Una chiave di lettura del disagio individuale e sociale di questi tempi, che vale anche per la politica…

Andreoli,  ci racconta il profondo disagio del nostro tempo

“Oggi solo gli imbecilli possono essere felici”. Dice in una recente intervista Vittorino Andreoli noto psichiatra e prolifero scrittore proprio a proposito del suo ultimo libro “il silenzio delle pietre”, Andreoli, vi racconta il profondo disagio del nostro tempo: “Siamo la società dell’homo stupidus stupidus stupidus”. E continuando l’intervista precisa: “Distruttività, frustrazione e l’insicurezza sono le caratteristiche del nostro tempo. Siamo la società della paura e domina la cultura del nemico”. Riflettendo così sulla contemporaneità e sull’uomo: “Viviamo in una società dominata dalle frustrazioni. La sensazione prevalente è quella di trovarsi in un ambiente in cui ci si sente esclusi, ci si sente insicuri, si ha paura. Si accumula così la frustrazione, che poi diventa rabbia. E la rabbia a cosa porta? Porta alla voglia di spaccare tutto. Il nostro tempo non è solo violento, è distruttivo”. Dov’è la differenza tra violenza e distruttività? Semplice la spiegazione: “La violenza è finalizzata a produrre danno agli altri”. Mentre: “La distruttività invece è la tendenza a fare del danno sì agli altri, ma anche a se stessi”. Così messo il ragionamento, è facile porsi anche l’interrogativo: Stiamo vivendo un tempo distruttivo anche per la politica? “Una volta la politica trovava la sua ragion d’essere nei lumi delle grandi ideologie” e adesso, suggerisce Andreoli “viviamo il periodo della stupidità. Perché governa: “l’irrazionalità! Domina l’assurdo. Non c’è il senso dell’etica. E tutti pensano a se stessi. Nessuno pensa che siamo un Paese”. D’altronde continua, se è vero che: “la frustrazione e l’insicurezza. Caratterizzano la nostra società. Ampliando in noi il senso di paura. Determinando la cultura del nemico. La conseguenza è il venir meno della speranza e della fiducia che prima riponevamo nella politica”. Sembrerebbe un giudizio senza appello: “è la risposta al nostro sentire di “stare da soli” pur vivendo nella e in una Società con milioni di altri individui. E questa è la stupidità. Se oggi uno non è stupidus in questa società non può vivere. E dove si concentra la stupidità oggi nella politica se non nel potere? Il potere oggi è per definizione stupido. L’uso della parola potere come verbo: posso, quindi faccio. E faccio perché posso. Rende il potere l’aspetto più chiaro della stupidità nella politica”. Qualche anni fa con Andrea Purgatori su Huffington Post lei fece una diagnosi del nostro Paese divenuta ormai storica. Possiamo aggiornarla, questa diagnosi? “L’Italia è solo peggiorata perché non è mai stata curata”. E gli italiani? “Siamo dei masochisti felici: viviamo in un costante e grave pericolo economico e sociale, però siamo capaci di divertirci. Siamo frustrati. Pieni di rabbia. Darwin parlava di istinto, ma noi stiamo regredendo all’epoca della pulsionalità. Ecco: ormai non c’è l’etica, ma ci sono i comitati etici. Domina l’io e non il noi. Abbiamo solo ‘il denaro in testa’ e… io voglio questo. Lo voglio, lo voglio, lo voglio”. E Lei Professore come si sente? “Io sono un infelice gioioso”. Ci spiega meglio? “Oggi si parla solo di felicità, ma la felicità è qualcosa di individuale. È una sensazione positiva, piacevole, che appartiene all’io. La gioia appartiene invece a una condizione che riguarda il noi: l’io insieme all’altro. Si trasmette e la si riceve, ma riguarda sempre un gruppo”. Per quale motivo? “Apparteniamo a una società troppo complessa perché non venga considerata la condizione degli altri. Come fa uno a essere felice se ogni giorno vede persone che soffrono?” In che senso? “Oggi non ci sono più i padroni della terra, degli immobili, ma quelli dell’umanità. Li racconta bene Avram Noam Chomsky”*. Chi sono questi padroni? “L’economia dipende da circa 20-25 persone. La maggior parte dei “Nessuno” fa fatica a vivere, mentre alcuni non sanno vivere perché hanno troppo”. Per esempio? “Mark Zuckerberg! La prossima volta lo guardi bene: ha perso 100 miliardi in un giorno. E sa cosa ha detto? “Non è niente per me”. Ecco, così io come molti divento infelice e anche un po’ arrabbiato. Ed è un bene”. Per quale motivo? Perché fino a quando continuerò (continueremo) a indignarmi/ci, continuerò/mo a scrivere (pensare)”. Già, non c’è che dire… pensiamoci!

E’ sempre tempo di Coaching!”

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*(Professore emerito di linguistica al Massachusetts Institute of Technology, teorico della comunicazione)
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