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PD: le mosse dei renziani o ex tali, per arginare Zingaretti…

Uno sguardo a come vanno le cose nel PD e nella Sinistra italiana in preparazione delle elezioni europee. In queste settimane abbiamo assistito all’antifascismo tardivo di Di Maio praticamente l’ennesima sceneggiata… con l’intenzione di trattenere voti ex PD, le critiche a Salvini che va a braccetto in Europa con formazioni politiche che negano l’olocausto… se non fosse solo fumo propagandistico… Di Maio conseguentemente dovrebbe rompere la maggioranza di governo. Abbiamo visto in queste settimane un PD in difficoltà per riuscire a trovare tutti i candidati capi lista  per le Europee… problema risolto solo due giorni fa… con la candidatura per il Sud di Franco Roberti ex procuratore generale antimafia. Infine la tregua nel PD potrebbe rompersi prima delle Europee. Lotti e Guerini è ormai ufficiale lanciano una nuova corrente che si aggiunge a quella di Giachetti. Nel mirino l’ipotesi del segretario di aprire le candidature per le europee a Mdp. Al segretario Nicola Zingaretti saranno sicuramente fischiate le orecchie nei giorni scorsi. Il 66% di consensi con cui si è aggiudicato le primarie è bastato sicuramente a garantirgli una partenza tutto sommato tranquilla, all’insegna del suo slogan #voltiamopagina rispetto all’era renziana, ma questo non vuol dire che non debba fare attenzione anche lui, al possibile fuoco amico… Pratica iniziata dai renziani che hanno usatoo il “fuoco amico” contro Bersani e Letta… basta ricordare le vicende dell’elezione del Capo dello Stato  – con l’affossamento delle candidature di Prodi e Marini… con in più la defenestrazione del Governo Letta… per insediarvi quello di Matteo Renzi. Poi, come dice il proverbio: “chi di spada ferisce di spada perisce” e i renziani o per meglio dire il loro capo di ciò si è parecchio lamentato assumendo spesso il ruolo della vittima… ma le sconfitte elettorali del PD non sono certo imputabili agli ex compagni di Mdp che alla fine se ne sono andati… Sta il fatto che dall’area renziana (o ex renziana?) del partito già si comincia a ricordare al nuovo segretario che ci sono altri punti di vista con cui fare i conti. Il momento sarebbe dovuto arrivare, in teoria, solo dopo le elezioni europee del 26 maggio, in linea con la promessa di non belligeranza fatta da tutti per non indebolire il partito alla vigilia di un appuntamento delicatissimo. Invece il clima sta già cominciando a scaldarsi, complici proprio le fibrillazioni tipiche della campagna elettorale e delle trattative per le candidature. Mentre i comitati civici lanciati dall’ex segretario (impegnato nel frattempo soprattutto con le presentazioni del suo libro) si limitano agli incontri informali, i sostenitori delle due mozioni congressuali alternative a Zingaretti si stanno già organizzando per rendere dura la vita al neo segretario… L’area di Roberto Giachetti darà vita entro pochi giorni a un raggruppamento chiamato ‘Sempre avanti’, come la mozione congressuale, nel solco del ruolo di minoranza intransigente che non si è unita al resto del partito neppure per il voto al presidente Paolo Gentiloni. Ma un’altra corrente sta per essere costituita anche dalla componente più dialogante del renzismo, quella che fa capo a Lorenzo Guerini e Luca Lotti, già sostenitori al congresso della candidatura di Maurizio Martina (da cui si sono subito e polemicamente emancipati). Si chiamerà ‘Iniziativa riformista’, anche se c’è ancora qualche incertezza sulla prima parola, che potrebbe anche essere invece: Base o Area. Obiettivo dichiarato: rafforzare l’area liberal-democratica e cattolica all’interno del PD. La nuova aggregazione, i cui punti di forza dovrebbero essere soprattutto in Lombardia e Toscana, conta già sull’adesione di diversi parlamentari di una certa visibilità, dal lombardo Emanuele Fiano ai toscani Lotti e Simona Bonafé, dal campano Piero De Luca (figlio del presidente della Regione, Vincenzo) al siciliano Davide Faraone. Non ne fanno parte Graziano Delrio e Carlo Calenda, pure politicamente vicini, soprattutto perché in posizione tale da poter gestire autonomamente i loro rapporti con la segreteria Zingaretti. Saranno loro i primi riferimenti del gruppo di Guerini e Lotti nel dibattito che si aprirà subito dopo le elezioni del 26 maggio per definire la linea politica e gli assetti futuri del partito. La nascita della nuova corrente, secondo ricostruzioni ufficiose, doveva restare riservata fino al voto: solo qualche indiscrezione fatta trapelare improvvidamente avrebbe indotto i suoi promotori a uscire allo scoperto per precisarne meglio i contorni. Può darsi. Ma sta di fatto che l’annuncio arriva proprio mentre cresce il malumore dei renziani, di ogni osservanza, per il dialogo sulle liste elettorali fra il PD e Mdp… Su questo terreno Zingaretti potrebbe esser messo, per la prima volta da segretario del PD, in difficoltà, dall’ipotesi di ricandidare Massimo Paolucci e Antonio Panzeri, entrambi già eletti al parlamento europeo nelle liste del Partito democratico e poi usciti per aderire alla scissione a suo tempo promossa da D’Alema e Bersani? «Noi non vogliamo creare problemi al segretario, tanto meno in campagna elettorale», dice Lorenzo Guerini, «ma ci aspettiamo che tenga fede a quanto detto al congresso: allargare per quanto possibile il campo del PD, senza per questo riportare indietro le lancette dell’orologio». Al netto delle diplomazie, significa che il primo passo della nuova associazione è far sapere al segretario che i due nomi su cui sta trattando, nella possibilità di intercettare voti alla sinistra del PD, non vanno bene per niente… La questione rischia quindi di essere impeditiva di ogni reale cambiamento del PD e nel PD. Riconferma, l’avversità dei renziani alla Sinistra ai suoi contenuti alla sua storia e ai suoi uomini… ovvero significa voler continuare a considerare il PD non il principale partito di un ampio schieramento del Centrosinistra da ricostruire per un’alternativa all’attuale governo gialloverde. Ma considerandolo invece ancora una volta una formazione politica di Centro. Si insomma ancora il PdR… cioè il partito di Renzi… e ancora Renzi.  Una questione che per quanto se ne dica è restata irrisolta! Decisamente la si nega ma Renzi era lì che aspettava di poter uscire dal PD se i sondaggi gli avessero dato i numeri giusti e qualche finanziatore i soldi per farlo. E ora scommette ancora sul fallimento del PD alle elezioni Europee. Nella speranza di poter costruire sulla sconfitta del PD un partito una formazione politica di Centro per poter dar rappresentanza all’elettorato moderato italiano. La questione pare sempre più incomprensibile!? Ma dove sono i moderati italiani? Dentro questa “bolgia politica nostrana”, dove tutto diventa estremo sul piano sociale ed economico nonché estremistico sul piano dei diritti civili negati alle minoranze e avviene con una totalità tale denro la nostra società da rimetterne in discussione anche la sua storica collocazione internazionale. Se ci sono stati segnali chiari venuti dai voti nel referendum costituzionale e in quelli del del 4 marzo 2018 nelle elezioni politiche, sono che gli italiani non vogliono un sistema istituzionale più accentrato che decide tutto al centro… che lo stesso non può continuare a reggersi su un sistema di partiti bipolare e su una legge elettorale maggioritaria con uno spropositato premio al partito di maggioranza relativa. Un sistema sempre più verticistico e lontano dalle persone. In ciò sta la sconfitta del PD con l’abbandono da parte dell’elettorato popolare del partito. A causa di una perdita d’identità riformista di sinistra con un ridimensionamento di gran parte delle politiche sociali che avevano portato diritti al mondo del lavoro dipendente. Per via di un eccesso di politiche neo-liberiste che hanno depauperato il walfare italiano. Per tutto ciò, non certo per “fuoco amico” di coloro che erano in disaccordo con tutto ciò e venivano classificati come gufi e trattati come nemici ed emarginati nel partito medesimo. Significa  altresì mantenere nei fatti un’idea maggioritaria e autosufficiente del partito democratico, in un contesto politico sociale tornato ampiamente ad una dimensione di rappresentanza elettorale fortemente proporzionale (il voto europeo lo è da sempre totalmente proporzionale) che richiede per governare di costruire forti alleanze  e ampie coalizioni… è qiesto che mette fuori gioco definitivamente l’idea renziana della politica… certo il Centro può essere l’ago della bilancia rispetto alla destra e alla sinistra… ma oggi di fronte alla radicalizzazione delle politiche determinata dalla globalizzazione con l’esplosione di profonde diseguaglianze tra ceti sociali e all’interno degli stessi… occorre ampliare il campo della rappresentanza del centrosinistra… recuperando al dialogo e allo schieramento sociale di un futuro alternativo governo tutto ciò che può essere considerato progressista… Difficile dire d’essere di sinistra e riformisti inibendo al PD di Zingaretti di dialogare e far schierare ex piddini in quanto usciti dal partito, o meglio praticamente spinti fuori… in quanto in disaccordo profondo con una linea politica come quella renziana, poi così pesantemente sconfitta dall’elettorato e oggi anche dalla nuova maggioranza del partito emersa nel congresso e sancita nelle primarie del 3 marzo scorso. Ciò significa che i renziani vogliono tenere sotto scacco il partito minacciandolo di una possibile ulteriore scissione per costruire un “En Marce” italiana un partito di Centro, facendo un ulteriore regalo alla destra italiana e europea, oggi in grande spolvero e sempre più ricca di successi elettorali…  Cari renziani o ex tali… il nemico non è Zingaretti e/o il dialogo a sinistra, ma bensì una destra illiberale e antidemocratica sempre più forte in Italia e in Europa…

E’ sempre tempo di Coacing! 

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