Crisi: il peggior governo della nostra vita, i gialloverdi sono stati un fallimento totale…

Il Conte Uno è stato un disastro certificato dai numeri, col Pil in territorio negativo, i consumi al palo, la disoccupazione che cresce. Dovevano essere ricette risolutive, si sono rivelate dannose e costose. Altro che novità: il governo Conte Bis dovrebbe essere il governo della purga. Meno zero virgola uno. Eccolo qua, l’anno bellissimo. Eccola qua, la pagella finale di quattordici mesi di governo gialloverde. Eccoli qua, i risultati di una stagione di governo che doveva essere la svolta definitiva dopo un decennio di austerità, o presunta tale. Eccolo qua, il frutto di soldi spesi per il Reddito di Cittadinanza e per Quota 100. Eravamo a +1,5% alla fine del 2017. Siamo a -0,1% alla fine del 2019. E no, non è colpa della crisi globale, né di Trump e dei suoi dazi, né della Germania e del suo rallentamento: le esportazioni continuano a crescere, cari i nostri gialloverdi. Sono i consumi interni al palo. Sono le ore lavorate che diminuiscono. È tutto quel che dovevate far ripartire che non è ripartito. Reddito di cittadinanza e pace fiscale non hanno ridato potere d’acquisto alle persone. Quota 100 non ha dato lavoro a tre giovani per ogni nuovo pensionato. Fine. Ah, e in più abbiamo accumulato nuovo deficit e nuovo debito. Eccolo qua, soprattutto, il vero motivo per cui è necessaria un bel po’ di più di qualche novità, all’interno del programma del governo Conte Bis. Perché del governo Conte Uno, detto in tutta onestà, non ha funzionato nulla. E no, stavolta non è colpa dell’Europa, che ci ha concesso il 2% di deficit a fronte dello 0,9% programmato nel Def dal governo Gentiloni. Abbiamo potuto fare quel che volevamo e lo abbiamo vincolato a un aumento dell’Iva da 23 miliardi nel 2020 e da 29 miliardi nel 2021. Non ha funzionato. Nessuno, dotato di un minimo di intelligenza economica, pensava potesse funzionare. Eppure lo abbiamo voluto noi, regalando il 32% al Movimento Cinque Stelle e il 17% alla Lega, il 4 marzo del 2018. Il risultato ce l’avete sotto gli occhi. Sappiamo che non succederà, purtroppo, ma di questa fallimentare stagione non dovrebbe rimanere pietra su pietra. Quota 100, un prepensionamento iniquo, ingiusto, senza alcun senso logico se non quello di una costosa ricompensa elettorale agli elettori leghisti e pentastellati, andrebbe cancellata al primo consiglio dei ministri, un po’ come aveva promesso (invano) di fare Salvini con le accise sulla benzina. Il reddito di cittadinanza andrebbe come minimo ricostruito da capo, fuori da quell’ambigua e surreale pantomima fatta di software, navigator e tessere annonarie, per farne davvero uno strumento di welfare moderno, a difesa della persona, e non più del posto di lavoro. E dal decreto dignità andrebbe cancellata quella norma assurda e punitiva che punisce preventivamente le aziende che vogliono investire in Italia, come se fosse un privilegio venire a insediare una fabbrica nel Paese con la più alta pressione fiscale sulle imprese al mondo, con la burocrazia più inefficiente d’Europa, con la giustizia più lenta di un pachiderma stanco. Lo diciamo a favore delle 160 e rotti crisi industriale che Di Maio ha lasciato irrisolte al ministero dello sviluppo economico, anche. Altro che salvaguardare la continuità, quindi. Altro che orgoglio per il lavoro svolto. Altro che non rinnegare nulla. Il Conte Bis dovrebbe essere un governo purga, se volesse servire a qualcosa. Dovrebbe fare quel po’ di spending review che Di Maio ha promesso in campagna elettorale e non ha mai nemmeno voluto nominare una volta giurato al Quirinale. Dovrebbe puntare sul rilancio degli investimenti, in particolare nella riqualificazione energetica degli edifici – ce ne sono 12 milioni costruiti tra il 1950 e il 1980 che dovrebbero essere sistemati – per ridare slancio a quel settore edilizio, l’unico rimasto davvero fermo dal 2008, che è il vero differenziale di crescita che ci allontana dal resto d’Europa. Dovrebbe puntare sulla scuola, sull’università e sull’attrazione di talenti, ambiti in cui i gialloverdi sono riusciti persino nell’impresa di tagliare risorse, mentre si dedicavano a pensioni e sussidi. Dovrebbe abbassare il costo del lavoro e le tasse ai redditi medio-bassi, altro che flat tax modello Orban e Putin. Lo sappiamo bene, che un nuovo governo non potrà mai nascere sulla base delle macerie del governo gialloverde, anche perché ammettere il fallimento del Conte Uno è un po’ come bestemmiare in chiesa, visto che il presidente del consiglio e l’azionista di maggioranza del Conte Bis sono corresponsabili, come minimo, dei peggiori quattordici mesi di governo della storia repubblicana. Però, in camera caritatis, diciamocelo, promettiamocelo: mai più una schifezza del genere, anche solo per mangiare popcorn e levarci lo sfizio del tanto peggio, tanto meglio. Mai più…

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