Italia: un paese addormentato. Dopo mesi di nullafacenza è arrivato il conto e il governo pagherà presto la sua inconcludenza…

Chi l’avrebbe mai detto che la più sgangherata classe dirigente che la Repubblica abbia mai conosciuto ci potesse trascinare, nove mesi dopo il primo attacco del virus, verso un altro più che possibile lockdown? Ma dai… personalmente credo che gli italiani in cuor loro… lo abbiano sempre saputo. Io l’ho pensato più d’una volta che sarebbe potuto succedere. D’altronde con tanti dilettanti al governo… alcuni proprio degli sprovveduti senza nemmeno il “minimo sindacale” per essere dove sono… ma che hanno sviluppato rapidamente  la voglia di rimanervi ad ogni costo. Una classe politica, che ha mostrato una mentalità chiusa e si comporta in modo ‘cialtronesco’  fa in modo che il nostro Paese continui ad essere esposto gravemente agli effetti nefasti della pandemia da Coronavirus. Parafrasando Nanni Moretti ai tempi dei “girotondini” si potrebbe dire che: “con questa classe politica non fermeremo mai il virus…”.  Il Premier Conte  ieri sera ha ricominciato la pantomima dei discorsi in tv dando l’impressione netta di non sapere assolutamente che cosa fare. Il Presidente del Consiglio dopo ore di discussione interne alla maggioranza,  ha alla fine presentato un nuovo Dpcm pressoché identico a quello di un paio di giorni fa. Nemmeno l’editoriale sulla Stampa di ieri, che ha colpito allo stomaco molti lettori e suscitato un moto di solidarietà per la cronaca-denuncia del direttore del Quotidiano torinese Massimo Giannini, ricoverato in terapia intensiva a causa del Covid, è riuscito a smuovere il presidente del Consiglio. È un articolo che racconta la guerra dal punto di vista di chi è stato ferito e che può più di altri descrivere la situazione oggettiva, gli errori, i ritardi: senza perdere la speranza di vincere. Ecco il passaggio centrale: «Non recrimino, non piango. Vorrei solo un po’ di serietà. Vorrei solo ricordare a tutti che anche la retorica del “non possiamo chiudere tutto” cozza contro il principio di realtà, se la realtà dice che i contagi esplodono. Se vogliamo contenere il virus, dobbiamo cedere quote di libertà. Non c’è altra soluzione (…). Qualcosa in più di quanto fatto con l’ultimo Dpcm (il riferimento è a quello del 14 ottobre) è doveroso». Tralascio qui la questione della cessione di quote di libertà – tema difficilissimo tenuto conto che il concetto di libertà non può che iniziare con la libertà di restare integri, fisicamente e psichicamente – è anche vero che il caos di questi giorni e il crescere dei contagi imporrebbero qualche seria iniziativa. Dopo ore di annunci e rinvii, Giuseppe Conte è apparso in tv con voce più tonante del solito: ed è sembrato uno che non lo aveva letto, l’articolo di Giannini. C’è mancato poco che dicesse che tutto andava bene. Discutere del Mes? «Del tutto inutile». Il governo invece, sembra abbia scelto una linea molto soft, qualche cosa in più dell’ultimo dpcm (quello del 14 ottobre) ma giusto per motivare il fatto di aver prodotto un nuovo dpcm a pochi giorni dal primo. In breve: si consente ai sindaci la chiusura di luoghi particolarmente frequentati Siano i primi cittadini delle città e dei paesi a decidere gli eventuali parziali ‘coprifuoco’. A mezzanotte si chiudono ristoranti e bar ( non più di 6 avventori per tavolo), le scuole continuano in presenza, Per le secondarie si prevede un allargamento della didattica a distanza, poi diverse piccole altre cose, non fondamentali. Nulla di epocale. Di fatto sembra la fotografia dell’incertezza! Di fronte a una ripresa di contagi che ha già superato i 10.000 casi al dì, destinata ad aumentare rapidamente nelle prossime settimane. È una linea riconducibile al tratto tipicamente ‘andreottiano’ di Giuseppe Conte e alla logica comunicativa di Rocco Casalino: “Meglio non allarmare gli italiani. E  soprattutto non scontentare nessuno: i Governatori delle Regionali. i  Partiti.  I ristoratori, i parrucchieri, i proprietari di palestre e quant’altro. Si intuisce che il Pd, come al solito, è sempre più preoccupato di questo ‘andazzo’, ma più di tanto non riesce a incidere nell’agenda politica di questo Governo e del suo Primo Ministro. D’aItronde i Cinquestelle continuano a pensare solo ai fatti loro, ai loro Stati generali ai primi di novembre.  Il “congresso” del Movimento sarà un momento di scontro interno ormai inevitabile: tra un Di Battista che vuole prendersi la leadership contro l’ala “governista” Di Maio & C. ispirata da Grillo, per riportare il Movimento alle origini e impedirne la trasformazione in un partito tradizionale alleato permanente del Pd. Sostenuto in ciò da Casaleggio junior che punta su Rousseau, la titolarità delle liste degli iscritti e quella della gestione dei soldi del Movimento. E il Paese? Può attendere! Il governo si barcamena galleggiando. Tanto – si dicono l’un l’altro  – potremo sempre aggiustare la rotta tra un paio di settimane, se la situazione del contagio non migliora. Certo, così sono capaci tutti. Chi guida invece dovrebbe sapere prima dove vuole andare senza aspettare che il vento si alzi oppure no. Dunque, volando rasoterra il governo si sta prendendo un rischio enorme, in una fase in cui il suo rapporto con il Paese probabilmente si sta incrinando. Lo si sente in giro, lo si legge anche sui volti tesi dei Ministri, nello smarrimento dei vari  gruppi dirigenti sempre più sfilacciati.  Nel frattempo la gente continua a subire la mancanza di test, con le lunghe code per farli, la lentezza delle risposte degl’esiti, le conseguenti lunghe quarantene in una situazione di sospensione della propria condizione di salute personale e di quella delle famiglie e delle eventuali cure da ricevere. Così facendo aumenta il disagio delle persone è diventa solo questione di tempo, prima che arrivino ribellioni e proteste nei confronti dell’Esecutivo e delle Amministrazioni locali. Lo stato d’animo dei cittadini sta cambiando e la classe dirigente farebbe bene a preoccuparsi. Sono tre le questioni che hanno impedito e impediscono una decente gestione di questa fase dell’epidemia. La prima ormai la conosciamo tutti: è il rifiuto ideologico (del finto partito con ormai la sua finta maggioranza relativa) di utilizzare i prestiti del Mes, che avrebbero consentito l’assunzione di medici, biologi, infermieri e quindi una migliore efficienza della macchina di contrasto al virus. Paradossale i 5 stelle sul Mes mantengono la posizione politica dei maggiori partiti di opposizione, stando al governo? La seconda è la regola non scritta per cui le Regioni e i loro Governatori sono diventati intoccabili nei loro interessi e nei loro poteri: nulla si può più centralizzare, nemmeno i protocolli di cura, nemmeno l’acquisto dei vaccini anti-influenzali o dei test diagnostici, perché ciascuno deve conservare il potere di scegliersi il suo, con le procedure e i tempi che preferisce. Il Coronavirus è diffuso ovunque, sul territorio nazionale, ma ogni regione vuole andare avanti per conto suo. Così continuano a nascondere le proprie inefficienze, per poi lamentarsi del Governo centrale. L’emergenza sanitaria indotta dal virus ha riproposto il tema dei rapporti tra Stato e Regioni in una prospettiva assai diversa rispetto le solite astratte polemiche che spesso infiammavano i dibattiti tra i paladini del centralismo e i sostenitori dell’autonomia “tout cour”. La terza questione sono i sondaggi. Finora hanno garantito una considerevole popolarità ai gestori dell’emergenza e tengono abbastanza in equilibrio i numeri di maggioranza e opposizione. Quindi i sondaggi non vanno disturbati ne tanto meno discussi. Mai! Un occhio alle ultime intenzioni di voto (16 ottobre – La7)  sembrano confermare i trend delle ultime settimane. Troviamo la Lega di Salvini al 25,1%, con il Partito Democratico che sale al 21,0% netto: sono soltanto 4 i punti percentuali a dividere i due partiti. Continua invece la crescita di Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni: al momento i consensi salgono al 15,7%, staccando di quasi un punto percentuale il Movimento 5 Stelle che si ferma al 14,8%. Seguono poi forza Italia con il 6,4%, Italia Viva al 4,4%, Azione di Calenda al 3,5%, Leu al 2,9%, Europa Verde all’1,6% e +Europa all’1,4%. Le forze che al momento appoggiano l’esecutivo sarebbero al 43,1%. L’opposizione sarebbe al 47,2%. Resta grosso modo inalterata la differenza di circa 4 punti percentuali. Dunque? Sicuramente meglio proseguire con una ‘melina’ ragionevole, che adottare provvedimenti tranchant come ormai fanno in tutta Europa. Mai più un lockdown totale! Il premier ha detto che non ne vuole più sentire parlare. Meglio quindi evitare cose, che potrebbero portare acqua al mulino degli “altri”. Già ma se i contagi salgano anche qui da noi a 20/30mila al giorno? Se visto le lentezze burocratiche a modificare le storture sanitarie di una Sanità Pubblica ridimensionata nelle risorse e nelle professionalità negli ultimi 20 anni, di una Sanità Privata, interessata a massimizzare i profitti (vedasi i costi dei tamponi, certo li non ci sono kilometriche file e ore di attesa). Io l’ho pagato 177 euro, ci ho messo tra pratica d’accettazione, pagamento e esecuzione del tampone, meno di un’ora, previa telefonata di prenotazione il giorno prima.   Alla fine,  ‘la gente si adatta prevale la paura’ e finisce col mettere mano al portafogli. Tuttavia, almeno la terza questione il ‘Moloch’ dei sondaggi, andrebbe messo in discussione. Il dilagare dei contagi mette in evidenza l’impreparazione del governo a contrastare la seconda ondata del coronavirus. E la storia italiana dimostra che c’è un limite oltre il quale anche il più roccioso consenso si sgretola. Successe nel ’92, nella stagione di Mani Pulite che annientò tutte le filiere politiche sopravvissute alla Guerra Fredda. Successe nel 2013 con l’onda grillina che abbattè il bipolarismo italiano dopo vent’anni di tran-tran dell’alternanza. Rischia di accadere anche adesso? La domanda è legittima, qualcuno dovrebbe cominciare a farsela con una certa trepidazione. L’Italia è un Paese anziano e conservatore, innervato da una minoranza di garantiti – anziani e dipendenti pubblici – inclini a sostenere comunque il potere perché sostanzialmente immuni da preoccupazioni a medio termine. Ma l’improvvisa scoperta che, per mesi, nulla è stato fatto per organizzarsi in vista della prevedibilissima ripresa dell’epidemia, un disastro che minaccia vita e salute, scuote tutti quanti, anche loro. Così, per la prima volta, vediamo emergere in questi giorni sentimenti di rabbia e protesta generalizzati. Succede dove meno ce lo si aspetta, nella Campania del governatore-sceriffo Vincenzo De Luca, appena rieletto con percentuali plebiscitarie. Una regione simbolo, finora, di obbedienza agli ordini, quella che nella scorsa primavera inghiottì senza fiatare misure molto più restrittive del resto d’Italia. A scendere in piazza sono stati padri e madri normali – niente a che vedere coi soliti No Mask – furibondi per la chiusura delle scuole, che fino a prova contraria restano un diritto costituzionale. Insieme a loro, gli autisti del trasporto scolastico, improvvisamente senza lavoro per un provvedimento discutibile (è vero o no che i contagi studenteschi sono meno dell’un per cento?) e palesemente propagandistico. Ma cominciano a ribellarsi anche i Sindaci, che non hanno gradito l’ennesimo ‘scaricabarile’ su di loro di scelte difficili quali chiusure mirate e ‘coprifuochi’ locali.  Nella prima ondata della pandemia collaborarono con le Regioni alla surreale ricerca di ‘capri espiatori’ tra i loro amministrati: la caccia al runner, i droni in volo sulle spiagge, le multe pazze a gente che correva in ospedale per la chemioterapia o usciva di due metri dal territorio municipale,  intemperanze giovanili nelle movide di fine settimana. Ora capiscono che quel gioco non funziona più, non paga, perché il vero problema è sotto gli occhi di tutti e sono: la mancanza di test, la lentezza delle risposte organizzative nella sanità, l’obbligo di infinite quarantene attendendo l’esito di esami che magari saranno negativi. In 250, Sindaci, ieri, hanno scritto al Governo: “la faccia finita, si prenda i soldi del Meccanismo Europeo di Stabilità e finanzi investimenti sanitari adeguati anziché dar consigli sulle feste private o i matrimoni”. Lo stato d’animo dei cittadini, insomma, sta cambiando. Cresce sconcerto e rabbia… altro che #andratuttobene. Anche perché c’è una quarta questione da tenere in considerazione, una sorta di ‘tabù popolare’ con un radicamento millenario. Si chiama Natale, arriva tra settanta giorni e sarà bene tenerlo presente. La prospettiva di diventare il governo “che ruba il Natale” agli italiani dovrebbe consigliare un immediato risveglio dal letargo e un uso efficace e decisionista dei poteri di emergenza che Palazzo Chigi si è attribuito e non molla. Non c’è sondaggio che potrebbe resistere a uno scenario così, neppure in questo nostro Paese addormentato… Chi l’avrebbe mai detto? L’impressione generale è che stiamo andando dritti verso il lockdown, il secondo del 2020, nove mesi dopo il primo, con la curva dei contagi che sale, con i record dei positivi, con la perentoria aritmetica dell’epidemia, con i bollettini quotidiani, con le sirene delle ambulanze. È tornato alla ribalta perfino Brusaferro, che dite seguiranno anche le task force e altre fregnacce buone per le passerelle televisive della più imbarazzante classe dirigente della storia della Repubblica italiana? Eppure ci avevano detto che eravamo dei ‘fighi’ pazzeschi, che il modello italiano era invidiato in tutto il mondo e altre balle ‘casaliniane’ che troppi giornali si sono bevuti come ‘acqua tonica’ trasformandola poi in droplet infetti per tutti, anche dei più disincantati tra noi. Sappiamo tutti che cosa sta succedendo, ma pare che non interessi a nessuno, a meno di pensare che gli italiani siano diventati un popolo di masochisti, oltre tutto il resto. La pandemia è un meteorite difficile da evitare, ma nove mesi dopo l’attacco del virus Corona la corresponsabilità di quanto ci circonda è anche di questo governo, non solo dei precedenti. Si vede ormai ad occhio nudo che non è stata predisposta nessuna reale rete di protezione, nulla di nulla, per i cittadini italiani, cui ha fornito il solito predicozzo paternalista dopo averli turlupinati con un ennesimo «abbiamo tutto sotto controllo» come a febbraio, e poi caos e confusione di ogni tipo, sia sul fronte degli aiuti economici sia su quello sanitario – avete provato a fare richiesta dell’ecobonus? È più facile trovare un tampone. Siamo a ottobre 2020 e nessun italiano sa che cosa fare di fronte alla seconda ondata o a questa coda della prima, come sarebbe più corretto definirla. Il sistema dei test varia da regione a regione, certo per colpa del maledetto Titolo V riformato da Bassanini ai tempi del governo D’Alema per inseguire Bossi, ma soprattutto perché Conte e i suoi non sono in grado di elaborare un piano di emergenza nazionale, competenza prevista dall’ordinamento, perché altrimenti non avrebbero potuto scaricare le colpe su altri. L’App ‘Immuni’ si è rivelata una sòla,  non funziona, nonostante le campagne da “app alla patria”, non può funzionare senza un sistema serio di tracciamento e di contenimento del contagio e di tamponamento dei soggetti a rischio. E ormai i numeri suggeriscono che sia troppo tardi… Oggi un italiano con i sintomi del Covid – febbre, tosse, sapore metallico in bocca – prova a chiamare il medico di famiglia, il quale giustamente dice di non avvicinarsi allo studio altrimenti chiama i carabinieri. Quelli che sembrerebbe fortunatamente essere stati liberati dall’incombenza di andare a contare il numero dei commensali nelle case private. Come voleva il Ministro Speranza. Ma dai… non era certo questo l’obiettivo del Ministro della salute Roberto Speranza,  dando alcune indicazioni di buon senso da usare anche in famiglia. E stato fatto passare dalla stampa di Destra – proprio lui che si è fatto conoscere, per una delle poche persone serie, ancora in giro nel circo Barnum della nostra politica. Come fosse quel noto comico… “cavolo” …mi scappa il nome” si, avete capito quello di Genova… quello che vorrebbe sorteggiare coloro che devono  governarci con un click del computer (la chiama democrazia diretta). Ma belin!!!  E’ già stato fatto coi parlamentari 5stelle. Visto che casino? Allora, si vuole aumentarlo?! Oggi, un italiano sintomatico è costretto ad avventurarsi nel mondo di fuori alla ricerca del tampone, in alcune regioni sapendo di dover  affrontare  code di ore e ore, in un “drive in” da terzo mondo altro che da Canale 5. Andandoci di notte, rasente i muri come i ladri, almeno fin quando non scatterà anche da noi il coprifuoco come in Francia. Questi geni che tutto il mondo ci invidia non sono riusciti nemmeno a predisporre un numero sufficiente di vaccini contro l’influenza di stagione, che prima del Covid c’erano e ora sono introvabili, con il risultato che a ogni starnuto va in quarantena una famiglia, una scuola, un’azienda non potendosi escludere che una normale influenza sia invece il Covid-19. Com’è possibile che questi governanti, con la schiera di virologhi a disposizione, costretti ad affrontare, sicuramente la più grande crisi sanitaria dal Dopoguerra, non siano stati capaci di razionalizzare le scelte per produrre, distribuire e somministrare il normale vaccino antinfluenzale di stagione, né a organizzare uno straordinario sistema nazionale di test e di tamponi semplice ed efficiente e diffuso nel territorio per isolare in tempo i positivi e liberare i negativi? Forse si  sono persi  in grottesche discussioni sui banchi a rotelle e sulle cene in casa, specchiandosi narcisisticamente sui soffietti pubblicati dai giornali e scaricando le responsabilità sulle Regioni, dove ci sono altri bei ceffi e dove ognuno dei così detti Governatori (fa tanto America) fa a modo suo (Campania docet: ha appena chiuso le scuole). Il Governatore della Lombardia, sta probabilmente ancora cercando di svendere i camici dell’azienda di famiglia. Insomma, assistiamo a una catastrofe civile, morale e politica, oltre a quella sanitaria ed economica. E dopo aver difeso indignandosi un governo finito sotto assedio, senza averne una responsabilità particolare; adesso è comunque giunto il momento di mostrare  “un’idea dell’Italia” e delle sue prospettive. Occorre necessariamente “un cambio di passo” rispetto al recente passato. Ma il punto vero è che l’Esecutivo è lo stesso di prima: inadeguato ieri lo è ancor più oggi. Non era difficile rendersene conto. Assistiamo ormai da tempo a un lockdown intellettuale della politica. A una vera e propria chiusura della mente italiana che sarà difficile riaprire, anche quando il virus sarà neutralizzato…

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