Leopolda: o Renzi, o morte! La Leopolda si prenderà il PD o lo lascerà per sempre?

Non c’è più alcun dubbio, nonostante il divulgatore documentaristico delle bellezze di “florance”, la Leopolda in stile “che tempo che fa” e qualche ben remunerata conferenza internazionale… L’assise renziana ci ha mostrato un Renzi che non ha nessuna voglia di tirarsi indietro dalla politica. Anzi un vero culto dellaimages (1) personalità, con bordate ai nemici, e anche un’ipoteca per il dopo (più che probabile) disfatta europea. La Leopolda numero nove… con il suo ritorno al futuro e con “la prova del nove” chiusasi lo scorso week end, può essere piaciuta o meno, può aver appassionato molti e deluso tanti altri, può essere stata percepita come una grande novità o come la solita minestra riscaldata. Ma ha sicuramente un merito, quello di aver fugato ogni dubbio sul presente e sul futuro politico dell’unico motivo per cui questa manifestazione esiste e continuerà ad esistere, ovvero: Matteo Renzi. Che infatti, nel discorso che a chiuso la tre giorni fiorentina, quello in cui ha attaccato frontalmente il “governo dei cialtroni”, fissa già l’appuntamento per il prossimo anno, il 25 ottobre del 2019 si aprirà la decima Leopolda. Un modo per dire chiaramente da parte di Renzi: “io ci sono e continuerò ad esserci”. Gli indizi a riguardo, d’altronde – erano già ampiamente trapelati prima della kermesse nella vecchia stazione di Firenze – troppi e troppo evidenti per non capire che l’ex segretario, ex premier, ex sindaco di Firenze, ex presidente della Provincia, ex rottamatore e ora “senatore semplice di Scandicci e Firenze”, non abbia affatto alcuna intenzione di farsi da parte e di mettersi a “giocare da mediano”, come aveva invece comunicato qualche mese addietro, in una delle sue tante ospitate televisive. schermata.pngIl video di apertura della tre giorni fiorentina – in pieno stile convention americana, con Renzi acclamato da una folla in estasi, sulle note di “Quelli che restano” di Elisa e Francesco De Gregori – aveva fugato ogni dubbio già dall’inizio. Il resto è stata la sublimazione del ‘super-io’. Intanto la presentazione della manovra alternativa, scritta con Pier Carlo Padoan. Alternativa a quella di Lega e Cinque Stelle, ma alternativa al di la della negazione di maniera, anche a quella “varata” solo pochi giorni prima da Maurizio Martina e dal responsabile economico, renziano o meglio ex tale e quindi in uscita, Tommaso Nannicini. Poi è stata la volta dello show nelle vesti di intervistatore, che Enrico Mentana ha descritto come una prova da sparring partner di Paolo Bonolis. E ancora nella giornata di sabato è arrivata la proposta di candidatura di Rula Jebreal alle elezioni europee con il PD (?!) Veramente singolare che un “senatore semplice” si senta addosso la responsabilità di pensare a come redigere le liste elettorali. Durante il discorso di chiusura, poi, la frase che testimonia come Renzi faccia ancora fatica a pensare di avere a che fare con un epocale disastro elettorale: “Con la personalizzazione abbiamo preso il 40%, con la spersonalizzazione il 18%”. Come se gli elettori avessero percepito un suo presunto passo indietro in campagna elettorale e non avessero premiato il PD per questo. E infine, come se tutto questo non bastasse, arriva il gran finale, su Facebook, a bocce ferme: “Inizia una nuova strada”, con tanto di lancio di comitati civici in tutta Italia. Non una novità, per il renzismo, che già in passato aveva provato, senza successo, a costruire una rete parallela al PD sul territorio. A chiarire il tutto è Piero De Luca, figlio delpiero_de_luca.jpg governatore della Campania, nome in ascesa nella galassia dell’ex premier: “Renzi è una figura imprescindibile per il Partito Democratico, ma spero che si arrivi presto ad una soluzione unitaria che rilanci in partito in vista degli appuntamenti elettorali della primavera”. Parole che pesano come pietre e chiariscono cosa sarà il “campo di battaglia” nel Pd nelle prossime settimane. Prima considerazione no, anzi una certezza. Non ci sarà mai alcun candidato di area renziana in grado di evolvere dallo stesso Renzi. La tre giorni di Firenze ha messo in scena un culto della personalità senza precedenti nella storia del centrosinistra. Siamo a livelli salviniani. Infatti, è immaginabile una Lega con Salvini a fare da portatore d’acqua? No. Ecco, secondo i suoi fan neppure Renzi potrà mai fare il portatore d’acqua. Con buona pace dell’autonomia e dell’autorevolezza di Marco Minniti, il cui impatto alla Leopolda è risultato, al momento, alquanto trascurabile, per usare un eufemismo. Ciò conduce dritti ad una seconda considerazione, una seconda certezza. È impossibile pensare ad un’alternativa a Renzi fuori dal campo renziano senza che questo porti ad uno scontro e, potenzialmente, ad una separazione. Nicola Zingaretti non ha mai nascosto di essersi candidato anche per archiviare gli nicola-zingaretti-piazza-grandeanni del renzismo. Ebbene, Renzi, e quel popolo a lui così devoto, non accetterebbero mai l’idea di essere in minoranza. E il “fuoco amico” tanto criticato da Renzi si rivolterebbe subito contro il nuovo segretario con effetto immediato. Anzi, il fuoco amico, se così si può definire, è già cominciato ancora prima dell’inizio della campagna congressuale. E qui, come più volte sottolineato entriamo nel campo di una grande incertezza. La fotografia post-Leopolda del PD, infatti, è quella di un partito ‘ostaggio’ del suo ex leader. Il quale, nonostante la spinta dei suoi tifosi, non ha intenzione di rimettersi in gioco subito, ma di attendere una piena riabilitazione politica. “Avete sbagliato tutti voi, vi siete incasinati, riconoscetelo e io magnaninamente ritornerò!” Nel frattempo, dietro questa poco credibile ++ Pd: Minniti, candidarmi? Al momento no ++ricerca del candidato unitario, cominciata con l’iniziativa dei sindaci pro-Minniti  orchestrata dal turborenziano Matteo Ricci, si nasconde il vero obiettivo di Renzi: rinviare definitivamente il congresso, scavallare le europee e riproporsi come unico leader dopo l’ennesima disfatta. Una strategia che però, fa acqua da tutte le parti, e rischia di trovare davvero troppi ostacoli sulla propria strada. La Leopolda infatti, checché ne pensino i frequentatori più convinti, è diventata con gli anni una realtà parallela, una bolla. Lontana dal comune sentire del paese e, negli ultimi tempi, anche da quello del partito. Non è un caso che di big, quest’anno, se ne siano vista pochi o niente. Sono quelli che su Facebook il pasdaran Alessio De Giorgi (social media manager che negli ultimi tempi ha fatto parlare di sé più per le sue gaffe online che per le sue strategie) definisce i “leccaculo”. Ma sono anche, forse, il termometro di dove stia andando davvero il partito convinto di dover archiviare definitivamente il renzismo, se vuole coltivare la speranza di una ripresa di consenso elettorale nei prossimi anni…

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