Potere politico e popolo: è sempre più fossato…

Si può affermare, senza temere di essere smentiti, che il rapporto tra Potere politico e popolo, vede sempre più crescere la distanza tra la politica e i reali problemi di vita della gente. E’ come vivere in una lunga e buia notte, ulteriormente rabbuiata dal malcontento popolare. E dalla quale, nonostante speranze e proclami, non si intravvede ancora l’apparire di una chiara alba che ponga termine al buio notturno. Il quadro è davvero sconsolante: anche sotto il governo Renzi (Gentiloni) la distanza tra governanti e governati,  contrariamente alle iniziali aspettative, è ulteriormente aumentata. Si allarga, diviene quasi un cratere e sempre più appaiono dei vuoti discorsi, le notizie di una ancora possibile ripresa economica, che allontani gli effetti di una crisi ormai decennale. Una crisi mai così profonda prima d’ora che ha visto e vede mutare in peggio le condizioni materiali di vita delle popolazioni anche nei Paesi dell’Occidente. Le prospettive della nostra economia restano attaccate alle stime di una crescita di un decimale di punto del nostro Pil (dallo 0,9 allo 1,0%) e si tratta solo di una stima. Di conseguenza regna ormai una diffusa rassegnazione.  A sostenere l’assunto di cui sopra non è il sottoscritto da questo Blog, il che poco o punto conterebbe, bensì i principali opinionisti di politica ed economia sulle pagine economiche delle più importanti testate nazionali, corroborate dai commenti dei quotidiani economici internazionali. Se è vero che sia sempre più profondo il fossato che divide i cittadini comuni dai “palazzi del potere”, non meno insuperabile è quello frapposto tra i ricchi di ieri e di oggi, alcune migliaia, e i vecchi e i nuovi poveri, ormai la stragrande maggioranza della popolazione mondiale. Esiste dunque il “fossato delle diseguaglianze” sociali, economiche e reddituali, come esiste quello delle “discriminazioni etniche e religiose” e anche, quello tra chi paga le tasse fino all’ultimo centesimo e chi le evade in assoluta comodità, generando così ed inevitabilmente, dei veri e propri mostri leviatani. I “professionisti della politica” insistono nel parlare di necessarie riforme, che ormai per delusione, non appassionano quasi più nessuno, mentre i cittadini vorrebbero invece conoscere quali concreti e fattibili provvedimenti di modifiche al sistema economico saranno adottati per tentare di rianimare un’economia asfittica e perennemente sull’orlo del collasso finale, in ragione del ricordato decimale in più o meno di Pil. E in tal modo il fossato tende a dilatarsi! Sicuramente, si è esagerato nel dare già per praticamente acquisita la “madre” di tutte le riforme fin dall’inizio del suo viatico parlamentare e sbocco referendario. La riforma costituzionale che non senza alcune contraddizioni prevedeva: l’abolizione delle Province e la fine del bicameralismo perfetto, attraverso un ridimensionamento del Senato non più eletto e trasformato in Camera delle Ragioni. Con in  più il combinato disposto di una nuova legge elettorale iper maggioritaria (italicum) che “cancellava” al ballottaggio (secondo turno) con un premio ‘spropositato’ di maggioranza ogni ruolo e equilibrio istituzionale tra gli stessi schieramenti politici di maggioranza e di opposizione, assegnando al partito risultato primo nella conta elettorale, una rappresentanza parlamentare totale e assoluta (al di là dei reali numeri ricevuti come consenso elettorale).  E per ultima, non certo per importanza, la pretesa di ricevere tramite il referendum consultivo sulla riforma costituzionale una investitura plebiscitaria della propria leadership da parte di Matteo Renzi. Ne hanno decretato il fallimento attraverso un “plebiscito” di No! Inoltre, tra la gente, ormai si conoscono i reali problemi del Paese, che sono ben altri, principali tra questi: la lotta alla disoccupazione in generale e in particolare a quella giovanile, la riduzione effettiva dei costi della politica, la perequazione dell’iniquo sistema fiscale vigente e, non da ultimi, il contrasto alla criminalità ordinaria ed organizzata, l’auspicabile rilancio dell’economia nazionale attraverso un programma di interventi pubblici, una riclassificazione sostanziosa della spesa pubblica che eviti sprechi milionari, l’abbattimento dell’evasione ed elusione contributiva e tributaria. Non c’è dubbio alcun dubbio che Renzi sulle prime è piaciuto per una svariata serie di motivi e circostanze a lui favorevoli (populismo nel chiedere il cambiamento e la rottamazione dei “vecchi” della politica).  Ma, quando ha iniziato ad impattarsi con la cruda realtà, tutto ha principiato ad affievolirsi. E’ come se fossero trascorsi inutilmente i terribili anni dal 2008 al 2013 ed, inoltre, è come se il potere politico fosse rimasto immobile nonostante cinque diversi Presidenti del Consiglio dei Ministri. Tutto vero: epperò, il fossato più abissale va individuato nel divario persistente tra il Governo della Repubblica e le nuove e le più anziane generazioni. Le ‘nuove’ a ragione della sfiducia nel loro futuro, le più anziane a ragione delle loro pensioni sempre più misere… comunque a differenza delle prime, sempre pronte a battagliare qualora fossero decisi consistenti tagli al Welfare pensionistico.  Per non dire poi di esodati ed incapienti! Nell’immaginario collettivo la così detta “casta” politica,  prosegue indefessa nel suo cammino di auto conservazione e di auto riproduzione e ciò, ineluttabilmente, scatena astio, rancore, risentimento, fino ad arrivare a forme più o meno latenti di  vero odio nei confronti della politica e di chi la fa . E’ tutto il contrario di quello che, all’opposto, dovrebbe accadere. In una società lacerata e divisa che quindi è sempre più bisognosa della massima coesione ed armonia per potersi risollevare. Ancora una volta si parla solo di nuove elezioni! Mentre continuano a dilagare gli scandali giudiziari, la corruzione, il malaffare e le vergogne pubbliche tanto da sedimentare sempre più quell’esteso sentimento di pessimismo generalizzato cui si è fatto più volte cenno.. La gente vuole e pretende precisi e nitidi segnali di cambiamento che però non arrivano mai, generando in tal guisa ancora maggiori dilatazioni di quel fossato che, paradossalmente, per il potere costituito sta assumendo sempre più le fattezze di un valido scudo di protezione. E’ infatti il fossato che separa e difende le donne e gli uomini della politica… dal sempre maggior disincanto che alimenta la  furiosa rabbia popolare…

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