Voglia di vivere…

Cos’è la voglia di vivere? Cosa ci spinga ogni mattina ad alzarci, agire, reagire? Cosa ci motiva, ci anima, ci fa sentire vivi? Cosa motiva le persone a vivere, ad alzarsi al mattino, con entusiasmo, coinvolgimento, passione, ad affrontare le situazioni che si presentano. Oppure a ‘tirare avanti’, con fatica, stanchezza, pesantezza, ma comunque a non mollare questo istinto che nonostante tutto tiene attaccati a questa terra, a questo corpo, a questo mondo. Riflettendo, vivendo, confrontandomi con persone illustri e meno note, amici, pazienti, clienti, mi sono reso conto che comunque si ponga la questione, sussistono degli elementi di fondo. Dopo un temporale, da che mondo è mondo, il sole ritorna sempre, e magari anche l’arcobaleno, dopo l’inverno, si riaffaccia il tepore della primavera, e via così. E’ nell’ordine delle cose, una costante evoluzione, un mutamento che riprende elementi di ciclicità per portarli a livelli sempre nuovi. Molti affrontano le fasi di disagio, malessere, le varie traversie di vita come un passaggio obbligato da sostenere, tollerare, sopportare. E soffrono. Tanto anche. Forse questa sofferenza viene esacerbata proprio da codesto atteggiamento simile ad una sorta di espiazione. Devo sottopormi a questo per poter finalmente godere del suo contraltare, che però non è mai abbastanza per compensare le traversie subite e la parte di vita immolata come sacrificio. E’ una filosofia esistenziale improntata sull’attesa che passi qualcosa e che arrivi qualcosa d’altro. In tal modo, però, il sole non è mai abbastanza, una giornata non è mai sufficiente, l’acqua non è mai calda quanto si vorrebbe. Al contrario, vi è chi, forse con maggiore consapevolezza, è in grado di vivere anche i momenti di messa alla prova come vere e proprie occasioni per poter progredire non solo nella ricerca di sé, la conoscenza e l’attualizzazione delle proprie risorse, ma anche per approfondire le basi per sperimentare le successive fasi di gioia. Si tratta di persone che vivono la Vita nella sua pienezza, nella sua complessità, nelle sue contraddizioni, nei suoi estremi, senza escludere alcunché, senza decretare un mi piace/non mi piace, un troppo/troppo poco. Quel che ci capita non è mai troppo né troppo poco: se ci viene offerto è perché possediamo le risorse necessarie per affrontarlo, che non aspettano altro se non di poter emergere. Questo vale sia per i disagi, i malesseri, sia per le gioie. Già, perché talvolta, seppur paradossalmente, fatichiamo a concederci di esperire anche e soprattutto queste ultime. Quel che colpisce maggiormente e che nel senso comune salta ripetutamente agli occhi di ciascuno di noi sono la forza, la costanza, la perseveranza di molte persone nell’affrontare i disagi e le sofferenze. Molti di noi sono indotti a ritenere che si trovassero nelle medesime condizioni, non sarebbero all’altezza del compito. E ci si stupisce se, chiamati all’appello, ci si trova a reagire con altrettanta tenacia. Quel che attira anche più l’attenzione è che all’interno di questa forza e attaccamento alla vita si individua una vena di dolcezza, di compassione, che testimonia la capacità di accettare con gratitudine tutto quel che si presenta, al di là del bene e del male. Cosa c’è di diverso in coloro che non riescono a vivere con altrettanta serenità d’animo nell’affrontare le sfide della loro esistenza? La segreta convinzione che le cose debbano andare esattamente come loro si aspettano. Tali persone si ergono come giudici, ritengono di sapere una volta per tutte quali siano i loro limiti di sopportazione del dolore e della gioia, quando questi debbano iniziare e terminare. Con tale atteggiamento, si oppongono al corso della vita, a quel che è stato destinato loro: qui risiede la causa principale della loro sofferenza, prima ancora che nell’effettivo dolore fisico ed emotivo che possono sperimentare.

“Aspettare che ‘passi’, nella vita, non è mai una valida soluzione”

(twitter)

Fa perdere di vista il presente, ipoteca il futuro alla luce di una non meglio precisata aspettativa di una condizione migliore che esiste solo nella mente e che concretamente mai potrà avere una corrispondenza esterna. Saper vivere e godere le giornate di pioggia e tempesta non solo può diventare in sé un grande piacere, ma allena anche a vivere altrettanto intensamente quelle di sole…

E’ sempre tempo di Coaching!”

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