Sinistra: Pd e il campo progressista che non c’è…

Se ne discute da tempo e in molti ancora non rinunciano alla speranza che in Italia si possa costruire un ampio campo progressista da opporre a questa destra sempre più incalzante… eppure l’operazione sembra sempre più ardua e difficile, cosa rende questa coalizione così faticosa da realizzarsi? Il così detto “centro sinistra” ha fallito spesso nell’unione ma non ha mai fallito nella coalizione contro qualcosa o qualcuno, una coalizione a difesa di un rischio, almeno culturalmente se non elettoralmente, è stata una formula che è stata decisiva per superare tante differenze e contrasti… Ora cos’è cambiato? C’è una notevole differenza dal passato che trova le sue ragioni in molteplici fattori. Uno è sicuramente l’identità. Il PD, con il renzismo (ma c’erano già vistose tendenze) ha definitivamente perso la propria identità politica ed anche il proprio posizionamento sociale. A mio modesto giudizio questo è successo a poco a poco, sin dai tempi di D’Alema e delle sue strategie politiche per opporsi a Berlusconi, alla fine, “imparando” dal Cavaliere stesso o facendo “accordi” da altri detti “inciuci” con lui. Eppure, si sapeva, che questo entrare nel campo del competitor e di sfidarlo con le sue armi non poteva essere davvero vincente. E’ una strategia che perde sempre, perché “tra l’originale e la copia chi dovrà scegliere… sceglierà sempre l’originale”. L’aver abbandonato il proprio campo, tra l’altro, ha voluto dire lasciare deserti di domande di rappresentanza inevasa, occupata per un certo tempo e alcuni ambiti dal m5s… ma poi abbandonata anche da questi. Perché tutto ciò? Cosa ha determinato la scelta liberale, liberista e centrista di questi partiti una volta popolari? Si vorrebbe far credere che questo è dipeso da una riflessione sui “tempi moderni”, sulla esigenza di non contrastare più il modello di sviluppo, valutato ormai come ineluttabile, ma di adeguarsi ad esso, provando a “migliorarlo”, con toppe che, a giudizio di molti osservatori, sono spesso state peggiori del buco. Al Pd quindi cosa resta in fondo della propria identità? Resta un residuo di posizioni da difendere sui diritti civili, come fossero un pezzo di stoffa, buona, da cui però non si riesce a tirar fuori un vestito. Difesa dei diritti civili e abiura dei diritti sociali, è una costante, eppure è in questo campo dei diritti delle libertà individuali, sacrosante, che il Pd intende aprire la battaglia con il centro destra, che su alcuni temi non arretra, jus soli, diritti egualitari degli lgbt, (un po’ meno e un po’ più a fatica su immigrazione, principi declamati ma non perseguiti). Ma se il campo progressista si deve misurare solo su questi temi il campo progressista ha già fallito. Non possono esistere diritti civili senza diritti sociali e viceversa, e tra questi è anche e soprattutto, oramai, il diritto ad un ambiente sano e alla salute, insieme al lavoro, il gran bistrattato, alla giustizia fiscale, un altro declamato senza grandi intenzioni, allo stato sociale, il grande assente che ora interviene piuttosto per le imprese private che per il diritto ai beni comuni, alla gestione pubblica, al controllo pubblico sull’iniziativa privata e sui beni comuni, un’eresia oramai per questi signori. “Diritti sociali e ecologici” sono slogan, declinati male, “jingle bel” cantati male, che non trovano ne verve ne le giuste forti motivazioni che meriterebbero, nelle politiche del campo progressista, che alcuni diritti, declama solo, altri non li propone neanche e alcuni spesso e addirittura avversa. Un altro motivo dello sfarinamento del campo progressista sta nel m5s, che dovrebbe rappresentare il principale alleato. Bisogna chiedersi cosa è il m5s oggi? Cosa è stato, cosa ha rappresentato, ma soprattutto quale era il fine dalle origini, del m5s? Il m5s è cambiato, “se era bruco ora è una farfalla”, continuano a dire alcuni leader ormai residuali di questo percorso velocissimo come uno tsunami, “siamo cresciuti, evoluti, ci siamo trasformati”, intendendo in meglio, maturati, ma io direi (sempre modestamente) che il m5s se è diventata una farfalla ha avuto la vita lunga un giorno e ora è polvere. Il m5s è morto! Come molte stelle che sono in cielo che ci appaiono ancora come se brillassero, ma che sono in realtà morte da decenni. Credo che tolta l’armatura di questa legislatura il Movimento si polverizzerà definitivamente.  E si sta già polverizzando, di fatto non c’è più. Conte potrà anche, su quelle ceneri, ri-costruire e lo farà certamente, ma sarà tutt’altra cosa. E bisogna chiedersi cosa differenzierà a quel punto il m5s di Conte, dal Pd di Letta? Due partiti  entrambi moderati centristi, liberali e liberisti, disponibili a dialogare con tutti (che a dirla così sembrerebbe un bene) a governare con tutti, (e questo già suona un poco più sgradevole), fino al centro destra, la Lega, Berlusconi (Berlusconi? Ci siamo dimenticati tutti tutto di Berlusconi, come è nata FI, cosa ha rappresentato e cosa è stata?) Oggi Berlusconi è “un grande statista”, con cui “non si esclude di poter governare”.  Letta, che in fondo pensa che si può governare bene anche con la Lega, lo dice lui stesso. Lega con cui il m5s ha già governato in una lunga luna di miele, interrotta bruscamente e malamente solo per volere di Salvini, ricordiamolo sempre.  Ma, forse il Pd ha sempre pensato a Berlusconi, come il centro con cui la sinistra potesse governare…  mentre i 5stelle e altri pensavamo a ciò come a “tutto il male possibile” affannandosi su conflitti di interessi, questi dimenticati, e su ipotetiche trattative stato-mafia, ma erano altri tempi, (niente che buoni avvocati e prescrizioni tempestive non siano in grado di cancellare). Suvvia… Siamo noialtri a non capire nulla, per il Pd è solo strategia politica… fa un appello ai liberali (ma chi sono questi?) per fermare Salvini e la Meloni, per arginare il sovranismo e salvare l’europeismo dal volto buono…  quello che ci sosterrà con il Recovery Plan. Fino a dove ci può spingere la disperazione? Mi chiedo, è possibile che questo quadro così disastroso che ci porterà inevitabilmente verso un decennio e forse più  di guida a trazione della peggiore destra non sia chiaro a tutti? Possibile che la cecità abbia colto tutti come nel libro di Josè Saramago? Ci vorrebbe ben altro investimento che non una rincorsa elettorale su numeri e percentuali di gradimento, ci vorrebbe un investimento culturale e territoriale di lunga gittata, a maglia stretta, ma chi investe più sul futuro? La lunga gittata, roba da secolo scorso… Sarebbe necessario fare una doverosa riflessione sul perché siamo giunti fino a qua, sarebbe necessario ripercorrere le tappe che hanno portato il m5s ad essere nel 2018 il primo partito, con quasi il 33% dei consensi elettorali, mentre il Pd scendeva al 18%. Potrebbe essere un inizio per provare a capire, una traccia. Nel 2007/2008 – avevamo la sinistra al governo, (una vera sinistra, cosa che non accadeva più dal governo De Gasperi III). Governo difficile ed infatti durò poco, ma la spinta dei VDay nacque proprio in quegli anni. Perché? 2011 – Governo Berlusconi spodestato dal governo tecnico di Monti, a molti sembrò quasi una liberazione ma fu davvero una liberazione dal governo Berlusconi o fu uno stratagemma per evitare le elezioni? In Italia, e in Europa, in quei giorni, il consenso per le sinistre era al suo massimo, mi chiedo ancora, fu spodestato Berlusconi o il rischio che gli succedessero le sinistre? 2013 – Il m5s entra in Parlamento come uno tsunami e come un meteorite sposta l’asse del Pd che aveva scelto come segretario nazionale Bersani, la punta più a sinistra del partito (al netto delle privatizzazioni, ma questo è un altro discorso), deviare l’asse ci ha consegnati a tre governi Pd di matrice ultraliberista Letta, Renzi e Gentiloni, in un’alleanza addirittura con il nemico storico, Forza Italia di Berlusconi, in alterne combinazioni. Ora non sfuggirà a nessuno che è dai tempi di Moro che in Italia la rappresentanza politica è solo figurata e di facciata, lo stesso Draghi che tutti osannano come il salvatore della patria che non lascia spazio a critiche nel mainstreaming, disse tempo fa in modo alquanto inquietante per quanto profetico: “In Italia il governo del paese ha il pilota automatico”. Chi pilota? Chi comanda la politica in Italia? Perché si sono lasciate praterie di domande inevase di rappresentanza a sinistra? Perché nessuno riesce, ma in definitiva nessuno vuole, occupare quel posto? Cosa ci resta da fare a noi che vorremo contrastare veramente le destre e puntare ad una società veramente equa, ecologica, femminista e di sinistra? Sostenere il “campo progressista” è la nostra unica via di uscita? È una via d’uscita? Il m5s è cambiato o è nato proprio per questo, per giungere a questo punto… per raccattare tutto il dissenso possibile e “gettarlo definitivamente alle ortiche”? Mentre in cambio, pochi, hanno acquisito rendite prestigiose in posti chiave e per sempre. Visto che naturalmente nessuno di noi è realmente cieco reputo che sappiamo tutti  il perché…

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