Life 2): con il populismo è più facile immaginare la fine del mondo che la fine del capitalismo…

… Gli operai del secolo scorso trovavano elementare aderire al Marxismo, nel momento in cui questo significava in alcuni casi rivendicare migliori condizioni di vita per sé e per le proprie famiglie e in altri la rivalsa verso classi sociali più agiate. Da parte loro i Principi germanici trovarono assolutamente convincente la lettura della Bibbia, da parte di Martin Lutero, che demoliva la pretesa del papa di Roma di essere l’intermediario esclusivo con l’Onnipotente. E se poi volessimo divertirci ad andare indietro nel tempo, perché stupirsi di religioni che raccontavano all’uomo che lui non era parte della natura, bensì un essere superiore scelto da Dio e in funzione di cui Dio non solo aveva creato la natura stessa, ma l’aveva messa a disposizione dell’uomo per fare un po’ quello che diamine gli pareva? Ora. Una volta compresa la narrazione e il bias da conferma, si ha una chiave di lettura nuova e potentissima sia della storia che degli eventi sociali attuali. Ma la Psicologia Cognitiva non si esaurisce certo qua. Ci sarebbe da parlare anche di ‘framing’, ‘priming’, ‘euristica della disponibilità’, ‘attribute substitution’, ‘overconfidence effect’ (effetto Dunning Kruger). Ognuno di questi bias meriterebbe come minimo un articolo a sé, perché si tratta di tranelli mastodontici in cui le nostre menti deboli, frutto dell’evoluzione darwiniana, possono facilmente cascare. I Bias Cognitivi sono dei veri e propri effetti ottici mentali, delle distorsioni della realtà percepita introdotte dai meccanismi con cui elaboriamo le informazioni che ci arrivano. Dal momento che il cervello umano è frutto di evoluzione, non sorprende che la natura ci abbia dotato di euristiche (arte della ricerca, tecnica della ricerca) che ci fanno percepire con buona approssimazione possibili minacce al nostro benessere. Al tempo stesso, però, le euristiche sono funzioni non perfette. Nella società moderna, venditori, assicuratori e propagandisti politici hanno buon gioco a sfruttare le imperfezioni delle euristiche per farci percepire costi, bisogni e paure in maniera distante dalla realtà, secondo le loro convenienze. Se non impariamo a riconoscerle, queste distorsioni possono facilmente portarci a vivere in un mondo virtuale lontano dalla realtà dei fatti o della logica. Ora. Lungi da me intrattenervi con una lunga trattazione sulla psicologia cognitiva, non è il mio campo né il mio ruolo, non sono uno psicologo, solo un Life Coach… a riguardo è meglio offrirvi (se volete approfondire), un riferimento al lavoro pionieristico di Daniel Kahneman (Psicologo. Vincitore del Premio Nobel per l’Economia nel 2002) e Amos Tversky (è stato – è morto nel 1996 –  uno psicologo cognitivo e matematico israeliano) negli anni 70 e 80. Grazie a loro abbiamo una mappatura molto ampia degli “effetti ottici mentali” che portano le persone a percepire la realtà in maniera distorta e ad agire di conseguenza. E forse è meglio precisare anche cosa fa un Life Coach: per me il mental coaching deve fornire un aiuto concreto alle persone per superare ostacoli mentali che incidono negativamente sulla loro vita. Il life coach non dice quello che le persone devono fare, ma fa da guida al raggiungimento degli obbiettivi voluti. Allena la mente, in modo da far emergere il meglio delle persone aiutandole a farlo da soli, per diventare autonomi e ad autogestirsi. Il life coaching si basa quindi sulla ricerca di un nuovo modo di essere attraverso l’acquisizione di un più alto grado di consapevolezza e responsabilità in se stessi. Andiamo avanti ed ecco che entra in Scena il Populismo. Se siete stati attirati dal titolo sul populismo, forse vi chiederete cosa aspettassi a parlarne. L’introduzione è stata lunga, ma assolutamente necessaria, dal momento che non è possibile spiegare il populismo razionalmente senza avere gli strumenti di base che ci sono dati dalla psicologia cognitiva. Senza quelli, ogni ragionamento rischia di essere solo una delle variegate narrazioni che gli opinionisti italiani sfornano quotidianamente sull’argomento ad uso e consumo del loro pubblico di riferimento. Mentre la psicologia cognitiva è in grado di fare piena luce sul fenomeno populista e sulle dinamiche che lo alimentano. Occorre partire con una precisazione. Tutti i partiti politici hanno sempre sfruttato (e ancora sfruttano) i bias cognitivi nella loro comunicazione e propaganda. Lo scopo è sempre stato quello di raccogliere un consenso elettorale che mai raggiungerebbero con discorsi tecnici e assolutamente razionali, ma assai poco convincenti narrativamente parlando. Le persone sono spinte da visioni e idee, e con visioni e idee si conquista il consenso che porta a governare. Un partito che si limitasse a presentare i conti come un ragioniere assai difficilmente arriverebbe ad eleggere abbastanza rappresentanti per poter ambire a formare un governo. Storicamente, però, una volta vinte le elezioni, quegli stessi partiti dovrebbero sapere anche esprimere figure in grado di fare i conti con la realtà vera, e non quella percepita fatta di emozioni e suggestioni. Un tempo almeno era così. Questo nel contesto italiano attuale significa (così dovrebbe essere) avere la capacità di gestire la macchina dello Stato, specialmente visto che il peso del debito pubblico (e degli interessi pagati per onorarlo) si è fatto opprimente. E un qualsiasi governo italiano dovrebbe necessariamente conciliare 3 esigenze fondamentali: Pagare stipendi e pensioni ai cittadini. Non aumentare, e per quanto possibile ridurre, il carico fiscale, specialmente quello sul lavoro, che è una delle barriere agli investimenti in Italia. Provvedere ai due punti sopra senza aumentare il debito pubblico, anzi riducendolo il più velocemente possibile specialmente nei momenti di crescita economica (gli interessi sul debito sono soldi sottratti sia al welfare che allo sviluppo economico). Tradotto in pratica, un qualsiasi governo italiano deve dimostrare di saper gestire il debito e rassicurare il resto del mondo sulla capacità dell’Italia di onorarlo mese per mese. Se questo non succede, si arriva rapidamente al crollo economico del paese: gli interessi sul debito salirebbero, il debito non sarebbe onorato e, di conseguenza, non sarebbero più garantiti i pagamenti di stipendi e pensioni (!!!) Questo ‘reale’ italiano continua ad essere presente anche nella realtà del Covid-19, seppur momentaneamente accantonato d’intesa con l’Europa, il “saldo di bilancio” così da permetterci con l’emergenza di aumentare ulteriormente il debito, il rapporto fra debito pubblico e Pil nel 2019 è stato del 134,8%, permanendo sui massimi storici segnati nel 2018 e 2016. Il governo, nella Nota di aggiornamento al Def, aveva previsto un livello pari al 135,7%. La pressione fiscale nel 2019 è salita al 42,4% dal 41,9% del 2018. Ora è già arrivato in questi 10 mesi di pandemia attorno al 170 per cento del Pil e sappiamo che salirà ancora e ancora ulteriormente con l’arrivo del Recovery Fund.  È appena il caso di ricordare che questo è il motivo per cui fu insediato in fretta e furia il governo Monti nel 2011: operare tagli “lacrime e sangue” che mai avrebbero avuto il supporto dei cittadini, ma che erano necessari. La democrazia è bella, ma salvare il paese dal tracollo è necessario. I populisti italiani pongono un problema nuovo. Non sembrano in grado di esprimere personalità che gestiscano il debito e si spingono al punto da disconoscere il problema in nome di narrazioni buffe. A partire da: non esistono più destra e sinistra. Alla lista di “proposte” che molti riconosceranno anche senza l’attribuzione ai rispettivi inventori: usciamo dall’Euro. Così possiamo stampare i soldi, pagare più stipendio a tutti e ripagare il debito svalutato. I politici sono tutti corrotti. Confischiamogli i beni e con quello finanziamo il rilancio dell’occupazione. L’immigrazione è un complotto del grande capitale per abbassare il costo del lavoro e ridurci in schiavitù. Con il reddito di cittadinanza, i soldi cominciano a girare e l’economia si rimette in moto da sola. Facciamo una flat-tax per tutti al 15% (senza indicare le coperture) e tutti staranno meglio. Abbassiamo le ore lavorative a parità di salario. In questo modo le aziende assumeranno di più e il problema dell’occupazione sarà risolto. Aboliamo la legge Fornero (senza indicare le coperture) … e ovviamente potrei continuare. Diciamocelo francamente: si può facilmente dimostrare che ognuno di questi punti sia un libro dei sogni la cui fattibilità va dall’impossibile al catastrofico. Così com’è successo… Ma la cosa non interessa alla maggioranza della gente che ha votato i movimenti e/o i partiti populisti/sovranisti. Una volta che una persona ha deciso che quella proposta gli piace, ci penserà il Bias da conferma a fornirgli il sostegno di cui ha bisogno per considerarla assolutamente fattibile. In alcuni casi, poi, entra in azione come già accennato l’effetto Dunning Kruger. L’effetto Dunning-Kruger è un bias cognitivo in virtù del quale persone di scarsa cultura, con difficoltà cognitive e senza alcuna competenza, sono soggette ad un illusorio senso di superiorità che li porta a sopravvalutare erroneamente le loro capacità di comprensione dei problemi e quelle operative per risolverle. In breve, credono che tutto sia facile (mentre quelli che ci capiscono un po’ di più sovrastimano il rischio). Ai succubi del Dunning Kruger, la complessità appare come una creazione artificiale messa in atto per danneggiarli. L’Effetto Dunning-Kruger fa si che gli stolti fanno tutto facile, i meno stolti sono più pessimisti… Per chi crede nelle scie chimiche, la parola di uno scienziato della NASA è derubricata a voce del sistema che complotta contro i cittadini, mentre la testimonianza di Vinicio che si è sentito male dopo aver visto le scie degli aerei diventa prova incontrovertibile. È il bias da conferma, bellezza. L’uso costante di Dunning-Kruger nella propaganda politica dei 5 Stelle presenta delle criticità significative, specialmente ora che quel Movimento si propone come forza di governo… Se da una parte, grazie a internet e social media, la raccolta del consenso tramite bias cognitivi è stata efficace per i 5 Stelle, ma anche per la lega, ma anche per il Pd di Renzi e i suoi rimasti resti… dall’altra questo sistema ha la pecca notevole di selezionare (vedi piattaforma Rousseau) in partenza persone di basse o assenti competenze, ed escludere gli altri… Benché la maggior parte dei politici pentastellati fosse sicuramente in buona fede quando parlava di onestà (in altre parole: “ci credevano”), non appena essi si sono trovati ad affrontare problemi complessi, si è mostrata chiaramente la loro incapacità di gestire le problematiche amministrative reali, come l’autoriduzione di salari e spese di rimborso, subendo colpi dolorosi al loro senso di autostima (in pratica, il loro mondo virtuale gli è crollato davanti o meglio addosso come un castello di carte). La soluzione è stata di ripiegare ulteriormente in modo ancora più aggressivo su narrazioni auto-assolutorie del tipo “è colpa di quelli che c’erano prima di noi”, “del PD”, “di Berlusconi”, “di Renzi”, “di Napolitano”, “della Massoneria”, “della Finanza internazionale”, “di Bilderberg” e così via. La cosa non dovrebbe sorprendere. Sono strategie analoghe a quelle messe in atto dai bambini quando vengono colti con le mani nel sacco per aver fatto qualche birbonata… Per quanto riguarda la Lega, la situazione è leggermente migliore dei 5 Stelle (probabilmente perché hanno governato in passato), anche se le loro proposte di uscita dell’Italia dall’Euro e dall’Europa sono considerate catastrofiche dalla maggior parte di esperti di economia per ragioni che sono abbastanza ovvie anche ai non economisti. Insomma, benché alquanto divertente (fa spettacolo e relativa audience) da un punto di vista mediatico, l’affermazione dei partiti populisti è costato molto all’Italia in quanto arrivati al governo non si sono dimostrati in grado di saper tenere i conti a posto… accusando l’Europa di sottrare spazio alla loro sovranità perché eletti dal popolo… Il populismo: Causa del Problema o Effetto del Problema? Arrivati a capire come si forma il pensiero che porta al consenso per i movimenti populisti, è ora di affrontare la domanda centrale. Il populismo esiste come effetto di problemi reali nei rispettivi paesi, oppure è il populismo stesso l’arma con cui alcuni, nell’era di Internet, riescono a pilotare il consenso delle masse? Io sono personalmente convinto che si tratti di entrambe le cose. C’è un problema vero che alimenta il populismo, ma il populismo stesso può diventare un’arma nelle mani di arrivisti politici o anche di altri blocchi geopolitici che hanno interesse nel vedere governi deboli alla guida dei paesi occidentali, Italia compresa. Arrivo alla considerazione di base che è la seguente: se la mente umana è così manipolabile come ci insegna la psicologia cognitiva con libri disponibili in tutte le librerie, è semplice per la politica politicante utilizzarla per aver consenso ai propri fini. Assumendo quindi il fatto che le forze politiche abbiano soffiato sul fuoco del populismo italiano, la domanda a cui occorre rispondere è se tale fuoco esistesse già di per sé. E la risposta è sicuramente affermativa, visto che l’Italia è soggetta a due grandi fenomeni del nostro tempo insieme agli altri paesi occidentali: la globalizzazione e la spinta di milioni di individui che nei paesi occidentali vorrebbero emigrare… Si può affermare che la società italiana provi una generale diminuzione della qualità della vita, diminuzione vera o percepita che sia. In Italia, come nel resto del mondo, la globalizzazione spinge verso il basso i salari della classe media, e verso l’alto i salari di chi fa lavori specializzati. Questo porta alla visione costante di modelli di vita da paese occidentale ricco presentati a persone che a tali modelli non possono aspirare. Semplificando, se uno stipendio da 3 milioni di lire al mese permetteva alla moglie di un bancario di non lavorare e alla sua famiglia di fare vacanze lunghe due volte l’anno, lo stesso non si può dire di uno stipendio di 1700 Euro oggi. Ciò è ancora più vero se si parla di stipendi di 1200/1300 euro per impiegati e operai con anzianità di lavoro. Ancor meno se parliamo di 600/800 euro per neo assunti, con scolarità medio alta, per lavori affatto qualificati e in linea con i loro studi e le loro aspettative di vita. Eppure televisioni, web e giornali mostrano costantemente immagini di gente ricca o benestante che se la spassa. Questo genera invidia e scontento che portano a un desiderio di rivalsa sociale e alla scelta di partiti “distruttivi” del sistema, con buona pace di qualsiasi analisi razionale della situazione o di qualsiasi aspettativa che la gente si senta appagata solo con i discorsi logici. In questo contesto, è comprensibile che molti optino per la scelta populista, benché essa sia assolutamente irrazionale dal punto di vista logico. Non è annientando il sistema che offre 1300 Euro di stipendio che si finisce col guadagnare di più. Molto più probabile che si finisca per perdere anche i 1300 euro. Ma da quell’orecchio, in tanti, non ci sentono. Non ci vogliono sentire, preferendo comunque puntare su una scelta che scompigli le carte ad un “sistema” da cui non sentono di ricevere abbastanza. In questo contesto, si vanno a inserire gli stranieri, arrivati in Italia come conseguenza della scarsa prolificità degli italiani stessi (1,34 figli per donna). Immigrazione clandestina a parte, gli stranieri si prestano a fare lavori che spesso gli italiani considerano troppo umili e non sufficientemente remunerati. Pizzaioli egiziani e ristoranti italiani gestiti da famiglie cinesi sono ormai la norma nelle grandi città del nostro paese. Come stupirsi che molti, vedendo lo straniero fare il lavoro che fin da bambino abbiamo visto appartenere a un italiano, reagiscano con sconcerto ed arrivino a sviluppare una narrazione razzista e xenofoba? Fin troppo prevedibile che qualcuno speculi su questo a fini elettorali, magari facendo balenare la narrazione di un complotto mondiale dei governi dei ricchi  (vedi interrogativo se Soros sia un benefattore o un criminale) che scatenano intenzionalmente i flussi migratori dagli altri paesi per abbassare gli stipendi dei lavoratori locali. Insomma, il malcontento è “reale” se pur fuori di “realtà”. I populisti non hanno soluzioni, ma tramite i bias cognitivi hanno saputo comunque trasformare quel disagio in consenso elettorale. Concludendo: Il populismo è stato spesso rappresentato dagli opinion-maker come un fenomeno sfuggevole e di difficile comprensione. Non è così. Il fenomeno appare in tutta la sua chiarezza e potenziale pericolosità a chi conosce un minimo di psicologia cognitiva abbinata ai meccanismi dei social e del web. La globalizzazione e la tecnologia abbassano il costo del lavoro per la maggior parte delle persone, impoverendo la classe media, ma arricchendo chi svolge lavori specializzati. Ciò provoca malcontento e porta al successo elettorale nuovi partiti e movimenti, anche quando questi non propongono soluzioni concrete ed attuabili per affrontare i problemi di partenza. E’ così che: con il populismo è più facile immaginare la fine del mondo che la fine del capitalismo…

(continua)

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