Renzi: è il Mackie Messer della politica italiana, che andrebbe…

Aveva quindi ragione Ugo Sposetti? L’ex senatore Pd, ex tesoriere del Pds, che intervistato dal Corriere della Sera, pochi giorni dopo la sconfitta elettorale del 4 marzo 2018 fu durissimo nei confronti dell’ex premier: “Renzi va processato, ci ha portati in una situazione peggiore a quella del ’48″. E aggiunse: “Lui e la sua cerchia sono delinquenti seriali che hanno distrutto la sinistra e rotto l’idea di comunità…” E continuando a parlare del PD lo storico dirigente annunciava: “Proporrò la costituzione di ‘Comitati 5 marzo‘ per la rinascita del Pd. I circoli devono autoconvocarsi per esaminare il risultato elettorale ed elaborare proposte per tornare a essere un partito vero”. “Renzi va processato” disse ancora l’ex tesoriere, citando il Pasolini del processo alla Dc, perché, “Qua non è rimasto nulla”. Sempre secondo lui la sconfitta: “è figlia di arroganza politica, boria, pressappochismo, visione miope” e “dietro la sconfitta c’è anche l’insano gusto del potere che pervade ogni azione di Renzi”. Sposetti credeva poco anche alle reali dimissioni del segretario e all’abbandono della politica promessa prima della sconfitta disastrosa del referendum costituzionale e poi mai attuata. “Tutto quello che sta facendo Renzi in questi giorni e in queste ore è dettato da un vero e disgustoso attaccamento alla poltrona”. E aggiunse: “Per questo non esiste altra via che quella di un vero e proprio processo politico a Renzi da parte della nostra gente. A Renzi va soltanto impedito di fare altri danni a se stesso, al partito, alla sinistra, al Paese”. Cosa è successo dopo, lo sappiamo tutti… una totale “rimozione” di ogni critica e soprattutto di ogni autocritica rispetto alle sconfitte politiche del PD e prima ancora del Governo Renzi. Perché, sono quindi tornato a quel pesante giudizio di Sposetti? Perché Ormai si legge sui principali quotidiani italiani che: “sono 31 i parlamentari pronti a creare dopo la Leopolda il partito renziano…”E, la cosa avviene usando strumentalmente per arrivare a questo obbiettivo ogni argomento, cercando un qualsiasi pretesto. “L’ira del gruppo dell’ex premier per l’assenza di toscani nella squadra di governo. L’ex ministra Boschi evoca l’uscita dal Pd: “Rottura? Se torna Bersani…“. E Zingaretti & C. sempre più allampanati rispondono solo con un: “Basta con questo tormentone”. Ormai incastrati in un’avventura di Governo dall’esito assai incerto… essendosi comunque piegati di fatto ad un diktat apparentemente schizofrenico di Renzi, che solo un mese fa, ha “ribaltato” la propria posizione politica sul #maiconilm5s, ma ribadendo con ciò il suo #senzadime “…il PD non esiste”. Dopo aver imposto con la maggioranza che ancora ha nei gruppi parlamentari il fatto di essere ancora il motore “principale” del Partito democratico. Certo che ha Lui la crisi di governo agostana aperta da Salvini per andare a breve a possibili elezioni, con la possibilità che Zingaretti ridimensionasse la componente renziana nei nuovi gruppi parlamentari riducendola ai rapporti di forza esistenti nel partito, non andava affatto bene… proteso com’è solo e sempre a riprendersi un ruolo da protagonista sulla scena politica nel Paese… contro un popolo che lo ha grandemente sfiduciato al referendum e una “comunità politica” del partito che lui aveva contribuito a dissolvere e voleva comunque silente al suo volere. Figuriamoci se poteva permettersi che Salvini, chiedesse “i pieni poteri” per se, dopo che erano “sfuggiti” a Lui” con la bocciatura della riforma costituzionale e le elezioni col Rosatellum. Lo scivolone del “rude” Salvini…  Re del Papeete in questo caldo ferragosto sempre propenso a fomentare odio e paure tra la gente chiedendo “pieni poteri”  più che al ragionar politico,  è stata per Renzi l’occasione per ritornare in alto sull’onda e “surfare” nell’oceano della politica. Come? Facendo leva sul senso di responsabilità dei dem, continuando nel ricatto su Zingaretti, prima col #maiconi5stelle e poi ribaltandolo in un #facciamoungovernodisalutepubblicacoi5stelle salvando i conti economici dell’Italia e la sua democrazia parlamentare… Operazione riuscita rimettendo così alcuni suoi alfieri nel governo Conte 2 ( ben 3 ministri + 5 un viceministro e quattro sottosegretari). Per poi, vedere scattare  i ”toscani” contro il PD perché nessuno di loro è tra i presenti nella nuova compagine governativa. Un modo da rilanciare attraverso la sua “banda” il leitmotiv d’essere discriminato lui toscano nel PD, per cui costretto se vuole tornare al vertice della politica con un incarico di governo e/o come leader di partito, a dover per forza creare un suo partito. E Zingaretti e il resto del PD? “Non ricominciamo con i tormentoni, è finito quello dei 5 Stelle e adesso ne inizia un altro fondato semplicemente sul nulla. Non sono argomenti all’ordine del giorno, concentriamo il nostro dibattito su come creare lavoro e sviluppo, come ricostruire un moderno stato sociale”, ha detto concludendo il suo intervento alla festa dell’Unità di Milano il Segretario. “Queste sono le vere grandi questioni che devono essere al centro del confronto politico”. Ha indubbiamente ragione, ma questo non gli eviterà che Renzi farà nel e del PD ciò che vuole… Cosa disse Sposetti dopo la sconfitta elettorale: “…è figlia di arroganza politica, boria, pressappochismo, visione miope” e “dietro la sconfitta c’è anche l’insano gusto del potere che pervade ogni azione di Renzi”. “Tutto quello che sta facendo Renzi in questi giorni e in queste ore è dettato da un vero e disgustoso attaccamento alla poltrona” “A Renzi va soltanto impedito di fare altri danni a se stesso, al partito, alla sinistra, al Paese”. E ancora: “Lui e la sua cerchia sono delinquenti seriali che hanno distrutto la sinistra e rotto l’idea di comunità…” Matteo Renzi in queste ore tace, ma non dovrebbe, dovrebbe anzi parlare e se non ha quell’obiettivo smentire tutto ciò per amore dell’italia e del suo popolo e per amore del PD. Invece, si dice abbia il cellulare staccato dopo l’ultima chiamata con Franceschini mentre infuriava la battaglia notturna sui sottosegretari, che Zingaretti afferma che come per i ministri, sono stati tutti concordati con Renzi. Il fatto è che probabilmente Matteo Renzi non ha voglia di smarrirsi in una polemica sugli incarichi di sottogoverno, “potevano starci più attenti, ma chi se ne frega, calma e gesso, non è questo il vero problema”. Il fatto è, soprattutto, che l’ex premier deve ormai decidere una sola cosa: “Se rompiamo, rompiamo alla Leopolda”. Gli indizi che fanno immaginare una resa dei conti quasi immediata ci sono tutti. “Qualsiasi cosa accada – ha spiegato l’altro giorno Ettore Rosato a un emissario di peso della segreteria di Zingaretti – c’è una cosa già certa: noi garantiremo la tenuta del governo”. La maggioranza non si tocca, insomma, perché tutti hanno bisogno di tempo… E poi ci sono anche le crepe nelle correnti renziane, sfumature di renzismo che scolorano. Come si sta capendo dalla chat di Base Riformista l’area targata Lotti e Guerini, la più corposa del Pd con cinquanta deputati e una ventina di senatori. Mentre altri sembrano invece abbracciare la causa dei falchi. Critiche più o meno dure per la gestione attuale del Pd pare coinvolgano anche Andrea Romano, Gennaro Migliore, parlamentari veneti, e campani come Piero De Luca, il figlio del governatore. Per non parlare del siciliano Davide Faraone. Delusi come i “toscani” per la composizione del governo quando non delusi per tutto il resto… come Carlo Calenda e Matteo Richetti, già usciti dal PD in conseguenza della non condivisa fiducia al governo giallorosso. Ciò che appare ormai chiaramente è che il PD anche se tornato al governo del Paese, sta andando ormai sempre più letteralmente a pezzi. Ecco, che il renzismo accelera – e ancora nessuno può dire se solo tatticamente. Renzi e i suoi fedelissimi vanno verso una scissione. E la Leopolda sarà il punto di approdo… anche se forse come per il congresso la scissione avverrà con un anno di ritardo e sulle ceneri di una cospicua parte di renziani… sicuramente su quelle del PD di Zingaretti, destinato ad essere marginalizzato dentro lo stesso governo Conte 2. Ad imboccare questa strada: ci sarebbe la disponibilità ad aderire al progetto di Renzi da parte di 26 deputati e 5 senatori. Così pochi a Palazzo Madama? I renziani spiegano che lì basta poco per orientare la maggioranza. E che, infine, da Forza Italia (assieme alla Carfagna) arriverebbero nelle settimane a seguire senatori come piovesse, goccia dopo goccia. A capo della fronda renziana ci sono ovviamente Maria Elena Boschi ed Ettore Rosato, al loro fianco Luigi Marattin. Ora, che l’ex ministra sia in freddo con Luca Lotti è questione antica, tanto che nessuno si stupisce che provi a portargli via qualche parlamentare deluso. Ma è chiaro che l’operazione ha bisogno di individuare da qui alla Leopolda ragioni politiche che giustifichino la separazione. “I bersaniani – ripete e non certo per caso l’ex ministra – sono praticamente tornati nel Pd, e quindi noi non possiamo restare”. Renzi, per adesso, tace e attende e arma la mano della Boschi. La Leopolda non è poi così lontana e lui calcola ancora vantaggi e svantaggi dell’operazione. Il fattore tempo consiglierebbe di mollare gli ormeggi, ora che il leader di Rignano è tornato “vincente”. E poi ci sono le nomine di primavera e la voglia di sedere al tavolo di chi decide tutto, in maniera autonoma come una forza di governo di una alleanza dove Renzi è alla pari di Zingaretti, di Di Maio e di cui Conte e gli altri devono tenere in debita considerazione se si vuole che la maggioranza resti in piedi e faccia barriera all’invasione dei Barbari leghisti. Cosa significa tutto ciò? E’ proprio vero, prima di tutto: “ognuno è leader di se stesso” e gl’altri? Che si fottino!! Umana miseria? Perché no… visto che la povertà è crescente. Ma povero popolo! Turlupinato da una politica che si rappresenta sempre più simile all’Opera Da Tre Soldi di Bertold Brecht e del suo protagonista… il delinquente di nome Mackie Messer che come dice la canzone: “HA IL COLTELLO MA VEDERE NON LO FA…

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