Per chi migliorano realmente le cose?

Nei giorni scorsi, in un paio di post, basandomi sui dati Istat, ho fatto da eco al miglioramento delle previsioni sull’andamento economico italiano e della possibile ulteriore crescita del nostro Pil in misura superiore alle previsioni dell’inizio anno. Il nostro Pil dovrebbe quindi attestarsi invece attorno all’1,5%. Tuttavia, come non sottolineare la “discrasia” che continua ad esserci tra il miglioramento economico e l’andamento dell’occupazione…  alla ulteriore crescita delle diseguaglianze e dell’indice di povertà nel nostro paese.  Io, mi sono permesso modestamente più volte di sottolineare, ogni qual volta ho commentato l’andamento economico italiano le contraddizioni di questi dati.  D’altronde …le politiche introdotte con il job act,, oltre che contraddittorie nel merito, non erano poi tali nella loro applicazione, da produrre una ripresa occupazionale significativa e duratura. Ovvero l’occupazione non riguarda i giovani ma gli over 50 e spesso più che lavori qualificati sono “lavoretti” con bassa professionalità e pagati comunque sempre poco. Inoltre continuano le molte perplessità sulla distribuzione della ricchezza nel nostro paese, come più in generale nel Mondo e l’ampliamento esponenziale del numero delle persone finite in povertà.  Qualche giorno fa, Il Presidente del Consiglio, intervenendo alla Fiera del Levante ha detto che al centro della prossima legge di bilancio ci sarà il tema dell’occupazione: “Lavoro, lavoro, lavoro quale priorità della prossima legge di bilancio – ha affermato  Gentiloni – lavoreremo nei confini consentiti dal fatto che stiamo proseguendo su una politica che mette in regola i nostri conti pubblici, riducendo il deficit e consolidando il debito italiano, perché abbiamo bisogno di sicurezza per la nostra economia e la sicurezza del sistema stesso. E insieme abbiamo bisogno – e useremo tutti i margini possibili – di accompagnare la crescita proprio e innanzitutto sul tema del lavoro”. Ha proseguito spiegando che: “La ripresa economica, ha prodotto anche conseguenze positive in termini sociali: il numero di occupati in Italia è tornato ai livelli del 2008, che erano livelli record, con 23 milioni di persone al lavoro e il lavoro degli ultimi anni ha quasi interamente recuperato i posti perduti negli anni della crisi più acuta. Dal 2008 al 2013 si sono persi un milione e novantamila posti di lavoro e oltre novecentomila di questi posti, sono stati recuperati negli ultimi tre anni”.  Una volta messa così, ha aggiunto che: “Ciò permette di guardare a possibili nuovi investimenti produttivi  e naturalmente essendo a Bari ha detto che: “La prossima manovra economica incoraggerà investimenti anche al Sud”, che possano consolidare questo ritrovato migliore andamento economico e occupazionale del nostro Paese. Che dire ? Senza alcun dubbio il discorso è apparso sobrio e mirato e rispetto all’opinione pubblica, sicuramente positivo nelle sue prospettive…  Sicuramente dai toni tutt’altro che “gogliardici” e autocelebrativi rispetto a quelli analoghi, che pronunciava il suo predecessore. Sicuramente più centrato rispetto anche alla azione di governo, che deve tenere conto consapevolmente, che il lavoro è ormai un problema cui occorre dare costante attenzione. Visto che è divenuto nel decennio della crisi, un tema strutturale per tutte le economie occidentali e in Europa in particolare. La disoccupazione giovanile continua ad essere il problema dei problemi a cui occorre dar risposta… Se non ora quando? Visto che finalmente anche in Italia, riprende la crescita, seppur più lentamente rispetto al resto  Europa. Una crescita economica che se confermata nel prossimo periodo deve  permetterci   di guardare più positivamente alle varie questioni che il Paese e gli italiani quotidianamente devono affrontare  per uscire veramente dal clima “disperante” che la lunga crisi ha creato prostrandoci fino a toglierci quasi ogni speranza… Nell’aprile di quest’anno sempre l’Istat nel dossier sul Def 2016 presentato in quel periodo in audizione alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato parlava di ben un 11,9%  (pari a 7milioni e duecentomila) gli italiani che nel 2016 viveva in famiglie con condizioni di ”grave deprivazione materiale” e commentava il dato così : ”Sappiamo che il Governo ha messo in campo una serie di provvedimenti importanti per quanto riguarda la lotta alla povertà ma nonostante il miglioramento delle condizioni economiche delle famiglie, non si osserva una riduzione dell’indicatore di grave deprivazione materiale.  Si tratta della quota di persone che sperimentano sintomi di disagio di vario tipo. Una quota rimasta “stabile” rispetto all’anno precedente, nonostante sia migliorato “il mercato del lavoro e la crescita economica” e inoltre sono comunque aumentate ulteriormente le disuguaglianze…” Veniamo quindi ad un altra questione centrale, cui la politica deve assolutamente mettere la sua attenzione… Il tema delle diseguaglianze il loro aumento e l’aumento della povertà. Proprio così, migliora l’economia e ritorna l’occupazione, ma aumentano diseguaglianze e povertà! L’impressione è che nonostante tutto ciò che migliora e forse migliorerà ulteriormente  nella nostra economia e nel’occupazione nel lavoro, proprio a fronte delle ormai croniche “diseguaglianze” e dell’ampiezza della povertà… che ormai insistono e caratterizzano il nostro “Bel Paese” …saranno sempre molti gli italiani che continueranno ad arrancare faticosamente nell’indigenza.  E allora è giunto il caso di chiedersi e tener conto …per chi migliorano realmente le cose?!

“E’ sempre tempo di Coaching!” 

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