessi errori di Salvini e cioè la personalizzazione del partito e l’ascolto di voci estreme al suo interno e anche dall’esterno. Peraltro, lo stile di FdI per ora sembra cavalcare un sovranismo meno stupido di quello leghista, ma manca molto una capacità propositiva di attrazione dei ceti produttivi del nord che ne limita il consenso nazionale in modo evidente. Eccoci alla posizione del Pd è sicuramente la più interessante di tutte. In un contesto come quello descritto, il Pd avrebbe tutte le carte in regola per sbaragliare il campo e arrivare (ritornare come ai tempi di Veltroni) al 30 per cento governando in modo quasi maggioritario e scegliendo i propri alleati. Il Pd al 30 per cento sarebbe oggi quello dei Giorgio Gori, Tommaso Nannicini, Matteo Orfini, Andrea Marcucci. Ma è come chiedere a un anfibio di diventare mammifero. Il Pd non sarà mai questo perché è ancora controllato da Goffredo Bettini, Dario Franceschini, Andrea Orlando e ancora influenzato da Massimo D’Alema. Che continuano a pensare in termini di “Ditta”. Questo Pd, quindi non sarà mai in grado di attrarre i voti del lavoro autonomo e del Nord perché è ideologicamente contrario a un’idea di liberalismo fortemente riformista. Infatti, sceglie di appiattirsi sui Cinquestelle e su istanze populiste dal retrogusto vetero-socialista con alcune striature di tardo comunismo, vedasi nazionalizzazioni. Il Pd nel governo Conte 2 è sempre disposto a spendere a pioggia su assistenzialismo anni Ottanta con mancette elettorali inutili di tutti i tipi, sprecando risorse su reddito di cittadinanza e dimostra in modo plastico a tutti coloro che pagano le tasse e sostengono l’economia del paese di essere ideologicamente fermo su posizioni “tax and spend” incompatibili con la situazione del post Covid. Infatti, il Pd di Zingaretti & C., rimane fermo al 20 per cento e anzi rischia di calare non appena i disastri del governo Conte 2 saranno conclamati. Che fare? In Italia manca completamente un’offerta politica liberale e riformista sia di centrosinistra dove Renzi, Calenda e +Europa insieme rappresentano un 10 per cento circa, che con il proporzionale potrebbe essere rilevante (purché stiano insieme, cosa che non è), ma soprattutto di centrodestra dove l’immanenza di Salvini, e Meloni e l’assoluta mancanza di alternative ha negato in modo totale ogni possibilità che il “cespuglio” liberale di Berlusconi, avesse una caratteristica riformista credibile capace di amministrare la nazione. Paradossalmente è proprio la Lega a rendere l’operazione di nascita di un soggetto politico di questo tipo difficile perché allearsi con l’urlatore Salvini risulta davvero difficile per qualsiasi soggetto liberale credibile. Ugualmente il Pd (questo Pd almeno) sarebbe molto duro con una formazione nuova e credibile di centrodestra perché renderebbe immensamente più forte lo schieramento antagonista alle prossime elezioni. Lega, FdI e l’attuale Forza Italia vanno benissimo al Pd attuale che rimane ideologicamente fermo nella posizione di superiorità morale, senza minimamente guardare o accettare il fatto che rappresenta solo il 20 per cento degli elettori contro il 47 delle tre formazioni citate. E anche se c’è la possibilità che Forza Italia sul bilancio e gli scostamenti del debito, dia una mano… Non vede possibile alcun cambiamento strutturale dell’area politica dell’attuale maggioranza di Governo. C’è da chiedersi quindi come uscire da questo ‘impasse’ tremendo, visto che le elezioni arriveranno davvero e se i risultati fossero quelli prospettati dopo il disastro del Parlamento  degl’anni 18-23 sarebbe letale aggiungere quello probabile degl’anni 23-28.

(continua)

E‘ sempre tempo di Coaching!

Se hai domande o riflessioni da fare ti invito a lasciare un commento a questo post: sarò felice di risponderti oppure prendi appuntamento per una sessione di coaching gratuito

 

0

Aggiungi un commento