Politica: crisi sì, crisi no. Continuano i penultimatum di Conte che sono altrettanti ‘mal di pancia’ per il Pd. Andare avanti così non si può… l’Occidente ma soprattutto l’Europa verso lo sfascio di ogni prospettiva di ripresa economica…

Crisi sì, crisi no. Andare avanti così non si può. Non si può fare una crisi di governo adesso e tantomeno capitombolare nelle elezioni anticipate. Perché le sfide da affrontare sono tremende e anche alla sciaguratezza c’è un limite. Ma neppure si può andare avanti così. E allora che si fa? Nessuno lo sa, pur se il serbatoio di fantasia politica italiana e così arzigogolata da essere inesauribile… Forse il M5S di Giuseppe Conte lascerà il governo. O forse no. Forse Mario Draghi resterà in sella. O forse no. Forse il Pd accetterà un Draghi-bis o un’altra soluzione a Palazzo Chigi. O forse no. Forse in qualche modo scavalleremo l’estate e poi a settembre la crisi la farà Matteo Salvini. O forse no. Nell’epoca della fluidità politica l’incertezza regna sovrana. Recuperando il lessico della Prima Repubblica che ora sembra tornato di moda tra appoggi esterni, richieste di discontinuità e quant’altro, si potrebbe dire che si naviga a vista. Se solo tanta nebbia non fosse esiziale in una fase in cui bisogna attrezzarsi per una lunga durata dello scontro amato tra Russia e Ucraina; è decisivo spegnere i focolai di inflazione (è ormai all’8% in Italia) che è la più odiosa delle tasse perché colpisce i meno abbienti; è urgente finire di mettere a terra il Pnrr perché i fondi che Bruxelles ci ha assegnato sono un’occasione storica, anzi unica, da non perdere. Diciamo allora che il timoniere conosce la rotta, ma il suo equipaggio preferisce guardarsi l’ombelico invece che compulsare la bussola. Ma il paradosso da queste parti fa sempre capolino. E perciò nell’epoca della fluidità e delle incertezze sovviene che due impossibilità si impongono e vanno a braccetto. Non sono certezze, ovviamente, ma gli assomigliano assai. La prima impossibilità è che non si può fare una crisi di governo adesso! Precipitare nel caos della campagna elettorale indebolendo fino a farlo evaporare il quadro di comando di Palazzo Chigi, bloccando il Parlamento per mesi in attesa dell’insediamento di un nuovo governo, nel mentre è necessario predisporre la legge di bilancio che a quel punto non potrebbe che essere scritta sotto il ricatto dell’esercizio obbligatorio, rappresenta un harakiri (a proposito: che tragedia l’omicidio di Abe) che il Paese non potrebbe sopportare. C’è sempre qualcuno che per interessi personali gioca al tanto peggio tanto meglio: ma l’irresponsabilità è un veleno che solo gli sfascisti si divertono a maneggiare. La seconda impossibilità è che così non si può andare avanti. Il gioco al rialzo dentro la maggioranza di larghe ‘stupidate’ ma ormai senza alcune intese, innescato dall’opportunismo, dalla spasmodica valutazione dei sondaggi e dagli appetiti elettorali che sembrano prevalere su tutto e tutti, logora il tesoretto di credibilità che l’Italia, grazie a SuperMario, ha riconquistato. Non è l’ingenuità che fa stupire il Presidente del Consiglio riguardo al fatto che i tanti riconoscimenti e apprezzamenti che piovono sul Paese a livello internazionale vengano poi sbriciolati dalle risse nel cortile interno: piuttosto l’amarezza. Ed è un dato disarmante, ma con cui bisogna fare i conti. Draghi cercherà di contrastare gli impulsi distruttivi che gli arrivano da più parti. Ma non può farlo oltre un certo limite. L’appoggio e la moral suasion del Quirinale è fondamentale: ma poi la decisione finale e l’assunzione di responsabilità è appannaggio dei partiti. Non si può fare la crisi ma neppure si può andare avanti così. E allora che si fa? Nessuno lo sa. Se Conte lascia, la cifra politica del governo muterebbe a sfavore del Pd, che si ritroverebbe a dover sopportare il peso dell’impopolarità di talune scelte mentre il M5S lucrerebbe il vantaggio dell’opposizione. Un carico toppo oneroso, con la materializzazione dell’incubo del bis del governo Monti e l’altissimo prezzo elettorale pagato. Se Giuseppi viene risucchiato nell’orbita di Alessandro Di Battista, Salvini si ritrova nella stessa situazione di Letta solo rovesciata: gravosità del peso del governo contro le mani libere di Giorgia Meloni. Ma andare al voto anticipato risolverebbe qualcosa? Presumibilmente no. Anzi sì. Non farebbe alto che aggiungere un’altra impossibilità: mantenere a Palazzo Chigi l’ex presidente della Bce. Parla Castellani. Il docente della Luiss: “Al Movimento converrebbe uscire dalla maggioranza di governo. Ma il problema si porrebbe dopo, con le alleanze del campo largo”. Tra scissioni, malumori, documenti incrociati al vetriolo e le continue minacce di staccare preventivamente la spina al governo, il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte non deve fare i conti solo con i dissidi interni. A serpeggiare, adesso, sono anche i malumori degli alleati del presunto campo largo. L’ex segretario dem, Nicola Zingaretti, ha infatti spiegato in un’intervista alla Stampa che Conte “non è più un riferimento progressista”. I malpancisti dicono che, a ben guardare non lo sia mai stato, ma queste affermazioni creano più di un problema nel Pd. Per cercare di sondare quali saranno le sorti dell’ala progressista della politica italiana, aiutano appunto alcune considerazioni del prof. docente di storia delle Istituzioni politiche alla Luiss… in casa Pd il dem Francesco Boccia afferma che il Movimento è ancora un partner, mentre Zingaretti silura Conte. Che sta accadendo? Si sta consumando una frattura fra chi è ancora convinto che dei 5 Stelle non si possa fare a meno e chi invece ritiene che non siano più un partner fondamentale per la costruzione del campo largo. Va detto che, specie in questa fase, molti dubbi sono funzionali a un disegno ben preciso. Quale sarebbe dunque la strategia? “Quella di far abbassare i toni a Giuseppe Conte e di far rimanere il Movimento 5 Stelle ancorato alla maggioranza di governo. Anche le recenti dichiarazioni del segretario dem, Enrico Letta, si muovono in questa direzione”. Infatti, se Conte dovesse staccare la spina al Governo che tipo di scenario si potrebbe profilare? “Probabilmente l’esecutivo andrebbe avanti fino al termine della legislatura, ma sicuramente con nervi scoperti evidenti. Anche perché, un’eventuale fuoriuscita dalla maggioranza del Movimento potrebbe solleticare gli istinti secessionisti di Salvini che potrebbe seguire l’esempio contiano. Anche se, a ben guardare, la Lega è in una posizione diversa da quella del Movimento. In ottica di un rapporto sempre più stretto con Forza Italia, la Lega si troverebbe in seria difficoltà se uscisse dal governo. Tanto più che i ministri Giorgetti e Garavaglia sono saldamente ancorati alla linea dell’Esecutivo e dell’agenda Draghi. E forse si potrebbe dire lo stesso per il Movimento 5 Stelle. Infatti, probabilmente il Movimento non è ancora uscito dall’Esecutivo anche perché Conte è consapevole che un’eventuale fuoriuscita minerebbe profondamente i rapporti con il partner democratico”. Continua il ragionamento il docente della Luis: “A logica direi che invece ai 5 stelle conviene uscire dal governo: le sconfitte per il Movimento, anche in termini di temi politici (non ultimo il Superbonus), sono evidenti. In questo discorso però, si innestano le logiche legate alle alleanze. Infatti, con l’attuale legge elettorale il Pd gioca un ruolo di perno, ma non certo di forza. Ed è per questo che Enrico Letta sta facendo di tutto per ricucire e cercare altri player da includere nel campo largo. Il centrosinistra è cosciente del fatto che, nei collegi uninominali, senza alleanza c’è il rischio concreto di essere travolti dal centrodestra. E ancora non si capisce il peso che avrà l’operazione Di Maio?! Per ora è più una manovra parlamentare, malgrado il Ministro stia cercando di ritagliarsi un suo spazio al centro, accreditato di un 2%). Verosimilmente, diventerà un altro interlocutore del Pd, cercando di evitare cortocircuiti con l’altro partner pentastellato. Silvio Berlusconi, registrando diversi movimenti al centro, ha rilanciato spiegando che l’unico centro è rappresentato da Forza Italia. E Berlusconi ha inventato il centro della destra. Il suo messaggio ha l’obiettivo da un lato di maciullare tutti i soggetti che si stanno muovendo nel grande centro attualmente, a partire dai fuoriusciti dalla coalizione, ma anche quello di porsi come reale interlocutore di quella fetta di elettorato moderato”. Come si vede la situazione è come si suole dire alquanto ‘magmatica’. E’ ancora una situazione disordinata, caotica, informe che rende difficile veder ogni orizzonte per il nostro Paese, mentre risale l’allarme per una pandemia che riprende virulenza e crescono le preoccupazioni per la guerra russo ucraina che si sta svolgendo sull’uscio di casa nostra… raggelando ogni prospettiva di ripresa economica visto che la concomitanza nello stesso ciclo dei due fenomeni di recessione e d’inflazione che portano inesorabilmente verso una situazione di ‘stagflazione’ economica l’Europa intera, ma forse si potrebbe dire l’intero Occidente…

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