Governo: la politica dell’ossimoro…

“Cercasi urgentemente un Governo”

Ieri correva il 40° anniversario del ritrovamento del corpo di Aldo Moro in via Caetani a Roma. Assassinato dalle Brigate Rosse, dopo 55 giorni dall’agguato di via Fani (tutta la scorta venne assassinata) nei quali fu tenuto prigioniero e processato dai brigatisti. Nel 1946 Moro venne eletto all’Assemblea Costituente ed entrò a far parte della Commissione dei “75” incaricata di redigere il testo costituzionale. Professore ordinario di Diritto Penale all’Università di Bari. Autore di saggi giuridici. Politico di livello. E’ stato prima Segretario e poi Presidente della Democrazia Cristiana. Più volte Primo Ministro nei Governi di Centro Sinistra. E precedentemente Ministro di Grazia e Giustizia nel governo Segni e Ministro della Pubblica Istruzione del governo Zoli e poi anche nel governo Fanfani. Uomo dal carattere solido e determinato. Un Politico autorevole, noto per aver proposto formule politiche avanzate, che guardavano alla collaborazione tra i due principali partiti popolari di quei tempi la DC e il PCI. Celebre la formula riassunta nell’ossimoro delle: “Convergenze parallele”. Il ricordo di quel terribile luttuoso evento, che tanto cambiò la politica italiana negl’anni che seguirono, è doveroso. Aldo Moro è uno dei martiri della nostra democrazia assassinato da coloro, che volevano abbattere le nostre istituzioni. Distruggere il sistema di governo del Paese. Impedendone il rafforzamento e l’evoluzione tramite la collaborazione delle due principali forze politiche. Un percorso politico che traguardava una possibile alternanza tra la DC e il PCI   con un progressivo “sdoganamento” del Partito Comunista Italiano come forza di governo del Paese.  Due forze politiche da sempre antitetiche e schierate ognuna delle due, dalla parte di uno dei due grandi blocchi geopolitici di quei tempi. Divisi dalla famosa “cortina di ferro”. Un politico lungimirante, come ha ricordato ieri, nella sua prolusione commemorativa, il Capo dello Stato Sergio Mattarella: «…tenace costruttore dei tempi nuovi nella stagione dell’imbarbarimento della vita politica e civile». Vi starete chiedendo il senso di questo ricordo, in rapporto ai nostri tempi 40 anni dopo. Sembra impossibile sfuggire alla tentazione di chiedersi di fronte a quali segni di imbarbarimento ci troviamo oggi, in questa nuova prova della democrazia italiana, la crisi politica che si avvita su se stessa con il rischio di diventare crisi istituzionale. Una possibile crisi di sistema, con la messa in dubbio del patrimonio più rilevante che la Repubblica custodisce: la fiducia, la certezza dei cittadini che la loro partecipazione e il loro voto contino ancora qualcosa. Senza il rispetto, la cura di questo patrimonio, la democrazia sarebbe una regola vuota. Se in tempi di forti contrasti ideologici, con il Mondo “spaccato” in due e gli armamenti dei due blocchi puntati l’uno contro l’altro in posizione di attacco. Tempi di guerra fredda. Se in quei tempi, uomini di buona volontà, lavoravano con l’obiettivo di superare quei “muri” anche quelli fisici costruiti dal secondo conflitto mondiale tra i popoli, attraverso la loro collaborazione fattiva. Se la Democrazia Cristiana e il Partito Comunista, praticavano un parallelismo convergente e traguardavano il possibile “Compromesso storico” (Enrico Berlinguer – Aldo Moro), all’interno del quale ogni partito pur rimanendo se stesso, con suoi valori e ideali (ideologie), pur nelle profonde differenze lavoravano insieme. Con una comune volontà e comuni obiettivi. Per trovare le giuste vie e le giuste azioni di governo, per rispondere alle necessità del Paese e degli italiani. Trovando soluzioni concrete e positive alle varie esigenze economiche e sociali. Valorizzando così, giorno dopo giorno, il dettato costituzionale con gli ideali di giustizia e libertà contenutivi. Un governo di e per il Popolo “sovrano”. Com’è possibile e come mai non vi riescono oggi i nostri politici?! Anzi vediamo, ogni giorno, aumentare la conflittualità e la politica diventare sempre  di più divisiva.  Sono già trascorsi due mesi e poco più dal voto. Il paese vive immobile, praticamente “sequestrato” dal completo “stallo” delle forze politiche, che sembrano non riescano a trovare un accordo su nulla. Né sui nomi del Primo Ministro e di coloro che dovranno sedere con lui nel Consiglio dei Ministri, né (cosa assai più grave) su di un programma reale di governo, che fissi le priorità: le questioni urgenti d’affrontare per il bene comune del Paese e dei suoi cittadini. La discussione è dominata ancora, in queste sempre più convulse giornate, dai toni ‘tribunizi’ di una campagna elettorale mai conclusasi. Crescono così le tensioni e l’ulteriore confusione tra gli italiani. Costretti ad assistere ad uno scontro anziché, come dovrebbe essere, ad un confronto di idee tra partiti. Uno scontro dal carattere solo propagandistico. Con una inesauribile ripetizione di slogan, che copre impudicamente l’assenza di ogni programma vero di governo (magari dessero i numeri dei costi veri delle cose da fare) invece che distribuire chiacchiere e promesse del tipo: riduciamo le tasse, aumentiamo le pensioni, reddito di cittadinanza, ecc. ecc.. Troppo facile poi gettarsi la croce addosso l’un l’altro. Di Maio, Salvini, Berlusconi Renzi, accusandosi reciprocamente i primi di non sapere che farsene della vittoria e i secondi magari di non saper perdere. Ancora più facile illudersi, che questo combinato disposto di impotenze, derivi solo da una legge elettorale, per quanto sciagurata essa sia. Per dirla con Massimo Cacciari, tutto ciò: “…è segno di un crollo qualitativo dei ceti dirigenti di questo Paese. Il problema è che siamo giunti all’ultimo atto di una radicale crisi di sistema, iniziata nei tragici anni ’70 ed esplosa con la caduta del Muro di Berlino e Tangentopoli. Non parliamo, per carità, di seconde e terze Repubbliche! Le Repubbliche le fanno le Assemblee costituenti o i De Gaulle. Non si cambia Repubblica perché si incasina qualche articolo della vecchia Costituzione o perché collassano le vecchie forme della rappresentanza”. Con in più il fatto, che tutti quanti possiamo constatare, quanto siano: “immaturi” questi nuovi leader”. In effetti, ignorano i concetti base della politica: compromessi, accordi, alleanze. Usano la Rete per scatenare le opposte tifoserie. Per loro va bene solo il comando assoluto. Tentano di gestire il disordine …ma non sanno rifondare alcunché. Occorre inoltre prendere atto, che la “disintermediazione’ dei mille corpi intermedi, azzerati in questi ultimi anni. I quali potevano piacere o meno, ma: Sindacati, Partiti, Corporazioni e gli altri corpi intermedi (Associazionismo vario. Ecc.) della cosiddetta società civile. Contribuivano ad un “ordine complessivo” del Paese che è venuto meno. Nessuno di questi vari soggetti sociali è stato capace di trasformarsi di fronte al rapido mutare del contesto: il salto tecnologico, le nuove forme del lavoro, gli equilibri economici internazionali… finendo per disgregarsi. Dice ancora Cacciari: “Alcuni hanno fatto di questo processo la loro bandiera: lotta a ogni “ordine” e tutti liberi e individui sull’universale non-luogo della Rete”. Al rischio di tornare immediatamente al voto. Il Presidente Mattarella, dopo ben 66 giorni in cui il Paese ha atteso invano un governo, ha calato la sua proposta di formare un “governo di servizio” neutrale per affrontare alcune prossime e urgenti scadenze internazionali in Europa e per arrivare almeno a fine anno con l’approvazione del Def, e scongiurare l’aumento dell’I.V.A. prima di rimandare gli italiani alle urna con la stessa legge elettorale o forse una migliore. Subito si sono alzati: gli strilli e le minacce: “…non voteremo mai in parlamento, nessun governo che ancora una volta sia tecnico”. Urlano all’unisono il Centrodestra e il M5s. Sollecitando un ritorno immediato al voto addirittura entro l’estate. Cresce nel Paese lo sgomento e l’incertezza. E sicuramente sono spaventati Forza Italia e il Partito Democratico, che per questo possibile repentino ritorno al voto rischiano la loro estinzione. Dopo aver già giocato i tempi supplementari, finiti ancora una volta zero a zero, dopo aver anche già tirato i rigori. Lega e M5s, chiedono di giocare un ulteriore tempo. Un altro tempo per verificare ancora la possibilità di formare tra loro due una maggioranza (non si sa quanto stabile) per un governo politico. La richiesta è dovuta alla novità del “via libera” di Berlusconi, che si è convinto al famoso ‘passo di lato’ seppur adombrato e dubbioso. Senza infrangere l’alleanza della coalizione del centrodesta, promette la sua “benevolezza critica”. “Non lo voto il governo Lega con i 5 stelle, ma visto che da soli hanno i numeri se ci riescono si mettano d’accordo e facciano da soli un governo”. Capperi! Dopo due mesi a contrastare questa possibilità ora che cosa è successo?!  Una “benevolenza critica”. Un altro ossimoro del momento. Per riassume la posizione di Forza Italia nei confronti di un possibile governo dei 5 stelle con la Lega. Nessun appoggio esterno ma del caso un’astenzione benevola. Mentre Renzi e quel che resta del PD, sconfitto più volte dopo il referendum costituzionale, ribadisce l’opposizione al governo che verrà. Ma tira contemporaneamente un sospiro di sollievo. Se si fa un governo. Potrà stare all’opposizione e avrà il tempo per industriarsi di come rimanere in sella in quel che rimane del PD ormai sprofondato in un “coma” profondo e condannato all’irrelevanza politica. Il Paese trattiene il fiato e rimane quindi ancora in attesa di un governo o se non ci sarà accordo tra le forze premiate dal voto, le eventuali nuove elezioni. Di questo possibile epilogo, che lascia tutti quanti noi preoccupati: cosa penserà l’Europa?! Continua così la politica dell’ossimoro. Oggi la formula, tutta da scoprire e comprendere, è ad alto rischio d’implosione… sarà un governo costruito tra Lega e M5s sull’ossimoro delle loro: “divergenze parallele”…

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