Italia, quale futuro per lavoro e tecnologia nel 2050?

D’abitudine noi ci interroghiamo su quel che potrà ancora succedere alla nostra economia, che finalmente, seppur lentamente va riprendendosi e che viene data per ulteriormente in miglioramento in questo nuovo anno appena iniziato… C’è, invece chi, guarda con minor attenzione alla congiuntura economica di corto periodo, per interrogarsi sul futuro prospettico di medio e lungo periodo dell’economia stessa, tenendo il dovuto conto della incidenza  del lavoro e della tecnologia su di essa nel prossimo quarto di secolo. Cosa accadrà all’umanità se i governi non collaboreranno attivamente per indirizzare le nuove tecnologie? E se non troveranno soluzioni alla disoccupazione giovanile? Come è possibile indirizzare educazione e cultura per creare nuovo lavoro? E come possono gli affari diventare più etici? Questi sono alcuni degli interrogativi a cui cerca di dare risposta il Millennium Project, un network con base a Washington DC composto da 52 nodi nel mondo, nello studio “2050 Work/Tech Alternative Scenarios”. Oltre 450 esperti delle dinamiche di tecnologia e lavoro hanno definito tre potenziali scenari per gli anni a venire, in cui si alternano: un’umanità disperata nel disordine politico ed economico, un mondo multipolare di mega-corporazioni e governi con capacità strategica e adozione della tecnologia altalenanti e un’economia dell’autorealizzazione dell’essere umano, con strategie a lungo termine condivise a livello internazionale. Se queste sono le alternative che ci attendono, quali decisioni è possibile prendere oggi in Italia per creare un futuro migliore? Suddivisi in quattro sottogruppi tematici su educazione/cultura, governo, scienza/tecnologia, affari/lavoro, alternati a sessioni plenarie secondo il metodo Charrette, i partecipanti al workshop, organizzato da Millennium Project Italia e SingularityU Milan, presso la sede di Ars&Inventio, lo scorso 13 dicembre 2017, hanno cercato di definire strategie e azioni a breve, medio e lungo termine per indirizzare il nostro futuro. Nel gruppo Educazione/Cultura è stata proposta una campagna di sensibilizzazione a brevissimo termine, in cui coinvolgere le celebrità più apprezzate dal grande pubblico per diffondere il messaggio di cambiamento che sarà necessario negli anni a venire. Si è poi anche considerata la necessità di strategie di promozione dell’imprenditorialità, attraverso modelli di scuola alternativi, sistemi di mutual coaching tra senior e giovani e riduzione degli orari scolastici tradizionali. A medio termine, il gruppo ha discusso ancora di scambio formativo intergenerazionale e di come portare gli over 60 nelle startup. La scuola è ancora in ridefinizione, con ulteriore riduzione degli orari, nuovi utilizzi dello spazio e con il potenziamento dell’educazione civica e della liberalizzazione degli open data. L’idea è che non ci sarà più separazione tra educazione e vita normale, ma sarà un continuum. A lungo termine, infine, si è parlato di un offuscamento dei confini tra pubblico e privato e tra macchine e umani, con l’etica che diventerà il tema culturale in assoluto più importante per l’umanità. Il gruppo governo ha focalizzato l’attenzione su una strategia per il reperimento delle risorse, per attuare azioni e strategie proprie e degli altri gruppi. La prima azione si concentra sulla demonetizzazione completa: eliminare il contante permette l’emersione dell’economia sommersa, che libera risorse da investire in infrastrutture e ampliare, così, l’accesso alla tecnologia. A questi investimenti pubblici devono essere integrati investimenti privati, da attrarre con incentivi fiscali. Si è pensato, poi, alla necessità di supportare la formazione, anche per stimolare gli investimenti, impiegando risorse in voucher di formazione pagati dal governo a favore degli enti che organizzano le attività di formazione per i nuovi lavori che saranno richiesti nel futuro. Nel lungo periodo, grazie alla tecnologia, sarà possibile ridurre i costi dello Stato e liberare risorse da continuare a investire nell’innovazione. Risulta necessario anche minimizzare l’impatto sociale della disoccupazione: nei primi 15 anni, si ipotizza che la rete sociale della famiglia italiana assorbirà la crisi sociale; dal quindicesimo anno, grazie alle risorse del recupero dell’imponibile derivante dall’evasione fiscale e dalla riduzione dei costi che la tecnologia permetterà, sarà possibile erogare un reddito di base universale: ciò permetterà alle persone di gestire la propria vita e decidere in quale settore specializzarsi in base alle proprie reali aspirazioni. Il gruppo scienza/tecnologia ha individuato tre macrotemi di particolare interesse per lo sviluppo delle tecnologie esponenziali in Italia: biotecnologia, cibo ed energie rinnovabili. Le tecnologie impiegabili in questi tre ambiti possono impattare positivamente e maggiormente sullo sviluppo economico e sociale italiano, migliorando la qualità della vita con l’accesso alla salute, il settore agroalimentare con l’accesso al cibo e la mobilità grazie a vettori merci completamente automatici ed intelligenti che semplificano lo spostamento su un territorio particolare come quello italiano. Intelligenza artificiale e robotica sono tecnologie trasversali abilitanti: avranno un ruolo importante per accelerare diffusione e adozione delle nuove tecnologie, come nel caso delle vetture autonome o dei robot, già fortemente presenti nelle fabbriche italiane e nel futuro saranno sempre più presenti negli ospedali e nelle case di un paese in cui si prevede l’aumento della longevità. Intelligenza artificiale e robotica cominciano già oggi a sollevare dibattiti che hanno alla base una questione morale. Manca la capacità di analizzare le conseguenze del contenuto di intelligenza di questi oggetti autonomi, che riceveranno in delega dalle persone decisioni importanti sulla vita. Si rende quindi indispensabile una scienza della moralità che analizzi il modo in cui queste decisioni avverranno. L’Italia, che per millenni è stata vista come uno dei centri mondiali dell’evoluzione del pensiero morale ha l’opportunità di fare un percorso analogo nel ventunesimo secolo, avviando una conversazione aperta ed inclusiva affinché la traiettoria del percorso di questa evoluzione tecnologica sia sana, affidabile, trasparente. Il gruppo affari/lavoro è partito dalla necessità di iniziare da subito dei percorsi di separazione dell’economia reale dalla pura finanza e dell’identità professionale e personale da quella aziendale, eliminando l’approccio familistico al lavoro e focalizzandosi sull’individuo come centro del progetto professionale. Una delle grandissime sfide riguarderà le attività dei più anziani, considerando che l’Italia è un Paese che invecchia, e a ciò si legano le tematiche del welfare, che dovranno essere sostenute da un punto di vista pubblico ma anche privato da parte delle aziende. È fondamentale, nei prossimi 5 anni, pensare quindi a una maggiore integrazione, tra governo, azienda e persona, come avviene ad esempio, nel settore dello smart working, che supporta molte categorie svantaggiate. Dopo dieci anni, si dovrà pensare ad investire le risorse dei costi del personale, liberate da un’automazione aziendale almeno al 40%, in tematiche di benessere e work balance. Sarà molto importante, per questo, gestire le aziende come dei network professionali e pensare a riforme giuridiche intelligenti. Al 2050, con le aziende quasi totalmente automatizzate, le risorse potranno essere dedicate alle persone e il benessere sarà sempre più sganciato dal reddito e permetterà il libero arbitrio professionale, cioè la libertà di scegliere il nostro destino: potrà essere di fare tutto o niente, ma sarà una scelta libera e individuale. Le associazioni di categoria, in un 2050 in cui il trattamento pensionistico sarà sostituito da un un modello di reddito di base, potranno a tal fine essere focalizzate sui bisogni individuali e del territorio, inteso come ecosistema, e sul mantenimento di tutto quello che è la salute e l’equilibrio biologico dell’Italia. Questo workshop sarà replicato in diversi Paesi dalle varie sezioni del Millennium Project, forse di nuovo anche in Italia, e le strategie in discussione possono essere considerate un work in progress per discutere insieme sulle conseguenze delle nostre decisioni di oggi… perché il futuro è adesso!

“E’ sempre tempo di Coaching!”

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