Come cercare lavoro …usando l’intelligenza emotiva

 

…torniamo a parlare di lavoro e di come cercarlo 

Quando si parla di ricerca del lavoro, sul web si trovano innumerevoli consigli che vanno dall’approccio entusiastico del “crederci sempre, arrendersi mai” a quello furbesco del “10 magie e 5 trucchi per farsi assumere”.

Ora vi voglio proporre  una nuova chiave di lettura: la ricerca del lavoro, oltre ad essere attiva e ancora meglio pro-attiva, deve essere “intelligente” e ancora meglio “emotivamente intelligente”.

Cerchiamo di comprendere meglio questi concetti passando dalla teoria alla pratica.

Dall’intelligenza (generale) a quella emotiva: Lo studio dell’intelligenza in Psicologia ha una storia articolata.

All’inizio si riteneva “semplicemente” che si trattasse di una caratteristica unitaria (QI o quoziente intellettivo) relativa all’uso della logica, del pensiero e della memoria al fine di risolvere problemi e di adattarsi efficacemente all’ambiente.

Molti test ancora attualmente usati in selezione si rifanno a questa teoria, andando a misurare quelle abilità di ragionamento verbale, numerico e logico che si ritengono strettamente connesse all’intelligenza.

Negli anni il concetto è stato sviluppato da alcuni ricercatori che hanno individuato diverse “forme” di intelligenza.

Nel noto modello delle intelligenze multiple, Gardner ne identifica ben 7 tipologie (successivamente ampliate) che comprendono, oltre a quella logico-matematica e linguistica, anche quella musicale, spaziale, corporea, personale e sociale.

Negli anni 90 lo psicologo Daniel Goleman, approfondendo gli studi dei ricercatori Salovey e Mayer, ha divulgato al grande pubblico il concetto di Intelligenza Emotiva (IE).

Al di là delle definizioni accademiche, la IE rappresenta la capacità di comprendere e gestire i propri sentimenti e quelli altrui al fine di raggiungere i propri obiettivi e di stare bene con sé stessi e con gli altri.

Tale forma di intelligenza viene sempre più riconosciuta e rivalutata come fattore cruciale, sia per quanto riguarda il benessere della persona, sia per il successo, inteso come raggiungimento di risultati concreti sul piano personale, sociale e lavorativo.

Gli elementi fondamentali dell’Intelligenza Emotiva

Secondo il modello di Daniel Goleman, la IE ha due dimensioni, quella “interna”, relativa al rapporto con sé stessi, e quella “esterna”, relativa al rapporto con gli altri.

A sua volta l’intelligenza emotiva personale si suddivide in tre componenti:

Consapevolezza di sé: capacità di riconoscere le proprie emozioni e sentimenti, le proprie risorse ed i propri limiti;

Dominio di sé: capacità di esprimere le proprie emozioni e di regolare impulsi, adattandosi ai diversi contesti;

Motivazione: capacità di definire e perseguire i propri fini e obiettivi, mettendoli in azione con impegno e ottimismo.

Mentre l’intelligenza emotiva sociale è formata da:

Empatia: capacità di percepire e comprendere gli stati d’animo altri, entrandoci in contatto, offrendo feedback e supporto;

Abilità sociale: capacità di comunicare con gli altri e di essere persuasivi, di favorire la collaborazione e gestire i conflitti.

Come applicare l’intelligenza emotiva nella ricerca del lavoro

Siamo arrivati al punto cruciale del nostro discorso. Siamo d’accordo sull’impatto delle emozioni sulla qualità della nostra vita, ma cosa c’entrano nella ricerca del lavoro?

Al massimo, si potrebbe dire, serve intelligenza per trovare gli annunci di lavoro e spirito critico per distinguere quelli validi, attendibili e coerenti con il nostro profilo.

Inoltre, bisogna essere intelligenti nel saper adattare il CV, la Lettera ed in generale le modalità e gli strumenti di presentazione alle richieste della posizione offerta e alla caratteristiche dell’azienda in cui si aspira a lavorare.

Per quanto tutto questo sia valido, c’è un livello ulteriore da considerare in cui l’intelligenza emotiva ha un ruolo più consistente di quanto si possa pensare.

Prendiamo come esempio una persona che ha perso il lavoro oppure che ha saputo che il suo posto di lavoro è a rischio.

Se non è consapevole di sé stessa e delle sue risorse, viene sopraffatta dalla emozioni: se la prende con sé stessa o gli altri (l’azienda, il mercato, il mondo intero…), non riesce ad avere l’energia e la motivazione per individuare e cercare una soluzione, resta bloccata nell’azione oppure, al contrario, si muove in modo caotico o affannoso.

Inoltre pensiamo ad una persona che, dopo anni di lavoro nella stessa azienda e/o nello stesso ruolo si sente insoddisfatta ma è confusa e disorientata perché non ne comprende il vero motivo e quindi fa fatica a individuare un’alternativa valida e a trovare una nuova direzione professionale.

In entrambi i casi, è in gioco l’intelligenza emotiva interna, quella che fa riferimento alla conoscenza di sé, alla gestione dei propri stati d’animo ed alla capacità di scegliere un obiettivo motivante e perseguirlo.

Porre attenzione a questa capacità e svilupparla, aiuta in modo significativo ad affrontare situazioni critiche, vivendo le inevitabili difficoltà ma al contempo canalizzando le proprie energie in senso costruttivo e risolutivo.

L’intelligenza emotiva sociale è altrettanto importante.

Se è vero che, come abbiamo detto più volte, il nostro network di contatti e conoscenze è uno dei canali principali da cui arrivano le opportunità di lavoro (a prescindere da quale sia il nostro ruolo professionale o status sociale), allora saper coltivare e accrescere le nostre relazioni con attenzione, cura e “intelligenza”, appunto, conta moltissimo!

Infine, ma di esempi se ne potrebbero fare ancora tanti, quanto contano l’empatia e le “emozioni” nel colloquio con il selezionatore e con il futuro datore di lavoro?

Per concludere, possiamo dire che coltivare la nostra intelligenza emotiva è un investimento che ripaga sia nel farci vivere meglio la nostra vita ed i rapporti interpersonali, sia nel renderci più centrati, positivi ed efficaci nella fase di ricerca del lavoro e di cambiamento professionale.

Ancora una volta quindi …è tempo di Coaching!

 

 

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