Povertà nel mondo: quali sono le principali cause del problema…

Povertà nel mondo …se ne parla molto, ma spesso solo con senso retorico e senza alcun senso della situazione reale… perché non si conoscono e non si riflette mai dovutamente e chiaramente sulle cause che sono alla base di questo enorme problema… E’ sicuramente difficile definire con precisione quali sono le cause della povertà nel mondo. E proprio perché il fenomeno è troppo vasto, troppo complesso, troppo articolato. E riguarda un numero spropositato di persone, dall’Africa all’Asia passando per l’America Latina… e sempre più anche l’Occidente, dove le diseguaglianze economiche e sociali crescenti spingono ormai qualche milione di persone verso la povertà assoluta… Comunque si può tentare di indicare almeno le cause ‘principali’ della povertà… L’ambiente avverso. Siccità, uragani, terremoti, alluvioni, tempeste tropicali. Alcuni Paesi del mondo, come l’Africa Subsahariana e il Sud-est asiatico, sono particolarmente soggetti a disastri ambientali. In queste condizioni è difficile, quando non impossibile, avere acqua potabile, coltivare la terra, costruire una casa, avviare un qualsiasi tipo di attività… Guerre e conflitti. Sono coinvolti 47 paesi nel Mondo: AFRICA (29 Stati). Punti Caldi: Egitto (guerra contro militanti islamici dello Stato Islamico), Libia (guerra civile in corso, non certo risolta dall’appoggio occidentale al governo di Tripoli), Mali (scontri tra esercito e gruppi ribelli), Mozambico (scontri con ribelli RENAMO), Nigeria (guerra contro i militanti islamici), Repubblica Centrafricana (spesso avvengono scontri armati tra musulmani e cristiani), Repubblica Democratica del Congo (guerra contro i gruppi ribelli), Somalia (guerra contro i militanti islamici di al-Shabaab), Sudan (guerra contro i gruppi ribelli nel Darfur), Sud Sudan (scontri con gruppi ribelli); ASIA (16 Stati), Punti Caldi: Afghanistan (guerra contro i militanti islamici, continua l’occupazione delle truppe USA e degli alleati occidentali), Birmania-Myanmar (guerra contro i gruppi ribelli, fortissima repressione verso il popolo dei Rhoyngia), Filippine (guerra contro i militanti islamici), Pakistan (guerra contro i militanti islamici, che hanno nel paese basi militari e logistiche clandestine), Thailandia (colpo di Stato dell’esercito Maggio 2014); EUROPA (9 Stati). Già proprio l’Europa praticamente proprio in ‘casa nostra’, che spesso volutamente o meno ignoriamo. Punti caldi: Cecenia – contro i militanti islamici – Daghestan – guerra contro i militanti islamici – Ucraina – Secessione dell’autoproclamata Repubblica Popolare di Donetsk e dell’autoproclamata Repubblica Popolare di Lugansk – Nagorno-Karabakh – scontri tra esercito Azerbaijan contro esercito Armenia e esercito del Nagorno-Karabakh; MEDIO ORIENTE (7 Stati); Punti Caldi: Iraq guerra contro i militanti islamici dello Stato Islamico, in corso la battaglia di Mosul. Israele repressione verso i palestinesi nella striscia di Gaza e Cisgiordania. Rifiuto del governo Nethanyahu di accettare la risoluzione del Consiglio di Sicurezza al riguardo degli insediamenti coloniali sul territorio palestinese. Siria guerra civile ad un punto cruciale dopo la caduta di Aleppo. Sul campo truppe russe e americane in fronti contrapposti). Yemen guerra contro e tra i militanti islamici. Turchia gli attentati terroristici e il fallito colpo di stato del Luglio 2016 hanno fornito l’occasione al governo Erdogan per attuare una dura repressione all’interno del Paese nei confronti non solo degli oppositori ma anche delle richieste di pluralismo politico e di confronto democratico espresso da vari gruppi politici e sociali. Prosegue la durissima repressione verso i militanti del PKK, partito dei lavoratori del Kurdistan. AMERICHE (6 Stati e 26 tra cartelli della droga, milizie-guerrigliere, gruppi terroristi-separatisti-anarchici coinvolti). Punti Caldi: Colombia guerra contro i gruppi ribelli, stilato un accordo di pace tra il Governo e le formazioni militari delle FARC.  Accordo respinto dal voto popolare e oggi riformulato.  Messico guerra contro i gruppi del narcotraffico.  Al   governo  sono così  forniti elementi per la sospensione delle garanzie costituzionali e per attuare violente repressioni indiscriminate.  Queste guerre e conflitti determinano che nel 2015 come dice il rapporto annuale “Global Trends dell’UNHCR”, che traccia le migrazioni forzate nel mondo basandosi su dati forniti dai governi, dalle agenzie partner incluso l’Internal Displacement Monitoring Centre, e dai rapporti dell’organizzazione stessa, riporta che circa 65.3 milioni di persone sono costrette alla fuga rispetto ai 59.5 milioni di un anno prima. Per la prima volta viene superata la soglia dei 60 milioni di persone. Il totale di 65.3 milioni comprende 3.2 milioni di persone che erano già in attesa di decisione sulla loro richiesta d’asilo in paesi industrializzati a fine 2014 (il più alto totale mai registrato dall’UNHCR), 21.3 milioni di rifugiati nel mondo (1.8 milioni in più rispetto al 2014 e il dato più alto dall’inizio degli anni novanta), e 40.8 milioni di persone costrette a fuggire dalla propria casa ma che si trovavano ancora all’interno dei confini del loro paese (il numero più alto mai registrato, in aumento di 2.6 milioni rispetto al 2014). Ciò significa che a livello globale, con una popolazione mondiale di 7.349 miliardi di persone, che 1 persona su 113 è oggi un richiedente asilo, sfollato interno o rifugiato – un livello di rischio senza precedenti secondo l’UNHCR. In altre parole, in tutto, il numero di persone costrette alla fuga è più alto del numero di abitanti della Francia, del Regno Unito o dell’Italia. In molte regioni del mondo le migrazioni forzate sono in aumento già dalla metà degli anni novanta, in alcuni casi anche da prima, tuttavia il tasso di incremento si è alzato negli ultimi cinque anni.  Le ragioni principali sono tre: le crisi che causano grandi flussi di rifugiati durano, in media, più a lungo (ad esempio, i conflitti in Somalia o Afghanistan stanno ormai entrando rispettivamente nel loro terzo e quarto decennio); è maggiore la frequenza con cui si verificano nuove situazioni drammatiche o si riacutizzano crisi già in corso (la più grave oggi è la Siria, ma negli ultimi cinque anni anche Sud Sudan, Yemen, Burundi, Ucraina, Repubblica Centrafricana, etc.); la tempestività con cui si riescono a trovare soluzioni per rifugiati e sfollati interni è andata diminuendo dalla fine della Guerra Fredda. Fino a 10 anni fa, alla fine del 2007, l’UNHCR registrava circa 6 persone costrette a fuggire dalla propria casa ogni minuto. Oggi questo numero è salito a 24 ogni minuto, quasi il doppio della frequenza del respiro di una persona adulta. Ogni giorno 2mila persone al mondo abbandonano le loro case in cerca di protezione a causa di conflitti armati. Si tratta di persone che sono condannate, spesso irrimediabilmente, alla povertà. Perché perdono tutto e non hanno più alcuna possibilità di recuperarlo… Tra le cause della povertà ci sono poi lo sfruttamento dell’ambiente: colture intensive ed estensive, deforestazione selvaggia, tecniche agricole arretrate, territori feriti a morte dall’incontrollata estrazione mineraria, il fenomeno del land grabbing: tutto questo impoverisce il terreno e l’ambiente in maniera quasi sempre irrimediabile. Chi vive in questi territori è condannato alla povertà. Mentre i terreni coltivabili del pianeta sono sempre più a rischio erosione, salificazione e desertificazione. Violazione dei diritti umani fondamentali. Sicurezza, libertà, benessere, uguaglianza sociale e di genere, vita: questi sono alcuni dei diritti umani fondamentali. E ogni giorno, sistematicamente, vengono negati. Questo non fa altro che generare ulteriore povertà, in una sorta di circolo vizioso. Dipendenza e sfruttamento. Ancora oggi, molti dei Paesi del Terzo mondo sono dipendenti dai Paesi ricchi. In alcuni casi, questa dipendenza assume la forma di un vero e proprio sfruttamento da parte di governi e multinazionali. Eccessiva espansione demografica. Negli ultimi anni stiamo assistendo a un boom  dell’espansione demografica, dovuto a diversi fattori. La popolazione cresce e ha bisogno di sempre più risorse (ad esempio cibo, medicinali e abitazioni) per poter sopravvivere. Ma dato che nei Paesi poveri le risorse sono già scarse, questo finisce per accentuare ulteriormente il problema della povertà. Mal distribuzione delle risorse. Si ricollega in parte al punto precedente. Ci sono Paesi, quelli del cosiddetto Primo mondo, che hanno troppo. Altri, come i Paesi del Terzo mondo, che hanno troppo poco. Analfabetismo. Esiste uno stretto legame tra povertà e tasso di alfabetizzazione. Chi non è istruito non sa quali sono i suoi diritti, né sa come rivendicarli e difenderli. Significa essere condannati alla fame e alla miseria.  Queste sono quindi le principali cause della povertà del mondo.  Vogliamo almeno prenderne atto e smetterla di fare come gli struzzi “…mettere la testa sotto la sabbia”!?

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