Politica: Media e Democrazia, quel virus fra informazione e politica. Perché, nell’età dell’incompetenza la Stampa, i Media e i Social, danno spazio a legioni di imbecilli?

Parte prima…

E’ proprio così, sempre più chiaramente vediamo che: “La cifra di questo secolo è la disinformazione”. È molto netto a riguardo il giudizio di Mario Caligiuri* (Professore all’università della Calabria, dove insegna Pedagogia della comunicazione. E’ stato uno tra i primi studiosi a introdurre lo studio scientifico dell’Intelligence in Italia), non potrebbe che essere così se solo si considera il titolo del suo ultimo saggio: “La società della disinformazione: per una pedagogia della comunicazione”, edito nel 2018 da Rubbettino. La tesi del saggio evidenzia come: «La tendenza dominante del nostro tempo potrebbe essere identificata proprio con la disinformazione, che rappresenta l’emergenza educativa e democratica più drammatica dell’inizio del XXI secolo. L’eccesso di informazioni ha di fatto sostituito la censura, ma gli effetti sono gli stessi, con persone che non comprendono la realtà, diventando manovrabili consumatori e inconsapevoli elettori. Di fronte ai problemi dell’Occidente, dal fenomeno dell’immigrazione ai rischi ambientali, dall’invadenza della criminalità alla crisi della democrazia, dai pericoli del cyberspazio all’avvento dei robot, la risposta è sempre uguale: c’è bisogno di maggiore istruzione e più competenza. Ma questa invocazione raramente si traduce in iniziative di profondo respiro». Come non condividere questa tesi? Abbiamo orma acquisito che siamo assediati costantemente da fake news, tant’è che la nostra epoca è già stata definita come quella della post-verità. I fatti oggettivi non interessano più o non sono più considerati prioritari, forse perché noiosi, poco spettacolari o perché non creano consenso. Si è perso il senso del “politicamente corretto”. Ma il problema che l’Autore sottolinea fortemente è che siamo in presenza di una vera e propria emergenza, politica, sociale, educativa. Lo stesso Alexis de Tocqueville scriveva, ai suoi tempi: “La democrazia in America” che: «la democrazia è il potere di un popolo informato», ma oggi il popolo non sembra possedere le informazioni necessarie ad una maggiore e più generale consapevolezza del vivere di questi tempi. Il saggio  affronta, in modo esaustivo e illuminante, tutte le varie implicazioni che il prevalere della disinformazione comporta in ogni campo, dalla politica alla comunicazione, dal marketing al consenso, dalle élites al consolidarsi dei populismi, dalla crisi delle agenzie educative alla bio-educazione, proprio perché come scrive Caligiuri «più aumenta la tecnologia e maggiormente diventa fondamentale coltivare il fattore umano». Da qui la necessità di una «bio-educazione che tenga conto delle trasformazioni radicali, interne ed esterne alla persona; una pratica della formazione che caratterizzi tutto l’arco dell’esistenza». Il rimedio, quindi, non può che venire dall’educazione, partendo dal significato profondo delle parole per riappropriarci della realtà. La scuola è sempre più in crisi ma, nello stesso tempo, sempre più determinante. La cultura va rivolta verso il futuro e non solo al passato. La stampa è, insieme all’inconsistenza della politica, all’incertezza della giustizia, alla debolezza dell’istruzione e all’invadenza delle mafie, una delle cause principali della decadenza della democrazia. Domandiamoci: in che modo la crisi della democrazia è legata alla disinformazione e al proliferare delle fake news? Il sistema democratico è un’ideologia, allo stesso modo del nazismo, del fascismo, del comunismo. Oggi è ridotta ad una mera procedura elettorale che seleziona una élite pubblica spesso inadeguata e incapace lei stessa di comprendere le principali tendenze di questo XXI secolo, figuriamo di quelle che caratterizzeranno principalmente questo terzo millennio. Lasciando che sulle vite dei cittadini pesino sempre più varie pressioni. Da quelle delle multinazionali finanziarie. Alle varie connivenze esistenti nel sistema mediatico e all’eccesso di informazione dei Social, nonché quelle della stessa criminalità organizzata che producono intenzionalmente disinformazione. Il conflitto tra vero, verosimile e falso c’è sempre stato. In che cosa si caratterizza la nostra epoca su questo fronte? Che cosa la distingue dalle altre? La diffusione tramite i Social, in un contesto in cui oltre la metà della popolazione mondiale è collegata a Internet. Non a caso Umberto Eco prima di morire era stato illuminante: “i Social media danno spazio a legioni di imbecilli poiché diventa indistinguibile l’opinione di un Premio Nobel da quella di un avvinazzato, in quanto potenzialmente hanno la stessa platea di ascolto”. Élites da una parte e popolo dall’altra. Anche questa sembra una contrapposizione classica. Perché oggi se ne parla con tale frequenza? A chi dare la leadership se non alle élites? Questo tema è oggi di moda perché la crisi della democrazia è la diretta conseguenza della crisi della rappresentanza, per le modalità approssimative con la quale viene individuata. Non a caso l’attuale leadership democratica non è in grado di fronteggiare le sfide che, a torto o a ragione, pone la globalizzazione, lasciando i territori in mano alle mafie, come avviene in buona parte del nostro Paese, e rendendo dovunque le istituzioni subalterne, se non prone, ai poteri economici. Così che la propaganda politica oggi domina e impera. Perché? La propaganda, cioè la menzogna, è il motore della storia. Oggi si impone attraverso l’eccesso di informazioni irrilevanti, che produce lo stesso effetto della censura, e il basso livello sostanziale di istruzione dei cittadini, i quali per buona parte non sanno comprendere delle semplici frasi nelle rispettive lingue. Stefano Rodotà sosteneva la necessità di una carta dei diritti per il web. In che modo è possibile regolare la navigazione, in un mare come quello di Internet che vive di una sostanziale anarchia e di poche regole non condivise? Rodotà proponeva una soluzione giusta ma, come gran parte delle cose giuste, perfettamente inutile. E questo perché pone il tema di chi fa le regole – in genere il più forte – e di chi deve fronteggiare le regole – che deve essere in possesso delle competenze per farlo. Il web è insieme un far west, un luogo magico, un’illusione sociale oltre che la manifestazione dell’anarchia e, nello stesso tempo, dell’effetto sciame, che dà l’illusione di una concreta partecipazione politica i cui effetti reali sono invece prossimi allo zero. Viviamo l’era dell’incompetenza. C’è un nesso con la società della disinformazione? L’età dell’incompetenza è il frutto della debolezza alfabetica, causa topica che impedisce di comprendere che siamo totalmente immersi nella disinformazione, senza peraltro averne cognizione. In definitiva, siamo come i pesci della celebre metafora di Marshall McLuhan: “quello di cui i pesci non sanno assolutamente nulla è l’acqua”. Chi ci vuole consumatori ed elettori manipolabili? Nelle democrazie, sono le multinazionali finanziarie, che sono anche quelle che controllano le società del web, i media di élite e le agenzie di rating. Information overload. Eccesso di informazioni. Quali strumenti sono utili per distinguere il grano dal loglio? Secondo il Prof. Caligiuri, c’è un solo utile strumento: L’ ”Intelligence”. La definizione più efficace di questo metodo di individuazione delle informazioni rilevanti ce l’ha data Bill Gates, parlando d’altro: «Ho una certezza semplice ma incrollabile: il successo di una persona o di un’impresa dipende da come si raccolgono, analizzano e utilizzano le informazioni». Social media web: armi di distrazione di massa; chi controlla il web e l’intelligenza artificiale, nella società della disinformazione, può dominare il mondo. Che cosa dobbiamo temere, nel breve periodo? Dobbiamo prendere atto che già adesso, mentre stiamo parlando, la realtà sta da una parte e la percezione pubblica della realtà esattamente dall’altra. Tra pochi decenni potremmo anche correre addirittura il rischio di avere due distinte razze umane: i pochissimi che controlleranno l’intelligenza artificiale e le moltitudini che ne saranno governate. Appunto per questo avremmo bisogno di autentici sistemi democratici perché la democrazia rappresenta non solo la meno imperfetta forma di governo ma anche la meno imperfetta forma di giustizia sociale. Solo che in questi anni ci stiamo direzionando da tutt’altra parte. Esiste un grande paradosso: non è mai esistita una possibilità di accesso alle informazioni pari a quella odierna ed allo stesso tempo oggi c’è una grande resistenza ad assumere informazioni. E lo spiega benissimo Tom Nichols nel libro tradotto in italiano con il titolo: “La conoscenza e i suoi nemici. L’era dell’incompetenza e i rischi per la democrazia”, edito lo scorso anno dalla Luiss University. Società della disinformazione: permanente ed intenzionale perché favorirebbe qualcuno. Chi? Cui prodest? Non esistono complotti ma precisi e ben individuabili interessi che sono alla luce del sole. E, come tutte le cose che si hanno davanti agli occhi, non le nota quasi nessuno. Chi vuole la democrazia diretta, lo fa perché già sa come manipolare la massa di elettori? Storicamente è quasi sempre stato così. Com’è di tutta evidenza, chi promuove, o sfrutta, queste situazioni non è certo il sistema politico che nelle democrazie decide ben poco e anzi deve giustificare decisioni assunte altrove, molto spesso sopra e contro i reali interessi dei cittadini. Oggi viviamo dentro le fake news: è in pericolo la nostra capacità di scegliere e selezionare l’informazione. È in gioco la nostra capacità di giudizio e di critica. A che cosa affidarsi? Mi verrebbe da dire all’acqua di Lourdes, solo che i miracoli sono rari. In realtà, come ci ricorda lo storico israeliano Yuval Noah Harari: «Oggi il vero potere è sapere quali informazioni ignorare. Pertanto, la chiave, come già detto, rimane l’intelligence, che è il modo per comprendere davvero la realtà, mettendo in connessione il passato, il presente e il futuro». Dove sono i maître à penser della nostra epoca? Citando Julien Benda, “chi sono i chierici di oggi? E che cosa e chi stanno tradendo?” Quelli veri sono pochi e mal messi. I più bravi, quasi sempre ignorati e derisi, sono sommersi da chi viene considerato intellettuale ma che in definitiva è solo il megafono degli interessi più forti e viene sostenuto da un interessato e mistificante sistema mediatico. “La stampa non vuole informare il lettore, ma convincerlo che lo sta informando”. Così la pensava Nicolas Gomez Davila. È ancora oggi così? A che cosa mira certa stampa? Manipolazione, controllo, potere? Si suole dire: «La libertà di stampa è la libertà dalla stampa». Ma andando a concludere quanto accennato a premessa: è partendo dall’insufficienza dei sistemi educativi, che questo saggio, prospetta una profonda ricostruzione delle scienze dell’educazione basata sulla pedagogia della comunicazione per individuare le informazioni rilevanti che aiutino a comprendere quanto davvero accade. Come cinquant’anni fa, occorrerebbe una rivolta dei giovani per pretendere scuole e università meno facili per resistere alle sfide della società della disinformazione…

(continua)

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