Governo dei bugiardi: Pd, se ci sei batti un colpo…

“I Dem hanno l’elettroencefalogramma piatto. Devono rianimarsi. Darsi una linea. E mettere definitivamente  Renzi in panchina!”

In questo momento Lega e 5Stelle stanno facendo molto, molto teatro. Ma ci sta. È nella logica delle cose. La comunicazione resta un aspetto importante. E i due partiti hanno bisogno di dimostrare che hanno fatto uno ‘sforzo immane’ per mettere insieme i punti di una comune intesa, partendo da due programmi nati come alternativi, pur di formare a tutti i costi un programma per il ‘governo del cambiamento’ di questa fantomatica terza Repubblica. Il governo che avrebbe dovuto dare finalmente tutte le risposte necessarie per dissipare le ambasce e soddisfare i desideri degli italiani. Di quelli che li hanno già votati lo scorso 4 marzo, ma soprattutto di quelli che sicuramente (così dicono tutti gli exit poll) li voteranno la prossima volta tra un paio di mesi o poco più. Naturalmente la colpa di questo “inatteso” (??!!) ritorno alle urna, avviene a causa del complotto “demo-pluto-giudaico-massonico” cioè del prevalere dell’influenza della grande finanza (i famosi poteri forti) sul diritto di autodeterminazione del popolo sovrano italiano… con la partecipazione colpevole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, traditore del Popolo e della Patria. Poveri noi. Siamo all’assurdo! Ho fatto più sopra appena un accenno al teatro. Ma qui, a guardar meglio, si mischiano ben due precisi stili teatrali: quello dell’assurdo con il suo effetto tragico, dalle vicende apparentemente senza senso: l’alienazione dell’uomo contemporaneo, la crisi, l’angoscia, la solitudine, la impossibilità di comunicare se non solo attraverso situazioni e dialoghi surreali, rispetto ad una quotidianità continuamente scomposta e rimontata, in modo da creare una situazione dove vengano meno ogni convenzione e regola, in modo da capovolgere ogni criterio di verosimiglianza con la realtà. A cui si somma la comicità tipica del teatro dialettale dei legnanesi con protagonista un “Matteo da Giussano” capo indiscusso della Lega oggi, non più solo lombarda, che recita la famosa commedia: “Chi vusa püsé la vaca l’è sua!” (in italiano “Chi urla di più… la vacca è sua). Da questo mix di stili teatrali nasce e si compone la “nuova” inedita commedia politica italiana, che in  questo lungo periodo post-elettorale, prende definitivamente il titolo: “il grande inganno”. Una commedia per l’appunto “tragicomica” con al centro della storia un paradosso: “il possibile fallimento pilotato (con lo spread a 600) di un nascosto piano No Euro”, con alla fine (in un week end) l’uscita dell’Italia dalla moneta unica europea. Protagonisti di questa straordinaria “pièce teatrale” che rivela un tutto politico “doppio gioco”, Matteo Salvini e il Prof. Paolo Savona nel ruolo di Ministro in pectore dell’Economia… e un ignaro Luigi Di Maio leader dei 5 stelle, che si fa “fregare” la parte da protagonista spettantegli (anche per la sua insufficiente performance dovuta alla scarsa preparazione) al quale, alla fine, viene  riservata solo una parte secondaria caratterizzata da una sola battuta: “…le competenze sono un orpello dietro cui si nascondono gli interessi dei maneggioni della politica, noi non lo siamo”. A dimostrazione di ciò la proposta grillina di uno “sciappo” Primo Ministro, dal curriculum gonfiato e con la palese mancanza di una qualsiasi competenza politica, ma con la presunzione di essere “l’avvocato difensore degli italiani”. Ma da chi avrebbe dovuto difenderci, se non da lui e da qualche altro professore?! Tutto ciò mostra plasticamente l’incapacità di fondo del leader 5 stelle, a saper recitare in commedia una parte ragionata di governo reale del paese, che vada oltre il semplice “vagheggio”. Ciò precisato, vado alla domanda cloud. Sì, proprio nel senso di una capacità di controllo delle situazioni ibride e multiple presenti oggi in ogni “azienda” e per le quali vitale diventa il permettere all’IT di avere un ruolo guida nell’innovazione e dare così al core-business i servizi che occorrono per competere sul mercato interno ed estero. Un business che si va oggi sempre più digitalizzando e che richiede risposte sempre più rapide all’IT. Similmente ciò è ormai ‘indispensabile’ anche per il “mercato” della politica, infatti anche qui c’è: “In gioco la soddisfazione dei clienti o se preferite degli utenti della politica. E dunque il Pd a riguardo, che fa? Al Nazareno l’elettroencefalogramma appare sempre più piatto! Se non si rianima in fretta la squadra del PD rischia di non toccar più palla per qualche decennio a venire. Ma come, è andata? Non volevano o meglio, ancora una volta come voleva Renzi, che vi fosse un governo tra Lega e /5Stelle al quale opporsi? Una soluzione che, inevitabilmente, amareggia quella parte d’anima di sinistra presente nei penta-stellati. Si calcola, che siano stati due milioni e mezzo circa gli elettori che hanno abbandonato il Pd per andare coi 5Stelle. Sono quindi potenzialmente voti che possono essere riconquistati a partire dal prossimo imminente voto. Ma questo non certo per grazia ricevuta. Innanzitutto il partito democratico deve darsi un’anima. Non può continuare ad essere uno e trino. C’è una bella differenza fra l’essere macroniano o corbiniano. Ma perché non essere più semplicemente un partito di Sinistra italiano? Con una gloriosa storia, ma soprattutto con una nuova prospettiva politica al passo dei tempi. Uscendo una volta per tutte dal “qui pro quo” di una modellistica presa a prestito da altri paesi. La Sinistra italiana, non dovrebbe avere per storia, organizzazione e contenuti della sua azione… alcun complesso di inferiorità nei confronti di nessun altra esperienza europea. Ma adesso, in questo preciso momento di allarme per le istituzioni della nostra democrazia parlamentare, sotto attacco di un ‘populismo distruttivo’ messo in campo dalla Lega e dal M5s; a prescindere da quella che sarà la direzione definitiva che verrà presa dopo un sempre più necessario congresso fondativo. Oggi, una scelta, va fatta in fretta. Senza se e senza ma. Altro che interrogarsi se votare o meno il governo del Presidente con Primo Ministro incaricato Cottarelli… per evitare strumentalizzazioni che ci saranno comunque e preoccupandosi che con il voto di fiducia al governo del Presidente si potrebbero perdere altri voti? Non votandolo sicuramente non si recuperano quelli persi! Che chiedono di poter tornare, avendo a riferimento una strategia di difesa della istituzioni democratiche a partire dalla difesa strenua delle prerogative costituzionali del Presidente della Repubblica. Con l’incarico a Cottarelli in vista di nuove elezioni in settembre Mattarella ha fatto un passo obbligato dopo lo psicodramma di domenica. In sostanza ha guadagnato tempo, ma non ha ricomposto il mosaico impazzito. Né poteva farlo. I mercati e il famoso spread non si sono fatti troppo impressionare. E così si arriva al punto. La crisi istituzionale e di sistema, tamponata adesso dall’iniziativa del presidente, potrebbe esplodere comunque dopo il voto. Le ragioni sono intuibili. Mattarella ha portato il dibattito politico pubblico sul tema cruciale: sì o no all’euro. Una sorta di referendum che non consente una terza via. Il rischio, come si capisce, è molto alto. Cosa accadrà dopo le elezioni se le due forze euro-scettiche si troveranno a disporre di nuovo, sommando i loro voti, della maggioranza assoluta dei seggi? È lo scenario peggiore, quello che si tende a esorcizzare, astenendosi dal votare Cottarelli. Divisi o alleati, leghisti e 5 Stelle sono in grado sulla carta di replicare il risultato del 4 marzo e addirittura di andare oltre, in una sfida totale di taglio sovranista, che ha già coinvolto il Quirinale in forme irresponsabili. Minacce di messa in stato di accusa. Di fronte a tanto, occorre costruire una linea politica vera… che metta finalmente attenzione al crescere infrenabile delle diseguaglianze e della povertà nel nostro Paese, con misure precise d’inclusione sociale (reddito d’inclusione) che assieme a una politica di ripresa dei diritti minimi delle condizioni di lavoro …metta argine al continuo ricatto sull’’occupazione cui sono sottoposti quotidianamente i lavoratori… sempre più precarizzati in ogni fascia di età e con la continua esclusione dall’occupazione dei giovani, creando condizioni di vera e propria “nuova schiavitù” (Amazon, Foodora, Uber, Fedex-Tnt, Ilva, nonché per incontrollati processi di automatizzazione e robotizzazione di funzioni di lavoro, e lo sviluppo dell’intelligenza artificiale, ecc. ecc.). Confrontandosi a tutto campo con la linea “autarchica” della lega e del M5s. Caro PD, se non vuoi “evaporare” e vuoi riprenderti politicamente devi dire e soprattutto fare finalmente qualcosa di Sinistra! Poi c’è l’equivoco Renzi. Va risolto. Anche questo in fretta. Se è vero che lui è il senatore di Firenze e Scandicci si comporti come tale. Il PD, non può più essere vittima del suo ego fuori controllo, che fatica ad avere un ruolo marginale. Già capitava prima e ancora purtroppo capita, che con le sue continue uscite e battute: “mi sembra di aver a che fare con gente di terza media” o con le scoperte dell’acqua calda: “Salvini e Di Maio hanno preso in ostaggio l’Italia”, e ancora: “io sarò in campo e giocherò da mediano, voglio un partita da mediano…”, fa solo dell’ulteriore male al Pd. Stia in panchina che ha perso il ruolo di titolare, è con tutta probabilità è giunta l’ora di metterlo in lista di trasferimento. Se ne faccia una ragione e taccia una volta per tutte! Del resto se il suo livello di gradimento è sceso al 15 per cento (fonte Corriere della Sera) deve prenderne atto. Perché, in casi come questi, come si dice: agitandosi si fa il gioco del nemico… Scrive lucidamente Stefano Folli: “In Francia, è risaputo, Macron l’anno scorso sbaragliò Marine Le Pen, la versione francese di Salvini, proponendo un’immagine vigorosa della Francia in Europa e nel Mondo, fondata però su antichi valori. Il partito socialista invece naufragò nelle sue contraddizioni. Il problema italiano è che il Pd assomiglia al Ps francese, ma senza che all’orizzonte s’intraveda un Macron capace di nuove sintesi. È noto che Renzi vorrebbe talvolta interpretare quel ruolo…” E aggiunge: “… l’uomo si è logorato e ha perso da tempo lo smalto del vincente. Auto-candidarsi per la rivincita rischia di essere un errore in un’ora in cui il fronte europeista non può permettersi alcun passo falso. Del resto, Renzi stesso avrebbe interesse a guardare avanti, se è in grado, invece di ritornare per l’ennesima volta sul referendum del dicembre 2016, fonte a suo dire di tutti i guai successivi (e dimenticando che, se avesse vinto il “sì”, M5S e Lega oggi la farebbero da padroni con l’Italicum e un sistema monocamerale”. Sarebbe proprio così con lo sproposito di premio di maggioranza che veniva proposto e cassato dalla consulta. Anche loro cercano un risultato plebiscitario… aiutati dal Rosatellum che già li ha parzialmente premiati… E allora? Beh, caro PD… se ci sei batti un colpo?!

P.S. – ultima ora, potrebbe esserci un’ulteriore verifica di tornare al voto entro luglio, non costituendo il governo Cottarelli, che non avrebbe i voti da nessuno in Parlamento, nemmeno dal PD.  Lasciando al Governo Gentiloni il compito di riportarci alle urne il più presto possibile. Ma, udite udite, altra capriola di Di Maio, niente  più ‘impeachment’ per Mattarella, ma nuova collaborazione, con la preghiera di far partire questo governo M5s Lega. (??) Mentre Salvini chiede l’immediato insediamento delle commissioni parlamentari, perché in attesa del nuovo voto e del nuovo governo, lavorino su alcuni punti del programma… Che dire? Siamo nel caos assoluto… e lo spread sale, sale sopra ai 300 punti.

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