Italia: in questo Paese c’è troppo sovranismo e poca italianità…

Dobbbiamo cominciare a pensare che questo Paese non ce la farà? Le cronache giornaliero del disastro politico che vive il paese dicono di una situazione al limite del collasso… Di un governo avvitato su se stesso e privo di un’anima politica. Di partiti in via di estinzione e/o in profonda crisi. Eppure, ne abbiamo viste e passate tante, ma alla fine l’Italia è stata sempre più forte di ogni sventura. Persino il terrorismo è riuscita a battere con l’energia delle sue forze di sicurezza e la saldezza democratica della sua gente. Anche l’attacco mafioso è stato contenuto e la Cosa Nostra ha preso colpi mortali. L’Italia è diventata una potenza industriale, ha visto una straordinaria e spesso dolorosa immigrazione interna, ha affrontato crisi economiche e soprattutto battaglie politiche campali fra democristiani e comunisti. Ma sempre ce l’ha fatta. Sempre c’è stato un momento in cui gli italiani sono stati più forti delle sciagure provocate dalla natura o dall’attività colpevole degli uomini. Ma ormai da molti anni non è più così. L’Italia si è spezzata, non ha più un suo popolo, le divisioni di classe che prima separavano per poter dare alla politica la possibilità di immaginare combinazioni fantasiose, oggi sono sostituite da clan, appartenenze territoriali e soprattutto da odi comuni. Dimmi chi è il tuo nemico e sarò tuo amico. Destra e sinistra hanno comune responsabilità. I nuovi movimenti che si sono affacciati sulla scena politica fino a dominarla hanno creato questo mostro di “italiano medio” indifferente agli altri e solidale solo con chi ha i suoi stessi nemici. I giornali di oggi, come quelli dei giorni scorsi, sono la prova provata di tutto ciò. I casi di Taranto e di Venezia dimostrano che l’Italia non ha più lacrime, è indifferente a ciò che distrugge parti di sé, pensa solo a come un partito politico, con annessi giornalisti, possa lucrarne. Il caso Ilva è stato usato per contrapporre madri a operai, nessuno si è occupato, nel mondo politico, di una grande città che reagisce attonita alla minaccia finale che incombe. Un buon medico si preoccuperebbe se il suo paziente rivelasse reazioni flebili agli stimoli anche negativi della vita. A una gran parte di noi, invece, frega niente. Taranto? Al diavolo Taranto, è al Sud. Non c’è partito politico, personalità veneziana di destra o di sinistra che non debba andare a nascondersi per incapacità. E’ accaduto con Venezia. Le foto per fortuna spiegano il dramma meglio delle parole perché le parole sono generalmente infami. Questa volta sono i giornali di destra a prendere la bandiera della vergogna strumentalizzando il dramma che rischia di diventare finale della città più bella del mondo. Sono sicuramente più commossi fuori d’Italia che qui da noi. Qui da noi si ragiona su quanto può rendere elettoralmente questa disgrazia, se l’autonomia veneta sarà più vicina o lontana, se Matteo Salvini sarà in grado di cavalcare anche l’onda vera delle acque assassine per vincere a Bologna o meglio in Emilia Romagna. E allora perché non alzare bandiera bianca? Dove si trova la volontà di reagire di fronte a una classe dirigente che non ha idee e forza morale, di fronte a un sistema della comunicazione che divide i buoni e i cattivi mentre Venezia affoga e Taranto finirà più disperata che mai? Nessuno dei movimenti che fin qui hanno travolto il sistema politico si è rivelato, al pari dei partiti che sono stati abbattuti, in grado di costruire una nuova sensibilità nazionale. Posssiamo dire senza ombra di smentita: “tanto sovranismo, poca italianità”. Dovrebbe quindi essere giunta l’ora della rivolta, contro tutte queste figurette dei talk show. E’ questo il tempo di ragazze e ragazzi che scendono in campo e cacciano coloro  hanno distrutto il nostro Bel Paese per ricostruire l’Italia del domani. L’Italia degli italiani veri… non quella dei sovranisti ispirati da personaggi quali Vladimir Putin e Donald Trump… sembrerebbe giunta l’ora di un’enorme banco di “sardine” che invade il mar mediterraneo e dice basta all’odio e chiede senza urlare una nuova e buona politica…

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