Politica & Covid: tra Salute ed Economia qual è la priorità? Le riforme da fare…

Proviamo a dire alcune cose ormai chiare. sulla pandemia che ha colpito il Globo. Il coronavirus che provoca Covid-19 ha già colpito oltre 110 milioni di persone nel mondo e ne ha uccise quasi due milioni e mezzo. Le varie strategie di contenimento della diffusione del virus messe in atto nel mondo non sono state sufficienti a rispedire nel bacino animale Sars-CoV-2, come era successo con la Sars nel 2003. La conseguenza di questo fallimento è che quasi certamente non ci libereremo di questo virus perché ormai è troppo diffuso e trasmissibile. Secondo molti epidemiologi la pandemia terminerà quando in tutto il mondo ci sarà un numero sufficiente di persone che sarà stata vaccinata o si sarà ammalata, e avrà così acquisito l’immunità per un certo periodo di tempo. Ma il virus continuerà a circolare, ci convivremo per anni e molto probabilmente diventerà endemico. Provocherà qua e là focolai che andranno bloccati sul nascere. Inoltre, è altamente probabile che, proprio in base a quanto durerà l’immunità naturale, ma soprattutto quella indotta dal vaccino, sarà necessario procedere periodicamente con richiami (cosa non possibile con tutte le tecnologie di vaccini), anche per contrastare le nuove varianti che tanto spaventano e sulle quali i vaccini oggi disponibili sul mercato non sono pienamente efficaci. Nella migliore delle ipotesi (ma non è detto che sarà così) con il passare degli anni Sars-CoV-2 non sarà più una minaccia e potrebbe trasformarsi in un comune raffreddore, diventando il quinto coronavirus umano che provoca il raffreddore. «Nessuno può davvero sapere che cosa succederà» avverte l’immunologa Antonella Viola, docente di Patologia all’Università di Padova. «Molto dipenderà da come muta il virus e da come risponde il nostro sistema immunitario: se l’immunità parziale acquisita sarà sufficiente per bloccare gli effetti più gravi del virus è verosimile che Covid-19 comincerà ad assomigliare a un’influenza, a causa della quale ogni anno contiamo alcune vittime, ma che in genere non provoca malattia grave. Se invece il virus inizierà a eludere la risposta immunitaria indotta dai vaccini, anche a causa dell’emergere di varianti, ci vorrà più tempo per far si che si comporti come un’influenza stagionale. Per evitare che le cose si complichino ed impedire che sorgano nuove varianti occorre tenere bassa la circolazione del virus, vaccinando il più velocemente possibile. A questo punto, dovrebbe essere ormai chiaro a tutti, la priorità politica di ogni Governo al Mondo, dovrebbe essere la lotta alla pandemia e un piano vaccinale universale: senza sconfiggere il virus non ci sarà alcuna ripresa economica, nessuna difesa del lavoro e un futuro per i nostri figli… Poi altrettanto chiaro mi pare, qui in Italia, la necessità dell’impegno sulle riforme, a partire dal Fisco con un contrasto vero all’evasione ed eluzione della tassazione. In sostanza: l’Italia non tornerà com’era prima della pandemia, alla normalità, infatti o saprà uscirne più giusta e equa verso i suoi cittadini o il rischio “disastro” sanitario, economico e sociale è praticamente sicuro. Vuol dire con più sanità territoriale e un fisco più equo, che pesi meno sui ceti medio-bassi, sia ancor più progressivo e riconosca qual è il reddito reale, perché chi ha un figlio percepisce un reddito più basso di chi vive solo… Occorre rispondere alla grande crisi sanitaria, che da noi (ma non solo) è anche crisi demografica: secondo la Banca d’Italia con l’inverno demografico nei prossimi 20 anni noi perderemo 15 punti di Pil. Un’enormità. Occorre un approccio razionale, più scientifico ai problemi: analisi dei dati con gli esperti e una discussione politica che vada al merito dei problemi per risolverli. Se come ha detto Draghi guardiamo alla Danimarca… da lì risulterà evidente che la grande anomalia dell’Italia, come dice anche l’Europa, è che qui da noi ci sono troppe tasse sui lavoratori e poche sui consumi e sulle rendite patrimoniali. E’ un problema, trovare soluzioni più equilibrate, non significa fare la rivoluzione comunista e limitare le idee liberali, significa far crescere una società più equa che ridimensioni le eccessive diseguaglianze, significa dare fiato e senso alle istanze democratiche della nostra società. Basta con le contrapposizioni ideologiche. Ci sono argomenti convincenti anche per chi parte da altri punti di vista. il 30 marzo scadrà il blocco dei licenziamenti. I sindacati sono per rinnovarlo, Confindustria è contraria. Ci si chiede come finirà? E’ opportuno continuare a proteggere i lavoratori finché è necessario e utile. D’accordo anche sugli aiuti selettivi alle imprese, da erogare solo a chi è in grado di stare sul mercato. Una società moderna deve sapere che la selettività è un modo per garantire più giustizia sociale. E per avere un sistema di protezione sociale efficiente bisogna fornire gli aiuti a chi realmente ne ha più bisogno. Non ne hanno bisogno aziende che con le piattaforme tecnologiche hanno fatto più profitti in questo anno di pandemia. Né le multinazionali operanti in settori non colpiti dal virus o le banche, adesso che i tassi sono a zero. Una politica moderna deve saper selezionare. La politica quindi è stata commissariata? Draghi dice l’opposto… “Il presidente è stato molto gentile, ma è indiscutibile che quanto accaduto è un parziale insuccesso della politica, che ha preferito inseguire i populismi, dare risposte facili a questioni complesse, cavalcare l’emotività più che l’analisi dei problemi, concentrandosi sul conflitto e l’interesse di parte. Per questo credo sia necessario, ora, aprire una fase costituente come fu nel Dopoguerra per i grandi partiti popolari. Rimettendo al centro il bene comune, l’amore per la patria, la solidarietà per le persone più fragili. La politica si può rigenerare, ma deve dimostrarsi all’altezza della sfida”. lo dice Graziano Delrio e aggiunge: “Draghi è stato chiaro, ora riforme con metodo scientifico”. Spontanea la domanda, è sicuro di ciò? “Il capitolo “riforme istituzionali” è rimasto al palo. Riuscire a riaprirlo con questa maggioranza è indispensabile – “Le riforme che seguono il taglio dei parlamentari vanno fatte perché va ristabilito l’equilibrio costituzionale. Ad esempio servono dei correttivi sulla rappresentanza dei territori e sul voto ai 18enni. E la legge elettorale sul proporzionale potrebbe incontrare difficoltà”. Non c’è dubbio che vada salvaguardato il rapporto eletto-elettore: i collegi uninominali proporzionali come in Germania andrebbero nella direzione giusta. E personalmente credo anche che si debba prestare la giusta attenzione alla governabilità: il sistema elettorale dei sindaci, ad esempio, è proporzionale, ma con il premio di maggioranza. sembra una frontiera da esplorare dentro questo nuovo quadro politico. E se questa fosse una vera novità rispetto alla precedente posizione del Pd, un compromesso per favorire l’intesa con la Lega, che spinge invece per il maggioritario? Forse il Governo Draghi sarebbe nella condizione di poter approvare una buona legge elettorale che risponda all’interesse del Paese, riservi pochi posti alle liste bloccate dei partiti e dia ai cittadini la possibilità di sapere chi li governerà. In Parlamento giacciono pure una serie di disegni di legge, dallo ius culturae all’omotransfobia: come farli ad approvarli ora che il centrodestra è anch’esso al governo? Non resta che sperare che con l’esecutivo Draghi il Parlamento avrà maggiore libertà di dialogare, in modo più sereno e meno radicale di prima, su tante questioni, a cominciare dai diritti civili. L’avvento di Draghi ha sicuramente sconvolto il quadro politico e c’è chi pensa che l’alleanza strategica Pd-5S non abbia più molto senso. Draghi: i  partiti sottosopra. Infatti, la priorità anche dei partiti è prima quella che debbono concorrere a combattere la pandemia e vaccinare tutti. Più avanti magari, durante il semestre bianco se la pandemia darà una tregua, si può pensare che i partiti avviino una discussione seria: non tanto e solo sulle alleanze o i loro gruppi dirigenti e le leadership, bensì su come possano reinterpretare la loro funzione di rappresentanza popolare, che deve riconnettersi sempre di più con la vita quotidiana delle persone. Saper rispondere così anche culturalmente alle nuove sfide che anche il virus ci ha posto di fronte. A partire dalla rivoluzione tecnologica, che va vista nelle sue opportunità, ma pure nei suoi rischi per la libertà e la democrazia…

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