PD: opposizione il mestiere perduto…

Sabino Cassese, ha scritto sul Corriere in un breve editoriale su come l’opposizione sia: «senza vere proposte… non solo non propone alternative, ma non trova neppure la forza di far sentire la propria voce». E si chiede: «l’opposizione, dov’è l’opposizione?» Una domanda che non si può ormai ignorare e non perché si è preoccupati «dell’afonia della sinistra» Ma perché oggi il governo può agire indisturbato e conseguentemente perché senza dialettica maggioranza – opposizione non c’è vera democrazia. La democrazia ricorda Cassese consiste nel «mettere la conquista del potere in pubblica gara» così comescriveva a suo tempo Hans Kelsen. Una ‘gara’ che comincia nelle urne e continua nelle aule parlamentari, dove la minoranza contesta la maggioranza, la tiene sotto controllo, con uno sguardo rivolto al Paese e alle prossime elezioni…. Dopo i fischi inequivocabili e nessun applauso per la delegazione del PD durante i funerali a Genova delle vittime del crollo del ponte Morandi… rivolti a suoi esponenti. Rivolti a colui che è (seppur a tempo) il nuovo Segretario del PD Maurizio Martina. Il Segretario che dovrebbe (il condizionale e sempre più necessario) portare i “resti” del partito democratico al Congresso. Nel frattempo nulla sembra essere successo e non arriva dal PD nessun segno reale ne presa d’atto significativa che mostri un cambiamento capace di rimettere in sesto il partito medesimo. Anzi i Democratici sembrano andare verso un’ulteriore ridimensionamento nel consenso tra la gente. A partire da nessun cenno di sincerità, sul perché della sconfitta. Il gruppo dirigente dei Dem si è rifugiato nelle solite versioni classiche dei partiti in difficoltà: “la sinistra è in crisi ovunque”; la globalizzazione e la crisi economica hanno cambiato le classi sociali e i loro riferimenti politici”; fino a sostenere che i fischi siano stati una operazione organizzata. Nemmeno la catastrofe di Genova sembra dunque aver interrotto la continua fuga dalla realtà della dirigenza PD. Anzi c’è ancora chi si stupisce dentro il partito democratico, di quanto invisi siano ormai i suoi uomini e le sue donne alla maggioranza degli italiani. Un partito che il suo ex segretario all’indomani delle elezioni nel dare le dimissioni (non dimissioni) aveva collocato all’opposizione dei “vincitori” M5s e Lega, ma che sempre più, mostra di aver perduto assieme alle elezioni anche la capacità di fare l’opposizione… come avesse perduto il mestiere, “PD: opposizione il mestiere perduto”. Mentre, quale momento migliore di questo, perché l’opposizione faccia il suo mestiere. Con un governo che ha due timonieri, in costante concorrenza, con le loro forze politiche che tirano in direzioni opposte e risorse scarse da spartire, con difficili scelte da fare. Ebbene sottolinea ancora Cassese «Sa solo distinguersi e, definirsi negativamente «no al razzismo», «con l’Italia che non ha paura», non sa identificarsi con una politica, è incapace di interpretare bisogni diffusi e proporre degli ideali. Altro che “metterci la faccia”. Ai funerali di Genova. Salvini e Di Maio hanno ricevuto applausi, i vertici del PD fischi. Il fatto che chi teme i fischi sta a casa. E questo è avvenuto ai funerali di Stato delle vittime per il crollo del viadotto di Genova. La sinistra complessivamente è stata assente. Maurizio Martina è stato praticamente lasciato solo. E questa diserzione è l’immagine pietosa della mancanza di una reale leadership, che è anche mancanza di carattere. Ed è la conferma di una delle numerose ragioni che stanno all’origine del disprezzo largo, dell’odio perfino, che oggi molti dei suoi ex elettori provano nei confronti del PD. Sullo sfondo un congresso rinviato ancora di qualche mese… e delle feste dell’Unità dai toni dismessi e poco partecipate, che mostrano un dibattito ancora tutto incentrato sulla leadership riassumibile praticamente nel: “chi dopo Renzi, Zingaretti o ancora Renzi per interposta persona?!” Altro che giusta autocritica, ritorno alla base e ricostruire un rapporto con la gente… altro che dibattito dai contenuti nuovi sulle questioni centrali delle politiche del lavoro e quelle sociali. L’ex segretario, Matteo Renzi, tornato ormai in scena stabilmente. Alla festa nazionale PD e ospite di Agorà cerca un’accoglienza da star: «M5s ha una classe dirigente di scappati di casa». E continua con una satira spietata e indignata sul governo, e sui ministri, dal premier Conte che «non è andato al Consiglio dei ministri perché doveva fare un esame di inglese» fino a Di Maio, Salvini, Toninelli. Col ministro del Trasporti, definito «Toni Nulla», Renzi è durissimo: «E’ un bugiardo, mente sapendo di mentire, dice di aver subito pressioni sul ponte di Genova e porta documenti con la data di gennaio». E poi Salvini: «Sta facendo passare un’immagine dell’Italia con la clava, come se fossero arrivati al governo i Flinstones. Quando governavamo noi ci facevano le pulci, ora che lui se ne frega della sentenza sui 49 milioni di euro della Lega tutti zitti». E poi continua rivolto ai “compagni” ancora una volta polemizzando dice: «Avete combattuto il Matteo sbagliato». Applausi a scena aperta da parte qualche centinaio di persone tra elettori e militanti che esprimono una sorta di “nostalgia” per il segretario che c’era e che – sottolinea lui stesso- ora non c’è più. Renzi conferma che non correrà per la terza volta alle primarie da leader, «per due volte mi hanno fatto la guerra dall’interno, ho subito il fuoco amico, ora basta!». La voglia di combattere è rimasta intatta, «ma non vengo qui per fare polemiche tra le correnti del Pd». Non una parola sui perché della sconfitta di marzo «Per chi è interessato c’è un mio video su Facebook». E ancora: «ora basta con l’autoanalisi è il momento di rimetterci in marcia e fare l’opposizione». Proprio lui che è stato il segretario e il leader più divisivo di sempre nella storia della sinistra e nel governo del Paese? Spiace doverlo dire ancora una volta. Così facendo e dicendo Renzi, continua a farsi del male – mettendola sul personale e rifiutando ogni autocritica – ma soprattutto ne fa a quel che resta di un sempre più ‘morente’ PD. Così Renzi continua a spingere i Democratici masochisticamente verso l’autodistruzione. La politica si basa sull’opinione, e questa non fa sconti. Come non ne fa nemmeno il voto. E il persistente stupore che si avverte per questa contrarietà è segno di una radicale incapacità a comprendere… Proprio come chi nel PD …Renzi e i renziani hanno sostenuto e ancora difatti sostengono che sono gli elettori che “hanno sbagliato” a votare il 4 dicembre e poi il 4 marzo. Ma nella gara democratica sbaglia invece solo chi perde. Renzi e i suoi invece persistono in una irrealistica astrattezza auto-assolutoria nel rifiutare la realtà. Nel frattempo, gli italiani che hanno “sbagliato” fischiano. Come tra i due tronconi del viadotto Morandi spezzato. Dimostrando che oggi, tra il PD – visto ancora come il partito di Renzi – e gli italiani c’è un baratro: «il popolo è contro di noi». Ma nel PD non vanno oltre questa triste constatazione. E anche quelli che sollecitano il congresso per “rifondare” la Sinistra e ricostruire un Centrosinistra più ‘ampio’ (ma qualcuno lo sa spiegare che vuol dire veramente?) non sa andare oltre qualche invocazione: «basta litigare al vertice del partito… ci vuole unità» e ancora «non un congresso sulle nomenclature ma sui contenuti». Lo dice Zingaretti unico candidato ufficiale a Segretario nel prossimo congresso. E tutti lo ripetono… il Congresso si dovrebbe svolgere prima delle Europee. Ma non è ancora stata decisa la data. Vale chiedersi se ci sono quindi ancora dubbi che il Congresso si possa veramente fare? Certo che sì. Renzi e i suoi, in realtà non hanno nessuna convenienza a fare un nuovo congresso, se non sono sicuri di vincerlo (almeno per interposta persona) e/o soprattutto se il Congresso deve sancire definitivamente il superamento del renzismo e un cambio di linea politica che guardi a sinistra… Qualcuno si sorprende? Ma no dai… c’è ancora tutto ciò in discussione nel PD  non si può non vederlo. Tutto altro che fare l’opposizione…

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