Governo: “…ma questi quando se ne vanno?”

E’ quasi un anno, che quotidianamente l’opinione pubblica italiana… sì il nostro aggregato delle attitudini di pensiero collettive o se preferite delle convinzioni mantenute dalla nostra popolazione adulta… è ostaggio di una campagna elettorale mai conclusasi, dove la propaganda imperversa ‘sovrana’, mentre il merito e il buon senso, non sembrano far parte della stessa quotidianità. Una volta messa insieme faticosamente, questa improbabile quanto anomala maggioranza di Governo… Media e Social hanno iniziato a propinarci settimanalmente i loro sondaggi che mostrano impietosamente questa sorta di corsa sulle “montagne russe” di questa composita leadership gialloverde. Parlano del populismo e sovranismo che la caratterizza come unica in Europa… e in altre parole, tentano di spiegarci: il “caos italiano” alimentato con il solo “grasso” del potere che legittima ormai persino l’assurdo. E nonostante che i sondaggi, mostrino salite e discese settimanali di Salvini e Di Maio… resta per il momento ancora diffusa (a guardare i sondaggi) nell’opinione pubblica nostrana l’idea che questo Governo sia quello che ci voleva!? Ma, a guardar bene e a ascoltar meglio, sembrerebbe che cominci a far breccia (almeno nei retropensieri), una certa sensazione e che siano già in molti a porsi la domanda delle domande: “ma questi quando se ne vanno?” Certo un’alternativa politica e parlamentare non c’è e allo stato non si sa nemmeno se ci sarà (il Congresso PD è quasi un evento fantasma, l’opposizione pressochè inesistente), quindi niente garantisce un esito positivo di un’eventuale crisi, che rovesci il peggio delle tendenze venute fuori con il voto del 4 di marzo del 2018 e la formazione avventurosa di questo Governo, con il contratto sottoscritto fra due minoranze faziose: altro che governo del cambiamento… Tuttavia sembrerebbe crescere quel pensare …senza ancora dirlo: “ma questi quando se ne vanno?” Infatti, è sempre più difficile pensare per  tutti, come si possa continuare così (praticamente litigando su tutto) avendo l’economia in ristagno e un’azione di Governo che è la sola diffusione di un confuso assistenzialismo clientelare di massa, mentre in politica estera siamo all’isolamento del Paese e continua lo sfascio… la devastazione delle istituzioni come principale programma di ogni giorno. Per dirla con Giuliano Ferrara: “Assistiamo all’occupazione di tutti i luoghi di potere, esibizione di ruffianerie che superano perfino quelle del passato, mascheramenti, bullismi contro i tentativi di integrazione degli immigrati, proclami antisemiti, forconismi, complottismi, idiozie?” C’è chi dice che la fiammella si sta consumando più velocemente del prevedibile, chi dice dopo le elezioni europee, ma è un si dice, un chissà balbuziente, si va a tentoni, a intuito, nessuno in verità sa niente, nemmeno loro del Governo, che sono gli autori di questa grande truffa… Proviamo a individuare, per essere realisti, l’unico successo vero di questa classe demagogica e discutidora, esibizionista, velleitaria e sbandieratrice… Sono riusciti, questo sembra il punto, a portare alle sue conseguenze di parata la fanfara della rottura di sistema senza però essere costretti a rompere il guscio di regole fondamentali, la gabbia, dell’Unione europea, dei suoi rapporti di solidarietà tra alleati e partner, della sua moneta senza la quale l’intero progetto del cambiamento, così perfettamente italiano, così volgarmente pittoresco, affonderebbe inesorabilmente. Stanno un po’ di qua e un po’ di là, con il piede in due staffe. Quando la Grecia raggiunse quel limite, in tutt’altro contesto, e si trovò obbligata a scegliere, sappiamo come è andata. L’Italia a quel punto è riuscita per adesso a non arrivare. Sono arrivati di rincalzo i gilet gialli, che lì tirano sassi e bloccano strade, qui fanno la stessa cosa ma al governo del paese. La Merkel fa quel che può e che obiettivamente, senza più al suo comando il partito di riferimento (Cdu e Csu) e con la crisi galoppante della socialdemocrazia, è ben poco. Per ogni dove, dalla Spagna alla Polonia alla lega anseatica dei super ricchi, da Londra a Budapest, tira un’aria di buriana più o meno sotto controllo, più o meno meteorologicamente prevedibile. Allignano l’espansionismo russo, il disimpegno caotico americano, le guerre commerciali. Che l’Italia sia incasinata come mai prima nella sua storia è considerato parte di una geografia generale del disordine, più che uno scandalo individualizzabile… Così la governabilità ha cambiato di segno. Il tuìt e il post, lo spirito cazzaro, regnano incontrastati, i sondaggi registrano la nuova morfologia della comunicazione politica, e chi si occupa delle cose sode, qualche presidente di regione, il sindaco di Milano, la Lega del nord imprenditoriale e bottegaia, residui di istituzioni, un pezzo dell’opposizione politica, associazioni e movimenti tra cui un sindacato che speriamo in ripresa (congresso CGIL con cambio della guardia), si ritrova per ora con un pugno di mosche in mano: è il fascio debole della politica, desolidarizzata, delegittimata, prostrata davanti alle tecniche di vendita all’incanto dell’antisistema che viaggia con le cautele del sistema e le protezioni del guscio di regole ancora teoricamente, virtualmente in vigore, contro il “fascio” forte dei pronunciamenti sconnessi, attivistici, vitalistici, gridati e fervorosi. E chiosa ancora Ferrara: “Inoltre, e non è un particolare da poco, questi occupano tutto l’occupabile, è considerato non si dica decente ma inevitabile uno spoils system barbarico, privo di una qualunque razionalità, robe che mai nemmeno Craxi, Berlusconi o Renzi hanno osato pensare possibili. Asini che attaccano asini dove vogliono”. E allora la domanda delle domande: “ma questi quando se ne andranno a casa?” Teniamo anche conto del piacere animalesco, giovanile e buzzurro, non professionale, tribale, di stare insieme, Truci e Balconari, uniti nel “grasso” del potere che legittima l’assurdo, ma soprattutto teniamoci stretti alle nostre incertezze…

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