Governo: la vendetta della realtà, ora a Salvini e Di Maio tocca salvare l’Italia dai disastri che hanno combinato…

Il Centro studi di Confindustria vede un’«Italia ferma» e azzera le previsioni per il Pil 2019 (già ribassate a ottobre al +0,9%). Pesano anche «una manovra di Bilancio poco orientata alla crescita», «l’aumento del premio di rischio che gli investitori chiedono» sui titoli pubblici italiani, «il progressivo crollo della fiducia delle imprese» rilevato «da marzo, dalle elezioni in poi». E gli investimenti privati sono per la prima volta in calo (-2,5%, escluse costruzioni) dopo quattro anni di risalita. «Nel 2019», spiega il Centro studi, «la domanda interna risulterà praticamente ferma e una recessione potrà essere evitata solo grazie all’espansione, non brillante, della domanda estera. A meno che – avverte il rapporto con le nuove previsioni degli economisti di via dell’Astronomia – «non si realizzi l’auspicato cambio di passo nella politica economica nazionale». Il reddito di cittadinanza e Quota 100, dal canto loro, «daranno un contributo, seppure esiguo, alla crescita economica» concentrato nel 2019 ma, avverte il Centro studi Confindustria «queste due misure, realizzate a deficit, hanno contribuito al rialzo dei tassi sovrani e al calo della fiducia, con un impatto negativo sulla crescita». E ancora, nel 2019 «per ora non si vede un’inversione di tendenza nei contratti», i lavoratori dipendenti «sono tendenzialmente fermi, c’è un calo del lavoro a termine ma non è ancora compensato dai contratti a tempo determinato». Tempestiva la reazione dei due vicepremier. Per Matteo Salvini le previsioni di Confindustria «verranno smentite clamorosamente dai fatti. “Il nostro Paese è  pieno di gufi, che hanno sempre ‘cannato’ in passato” (…se la memoria non mi inganna l’ho già sentita da qualcun altro). Per Luigi Di Maio, invece: « quelle di Confindustria sono le stesse preoccupazioni del governo, non c’è alcuna volontà di contrapposizione». Di Maio ha parlato di consapevolezza di un rallentamento generalizzato e importante sia all’interno della Ue sia come effetto della guerra dei dazi. Ancora delle differenze nelle posizioni dei sue leader di partito vicepresidenti e ministri del Governo gialloverde.  Ma cosa significa tutto ciò? E’ la vendetta della realtà: ora a Salvini e Di Maio toccherà salvare l’Italia dai disastri che hanno combinato. In quanto il rapporto del Centro Studi di Confindustria non lascia spazio a nessun tipo di speranza. Chiunque farà la manovra 2020, quella da presentare a ottobre 2019 dovrà far crescere il deficit fino al 3,5%, o aumentare l’Iva fino al 25% o tagliare la spesa pubblica per 35 miliardi… «Non ci sono opzioni indolori». La crescita del Pil a zero (era +0,9% a ottobre, cinque mesi fa), l’occupazione al palo, i consumi pure, gli investimenti privati in territorio negativo, quelli pubblici non pervenuti. Lo stellone si chiama export: o riparte il commercio internazionale, o quest’anno si va sott’acqua. Con l’economia mondiale in flessione e i dazi di Trump all’orizzonte, non esattamente lo scenario più auspicabile.  Confindustria, guarda ai conti pubblici italiani, ipotecati per fare reddito di cittadinanza e quota 100 che ieri sono  diventati legge dello Stato con l’ultima votazione al Senato. Due misure,, che così come sono non servono a nulla se non a blandire gli elettorati di Cinque Stelle e Lega, convinti rispettivamente che è stata abolita la povertà (falso) e che è stata abolita la Legge Fornero (ancora più falso). Due misure a moltiplicatore zero o quasi, soprattutto, che bruciano denaro senza produrre ricchezza. Or bene: se non fossimo italiani sarebbe quasi divertente il contrappasso che toccherà a Salvini e Di Maio tra qualche mese, costretti a trasformarsi in Mario Monti per salvare l’Italia da loro stessi…  a sconfessare tutta una narrazione fatta di spesa pubblica e deficit che magicamente trainano la crescita e l’occupazione, a combattere contro i mulini a vento di un’Europa che dopo il 26 maggio non sarà niente di diverso rispetto a quella di oggi, e non solo perché a valutare la manovra, almeno questa, saranno ancora Juncker e Moscovici. «Non ci sono opzioni indolori», anzi una c’è. Mandare tutto in vacca e far cascare il governo prima che arrivi l’autunno, lasciando a qualche tecnico o a qualche professorone l’incombenza di occuparsi dell’incompetenza gialloverde, per poi raccattare i cocci del malcontento nelle urne. Ai professionisti del populismo è l’unico gioco che rimane… e probabilmente l’unico che sanno giocare. Già perché la Lega e i Cinque Stelle in realtà non sanno più già da qualche tempo  come andare avanti e soprattutto vogliono evitare a ogni costo la legge di bilancio 2020…  Zero o  0,2% sono i dati di Confindustria e qualche giorno fa dell’Ocse sull’andamento dell’economia italiana per il 2019. Ecco quindi che la prossima legge di stabilità rischia di essere un massacro per il governo gialloverde. Oggi, anche S&P Global taglia le stime di crescita sull’Italia. “Nel 2019 – si legge in un report dedicato all’Eurozona – l’aumento del Pil italiano è stato rivisto allo 0,1%, dallo 0,7% previsto a dicembre, con il nostro Paese che si conferma fanalino di coda dell’area euro. Nel 2020 la crescita si fermerà allo 0,6%, in calo rispetto allo 0,9% previsto a dicembre. In frenata tutta l’Eurozona, la cui crescita nel 2019 è stata rivista al ribasso dall’1,6% all’1,1%, a causa soprattutto dal rallentamento di Germania e Italia”. Ecco il paradosso, l’ennesimo per la verità che ci viene servito… A fare da stampella governativa non ci pensano né Forza Italia né tanto meno il PD di Zingaretti, non da qui a dicembre, perlomeno. E nemmeno Mattarella, che pure vedrebbe di buon occhio un proseguimento della legislatura con un altro esecutivo e un’altra maggioranza, non vorrebbe bruciarne il capitale politico con una manovra lacrime e sangue. L’importante, è che Conte stia lì, bello saldo al suo posto, che Tria stia seduto a via XX settembre a occuparsi del Def, che Di Maio e Salvini debbano giustificare l’insuccesso delle loro politiche, e le tasse e i tagli necessari a pagarne il prezzo ai loro elettori. Quel che succederà ancora non lo sappiamo, ovviamente. Può darsi che i gialloverdi superino brillantemente la prova, che si torni al voto, che si insedi davvero un governo tecnico-politico  con una maggioranza – attualmente impossibile da immaginare – sicuramente diversa da quella attuale. Quel che è certo è che per Salvini e Di Maio, l’inverno sta arrivando. Nonostante la primavera alle porte…

E’ sempre tempo di Coacing! 

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