Politica: paradossale il “me ne frego” della destra nazionalista che antepone al bene della nazione la libertà d’infettare…

Esiste un mondo alla rovescia quello dei Salvini, Meloni, Trump e Bolsonaro, dove lo stato può imporre limiti strettissimi alle libertà personale a tutela (dicono) del buon costume e della pubblica morale, ma non a tutela della pubblica salute… Paradossale! Il primo segnale che qualcosa stava cambiando nel profondo della destra radicale risale non per niente al 2016: l’anno della Brexit e dell’ascesa di Donald Trump, che in Italia è stato anzitutto l’anno del referendum costituzionale voluto da Matteo Renzi. Il segnale della svolta, indimenticabile, è stato segnata dal manifesto di Forza Nuova che invitava a votare No con lo slogan: «Ferma la deriva autoritaria». Se persino i fascisti vedono ovunque svolte autoritarie, e non per rallegrarsene, è evidente che qualcosa non quadra. Come minimo, occorre aggiornare rapidamente mappe e vocabolari della politica. Quel manifesto torna in mente ogni qualvolta assistiamo alle acrobazie dialettiche di tanti esponenti della Lega e di Fratelli d’Italia, a cominciare da Matteo Salvini, per giustificare il fatto di non essersi ancora vaccinati. Per non parlare dell’ultima grottesca e pericolosa gara di fregnacce sulla minore urgenza di vaccinarsi per chi ha meno di quarant’anni, una tesi lanciata due giorni fa da Francesco Lollobrigida, che non è un virologo ma il capogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia, immediatamente fatta propria, per non essere da meno, dal leader leghista. Ma forse ancora più significativa è la polemica contro il green pass e qualunque altro tentativo di introdurre ragionevoli misure di sicurezza per consentire a ciascuno il massimo della libertà compatibile con la salute di tutti. Tutte misure contestate da destra in nome di un’assai peculiare battaglia anti-autoritaria. Se le classiche categorie della politica avessero ancora una qualche attinenza alla realtà attuale, sarebbe ragionevole attendersi questo genere di posizioni ultra-libertarie, per non dire anarco-individualiste, da partiti liberali e liberisti, dai più irriducibili sostenitori della libertà dell’individuo in contrapposizione a qualsiasi pretesa dello stato, della politica e dell’apparato pubblico, in materia di libertà economica o libertà civili. Per lo stesso motivo, sarebbe stato ragionevole attendersi dai partiti della destra nazionalista una posizione diametralmente opposta, fondata sul principio secondo cui prima dei diritti dell’individuo viene l’autorità dello stato, e il bene della comunità nazionale prevale sempre sui diritti dei singoli. Giorgia Meloni ama ripetere che Fratelli d’Italia è il partito dei patrioti, e il primo e naturale dovere del patriota non è forse proprio quello di anteporre il bene della comunità nazionale ai propri desideri, persino ai propri diritti, e financo al più essenziale di tutti, il diritto alla vita? Siam pronti alla morte, o no? Qui invece sembrerebbe tutto il contrario: piuttosto che accettare la seccatura di una vaccinazione, o anche di un semplice tampone, allo scopo di ottenere il green pass, l’intera comunità nazionale può andarsene alla malora. Come si spiega un tale capovolgimento ideologico? Il fatto è che non si tratta di un fenomeno solo italiano. Dagli Stati Uniti di Trump al Brasile di Jair Bolsonaro, paradossalmente, dinanzi alla minaccia alla salute pubblica rappresentata dal Covid sono proprio gli esponenti della destra più autoritaria a sposare un approccio ultra-libertario e ultra-individualista, quello stesso approccio che paradossalmente rifiutano quando si tratta di diritti e libertà civili. In breve, nel loro mondo alla rovescia, lo stato può negarti il diritto di sposare chi vuoi, ma non quello di infettare chiunque; può imporre limiti strettissimi alla tua libertà a tutela del buon costume e della pubblica morale, ma non a tutela della pubblica salute, o semplicemente a garanzia della sopravvivenza di tutti. C’è qualcosa di profondo che si è spezzato nel rapporto tra la destra populista e il principio di realtà, come dimostra il caso più clamoroso di recidiva, quello di Boris Johnson. Dopo essere finito lui stesso in terapia intensiva durante la prima ondata, il premier britannico sembrava avere abbandonato le posizioni negazioniste sposate all’inizio, che avevano fatto del Regno Unito uno dei paesi al mondo con il più alto numero di morti per Covid (e indovinate chi c’era a tallonarlo). Ma ecco che ieri, nonostante il risalire dei contagi in seguito al diffondersi della variante delta, e i conseguenti allarmi di tanti scienziati, Johnson ha tenuto ferma la decisione di riaprire tutto, abbandonando ogni restrizione, per ragioni puramente propagandistiche. Ora che in Italia non c’è più Giuseppe Conte a Palazzo Chigi, a suo tempo capace di rimozioni della realtà non meno clamorose (in particolare ai tempi della seconda ondata, nel caso vi foste dimenticati l’autunno dei quattro decreti in quattro settimane), lo spettacolo di assoluta irresponsabilità offerto da Salvini e Meloni offre se non altro una grande occasione alla sinistra. O almeno a una sinistra che volesse davvero farla finita con il populismo e ricostruire un rapporto più solido con la società italiana, in larghissima parte ben lontana da simili assurdità…

E’ sempre tempo di Coaching!

Se hai domande o riflessioni da fare ti invito a lasciare un commento a questo post: sarò felice di risponderti oppure prendi appuntamento per una  sessione di coaching gratuito

0

Aggiungi un commento