Life: avere uno scopo nella vita cos’è, un’illusione o una semplice determinazione?

Avere uno scopo nella vita… Chi dubiterebbe dell’importanza di questa affermazione? Ma siamo sicuri di sapere di cosa si tratta? Quali illusioni possono celarsi dietro questa aspettativa e che ruolo ha la richiesta di aiuto rivolta a psicologi e psicoterapeuti? Avere uno scopo nella vita, anche in tarda età, sembra essere uno dei fattori connessi al mantenimento del benessere, fisico e psicologico. D’altra parte per ognuno di noi è fondamentale sentire di avere, in qualche modo, un proprio posto nel mondo, percepire cioè che le proprie azioni e il proprio procedere nella vita hanno un qualche tipo di significato. Attenzione però, perché gli esseri umani sono spesso animati da motivazioni contraddittorie, a volte conflittuali, piuttosto che da intenzioni chiare e lineari. In questo si sostanzia molta parte della richiesta di aiuto psicologico o motivazionale che sia. La ricerca del significato etimologico ci dice che la parola “scopo” deriva dal greco skopeo che sta per “osservo, esploro”. Avere dunque uno scopo sembra rimandare, nella sua essenzialità, ad una condizione in cui più che seguire strade già battute, si tenderebbe alla ricerca del nuovo. Avere uno scopo nella vita rimanda pertanto in ultima analisi ad una qualche tensione al cambiamento. Questo non vuol dire però che perseguire uno scopo o un’idea di cambiamento sia qualcosa di semplice o tantomeno lineare. Gli esseri umani, si sa, sono sempre più complessi e contraddittori di quanto ci si aspetterebbe… Daniel Stern, noto psicoanalista statunitense, ha dato importanti contributi all’Infant Research soprattutto grazie alla sua concezione di Sé narrativo: il culmine dello sviluppo e della maturazione del Sé coincide con l’emergere di un peculiare modo di percepire se stessi e il mondo attraverso la creazione di storie, ovvero di significati in grado di dare senso a quanto facciamo e a quanto ci accade mettendo in relazione ciò che avviene fuori e dentro di noi. Questa tappa maturativa si avvia con lo sviluppo del linguaggio e quindi con l’emergere della capacità simbolica che consente di rappresentare la propria esperienza, astraendola dal dato concreto, rendendola in tal modo pensabile e comunicabile agli altri. Tutti noi nel corso di tutta la nostra vita, esplicitamente e implicitamente, non facciamo altro che costruire e ricostruire storie su noi stessi, individuando nessi, spiegazioni, relazioni che diano coerenza e significato alla nostra esperienza. Una persona accetta un lavoro routinario per garantire stabilità economica alla sua famiglia e magari “riscattarsi” da un passato infantile di povertà e privazioni; un’altra potrebbe al contrario decidere di “mollare tutto” e unirsi a un’Associazione che combatte la povertà nelle zone più impensate del globo… Entrambi hanno costruito una personale storia su qual è il proprio posto nel mondo e qual è il modo in cui, ognuno di loro, sente di poter partecipare al bene proprio e altrui. Dall’esempio precedente possiamo desumere due aspetti importanti: in primo luogo, avere uno scopo nella vita non rappresenta necessariamente qualcosa di grandioso o di fuori dall’ordinario, può coincidere anche con una quotidianità all’apparenza tutt’altro che straordinaria. In secondo luogo, avere uno scopo non è un valore in sé, avulso dal contesto, non si identifica tout court con cosa si fa. Un tipo di scopo o di obiettivo nella vita ha un valore in funzione di quanto è in grado, soggettivamente, di sostenere il proprio senso di identità personale e, con questo, la propria appartenenza, il proprio posto, entro la cerchia di relazioni in cui si è immersi. Nessuno scopo è quindi desiderabile o “migliore” di per sé, ma lo è in funzione di quanto sia funzionale, per una specifica persona, a sostenere/costruire un proprio senso di identità, di coerenza interna. Anche l’obiettivo più grandioso e invidiabile non sarà in grado di renderci veramente felici se non collima con quell’incessante “narrazione” che costruiamo e ricostruiamo su noi stessi. Spesso è questa la questione sottesa a molta parte dell’insoddisfazione e del “vuoto” interiore lamentati da alcune persone che richiedono un sostegno motivazionale attraverso un percorso di coaching quando addirittura un sostegno psicoanalitico. Che ci sia un malessere “sintomatico” o meno, un percorso di coaching o di psicoterapia hanno, pur nelle loro diversità, direttamente o indirettamente, l’effetto di aiutare la persona a diventare più pienamente se stessa…

E’ sempre tempo di Coaching!

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