Come farsi la previdenza integrativa tra fondi negoziali, aperti, pip e polizze…

Il capitolo pensioni, è ormai oggetto continuo sia degli interventi governativi portando con sé un elevato grado di incertezza. In più l’instabilità del quadro macroeconomico, al di là dell’ottimismo manifestato dal premier Renzi, non garantisce affatto che in futuro non si debba ritoccare nuovamente al ribasso il valore degli assegni pensionistici oppure che i requisiti per il pensionamento diventino ancor più restrittivi.
In questo ultimo decennio molte sono state le analisi e le ricerche di soluzione al problema della sostenibilità del nostro sistema previdenziale e ancor più sono stati gli articoli e i commenti della stampa a sostegno o a detrazione dei vari interventi via via susseguitesi.
Tuttavia, pur nella generale incertezza sulle loro prospettive pensionistiche gli italiani alcune acquisizioni diciamo “culturali” sulla materia le hanno per l’appunto acquisite.
Così come testimoniato da una recente ricerca del gruppo Aviva, per stare tranquillo dopo l’uscita dal mondo del lavoro, ogni italiano ormai sa che dovrebbe versare alla previdenza integrativa circa 300 euro al mese in modo tale da costruirsi una rendita extra da cumulare all’assegno pensionistico pubblico.
Ecco, qui di seguito …alcuni modi per mettere da parte il …tesoretto.tipologie-forme-pensione
Ci sono i Fondi pensioni chiusi. Chiamati più semplicemente anche «fondi di categoria» o «fondi negoziali» sono gli organismi di investimento destinati ai lavoratori appartenenti a una determinata categoria (ad esempio Cometa è il fondo pensione dei metalmeccanici) o azienda (esiste il Fondo dei lavoratori delle Poste e molte banche hanno un fondo per i propri dipendenti).  A giugno di quest’anno gli iscritti erano circa 3,2 milioni.
I lavoratori possono destinare a questi fondi il Tfr ed effettuare un versamento mensile che sarà integrato da un contributo da parte dell’azienda (compreso tra l’1 e il 2% del reddito annuo).
I versamenti sono deducibili fino a un massimo 5.164,57 euro annui e il dipendente può scegliere il comparto o lo stile di gestione nel quale investire (obbligazionario, bilanciato o aggressivo con una maggiore componente azionaria).
Nel 2015 i fondi negoziali hanno reso il 2,7% contro l’1,2% del Tfr lasciato in azienda e nei primi sei mesi del 2016 hanno messo a segno un altro 1% (0,6%).

fondi-pensione-integrativi-meglio-tfrIl capitale accumulato può essere riscattato (dal 75% al 100%) anche prima del pensionamento per ragioni straordinarie: disoccupazione, acquisto della casa o gravi motivi di salute.
Dopo almeno 8 anni di versamenti il lavoratore può ritirare fino al 30% dei capitale maturato senza dover giustificare il motivo.
Seguono i Fondi pensione aperti e i Pip. Che è’ la scelta effettuata dalla maggior parte dei lavoratori italiani (4,3 milioni allo scorso giugno) che hanno scelto di integrare la pensione.
I fondi aperti e i piani individuali pensionistici (Pip) sono simili ai fondi chiusi in quanto prevedono gestioni separate, ma sono distribuiti al pubblico (senza obbligo di appartenenza a una categoria) da banche, società finanziarie e assicurazioni (i Pip).
Anche in questo caso la deducibilità dei contributi arriva a 5.164,57 euro annui, ma i versamenti dell’azienda non sono obbligatori salvo accordi individuali o convenzioni.
Nel 2015 i fondi aperti hanno reso mediamente il 2,5% (-1% nei primi sei mesi del 2016) e i Pip il 3 per cento.
Ci sono poi ancora le Polizze vita e le Unit-Linked. Il 2016 si sta configurando come l’anno della rinascita delle polizze vita.
Nei primi sei mesi dell’anno i premi versati sono ammontati a circa 41 miliardi, segnando una crescita rispetto all’anno precedente.
La polizza vita garantisce il capitale, è impignorabile, può servire da strumento successorio e a scadenza garantisce una rendita.

scarsa-coscienzaIl calo dei tassi, ovviamente, le ha rese meno appetibili negli ultimi tre/due anni, ma le tempeste di Borsa hanno indotto i risparmiatori a preferirle. I premi delle polizze vita sono detraibili al 19% con un massimale di 530 euro.
L’alternativa è rappresentata dalle unit-linked, polizze che investono i premi in fondi (talvolta sono anche previste dai Pip).
Queste ultime amplificano la volatilità dei mercati, quindi quando le cose vano bene tendono a guadagnare di più, mentre in fasi di calo perdono in misura maggiore.
E poi c’è il famoso “fai da te”. E’ la modalità forse più semplice per chi fosse vicino alla pensione e avesse il Tfr in azienda.
Si può ad esempio puntare su un fondo bilanciato o su quelli con cedola. Per periodi più lunghi, invece, è meglio farsi suggerire da consulenti finanziari esperti il giusto mix per strappare rendimenti (oltre ai fondi vi sono soluzioni che comprendono, obbligazioni indicizzate e altri strumenti).
Attraverso questa strada si perdono i vantaggi fiscali garantiti dalle altre opzioni. In ogni caso, bisogna informarsi preventivamente sui costi di ciascuna soluzione…
E’ comunque giunto il momento di pensarci! futuro

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