Politica: arrivano i trecento, l’ultima «idea demenziale» del governo Conte…

Un battaglione di esperti più che una task force, da far guidare da sei manager non ancora nominati e da un triumvirato politico. Sembra uno scherzo (ma carnevale è lontano e i tempi consigliano di far sul serio). Ma no, niente affatto, questa è la strategia operativa dell’Esecutivo dell’avvocato del popolo ispirata alla raffinata dottrina dello “stellone italico”. “Se và ha le gambe!” Si potrebbe ironizzare sui trecento giovani e forti della “Spigolatrice di Sapri” ma porterebbe male perché “erano giovani e forti ma sono morti”,  quindi lasciamo perdere. E tuttavia come si fa a restare seri dinanzi all’ennesima lampadina accesa, la nuova idea del Premier Conte? Una task force di trecento persone per seguire tutta la pratica del Recovery fund? Un battaglione più che una task force, Insomma, per dirla con la fulminante sintesi di Carlo Calenda  «un’idea demenziale». E aggiunge: “La proposta di Conte sul Recovery è un modo per evitare il rimpasto” L’ex ministro e leader di Azione attacca la struttura piramidale della cabina di regia: “Sono i ministri ad avere i poteri, se pensi che non sono in grado li cambi. Se invece crei un’organizzazione parallela crei un conflitto permanente. La piramide proposta da Conte per gestire il Recovery Fund è un espediente per evitare il rimpasto. Ma evidentemente non si capisce a cosa serve il Recovery. Serve a eliminare i tantissimi gap tra l’Italia e i grandi paesi europei. Istruzione, partecipazione delle donne al mercato del lavoro, produttività e via andando. Che poi dovrebbe essere il programma di qualsiasi governo. Il Recovery serve inoltre ad accelerare la transizione digitale e ambientale. Pare normale invece che il governo non abbia la più vaga idea di cosa voglia dire tutto ciò in termini di iniziative concrete? Il fatto che non si sappia cosa fare con il Recovery Fund vuole dire che non si sa cosa fare con il governo”.  Pensavamo all’Italia finalmente immune dalle task force governative dopo la lugubre esperienza della prima pandemia – ricordate? – quando, corsi e ricorsi, vennero messe in piedi diverse strutture che nell’insieme arrivavano proprio a 300 elementi: deve essere una fissazione o un tic psicologico del nostro Premier. La Lucia Azzolina Ministra dell’Istruzione si fece affiancare da ben 123 dirigenti, per trovare la strada di quel che è stato “l’apri – chiudi” delle nostre scuole… seguita dalla oscura ministra Paola Pisano con 76, non ci si ricorda nemmeno per far che? Mi ricordano la famosa azione parallela dell’”Uomo senza qualità” di Robert Musil, grandioso emblema del ginepraio burocratico-esistenziale della finis Austriae, Invece qui siamo proprio nella realtà dell’Italia della pandemia, un’Italia che in effetti come l’Impero asburgico di inizio Novecento ha qualcosa di terminale, di estremo, di post-politico, con un governo che chiama continuamente gente, gente, gente a dare una mano salvo poi scoprire che laddove la gente serve davvero non c’è nessuno, ed è in questo continuo e paradossale squilibrio, che “Tiremm innanz“, come disse Amatore Sciesa andando incontro all’inevitabile patibolo. Sopra i Trecento ci dovrebbero essere, non si è ancora capito bene, sei grandi manager novelli emuli di Vittorio Colao, ma questa volta muniti del potere (ma anche qui non si è capito bene… di quale?), non solo di redigere un fantastico piano con destinazione cestino com’è accaduto all’ingenuo ex capo di Vodafone. Chi saranno questi sei si vedrà. Si spera tutta gente solida e senza ombre di conflitti d’interessi, sperando altresì che capiscano la politica, perché la partita del Recovery Fund è tutta politica: dove investire, perché, con quali ricadute sociali e quanto ritorno non solo economico potrà derivare dalle scelte, tutto questo è po-li-ti-ca, signori manager, e non sappiamo dove e come attingerete uno straccio di mandato per operare le vostre scelte. Certo, al vertice della piramide ci saranno tre politici, Giuseppe Conte, Roberto Gualtieri e Stefano Patuanelli (l’unico mezzo riformista dei Cinquestelle) – e poi c’è Enzo Amendola, miglior attore non protagonista, che guida il Ciae, sigla disneyana che significa Comitato Interministeriale per gli Affari Europei. E gli altri ministri? Boh, forse manderanno WhatsApp ai manager e al Triumvirato CG&P (Conte, Gualtieri & Patuanelli), o forse da questi intrecci nasceranno conflitti e contrasti. C’è da sperare che il Parlamento e l’opinione pubblica riescano a raccapezzarsi nel Grande-Meandro-Del-Recovery-Fund, e che l’avvocato guidi la carica dei Trecento con mano ferma: ed è proprio difficile non sorridere a questa immagine ma quest’è, come dicono a Napoli, e forse avranno ragione loro, più siamo e meglio stiamo…

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