La previdenza complementare deve essere obbligatoria?

Il quesito è riapparso recentemente su il sole24ore… Ma l’interrogativo non è affatto nuovo. In tutti questi ultimi anni ha accompagnato il dibattito sulla nostra previdenza complementare, che non è mai veramente decollata. E che con l’aumento delle tasse sui rendimenti dei Fondi Pensione volute dal Governo Renzi e il tentativo di mettere il TFR in busta paga… è finita nonostante la tenuta delle sue performance finanziarie decisamente superiori a quelle del TFR su un …binario morto. Infatti gli iscritti aumentano con il “conta gocce”.

Quindi la previdenza complementare deve essere obbligatoria?

Razionalmente pare quasi semplice. Nei fatti molto ma molto meno: perché oltre a non trascurabili dettagli operativi (compensazioni o fondo di garanzia per il Tfr dei dipendenti delle piccole e medie imprese), alcune trappole mentali respingono l’idea di essere obbligati a risparmiare per il proprio futuro. 

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Il tema è il progressivo calo delle rendite pensionistiche per chi spetterà di lavorare nei prossimi anni e decenni. È pertanto necessario ora risparmiare in modo coerente. Il modo non manca: il sistema della previdenza complementare è perfettibile ma è sufficientemente efficiente per fornire un adeguato secondo pilastro.

Forse è il caso di risolvere la sua scarsa diffusione obbligando ad aderirvi! Il tema è caldo e nella prossima legge di Stabilità si prevede una miniriforma.

Ci sono sei mesi di tempo per scegliere il modo giusto per incentivare il risparmio previdenziale. L’obbligatorietà è una via, si tratta di decidere quanta parte della retribuzione: il 10% della retribuzione, dicono gli esperti, dovrebbe essere destinata ai fondi pensione.

Quote inferiori renderebbero inefficace l’operazione, soprattutto se in assenza di una campagna di educazione previdenziale adeguata.

PREVIDENZA

I confronti con altre adesioni obbligatorie non mancano rispetto agli strumenti di copertura dai rischi: a partire dalla RC auto, alle polizze Long Term Care (Ltc) in Germania. Diverso ancora il caso dei Paesi Bassi: in pochi anni fondi pensione negoziali a prestazione definita hanno visto impennare adesioni e patrimonio, grazie alla forte convenienza (non solo) fiscale, accompagnata dalla limitatezza delle prestazioni di primo pilastro. Infatti un olandese che vi rinunciasse sarebbe un” folle”, un pericolo per la collettività, visto che così si candiderebbe a un’indigenza e all’intervento assistenziale…

Qui da noi come sarà?

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