I mutamenti sono e saranno tanti: occorre discutere di tutto il nostro sistema di welfare…

Ogni giorno, appaiono notizie che agitano ulteriormente il dibattito sul nostro sistema di Walfere… e sempre più spesso questo discorrere quotidiano… crea confusione e genera ulteriore allarmismo per la sostenibilità futura del nostro sistema di Welfare…  E’ sicuramente giunto il momento di riflettere e discuterne  in un modo organico e complessivo… ormai da tempo la domanda cui rispondere è: Che vita avranno i pensionati del futuro?
Cosa bisogna e si può fare per garantire alla loro vecchiaia l’autosufficienza di chi oggi ha 20, 30, 40 anni?
Il tema è alquanto complesso e difficile e già da qualche tempo sta nell’agenda tra i problemi gravi che il nostro Paese deve risolvere. Sono stati già tanti gli interventi (11) e spesso sono stati il frutto di furiose polemiche su veri …ma anche falsi privilegi di questa o quella categoria di lavoratori… certo è che nessun intervento, si è dimostrato risolutivo né tanto meno migliorativo di alcun che… riguardi il nostro sistema di walfare. Forse, bisognerebbe aprire un “tavolo di riflessione” presso il Ministero del Lavoro per trovare nuove soluzioni complessive al nostro sistema di welfare.
Gli esperti dei calcoli connessi alla gestione dei rischi si confrontano ogni giorno con dati, informazioni, statistiche, previsioni e più di altri vedono chiaramente la “fotografia”, non proprio brillante, del nostro futuro.

il-welfare-che-cambia-sistema-serviziAll’inizio di tutto, c’era un pensiero unico e condiviso: “Una aspettativa di vita più lunga richiede un allungamento della vita lavorativa dei contribuenti e ciò consentirà, anche con l’introduzione del sistema contributivo, di raggiungere comunque pensioni più elevate e dignitose”. Ma oggi ci confrontiamo con la diffusione di carriere “basse” e di lavori “discontinui”, oltre agli effetti della crisi economica sull’andamento del Pil… e tutto ciò fa prevedere che ci saranno pensioni di livello inadeguato. Il “rischio povertà”, non è però l’unico che dovrà essere affrontato dai futuri pensionati.
Ci saranno problemi di salute, di perdita dell’autosufficienza, oltre al rischio “anzianità” legato alla perdita del lavoro (o alla necessità di ridurre l’attività lavorativa) nelle età più avanzate ma non ancora coperte dalla pensione, soprattutto dopo la legge Fornero che ha bloccato la possibilità di andare anticipatamente e volontariamente in quiescenza. WelfareI problemi sono dunque tanti. Da una parte abbiamo una popolazione in continuo invecchiamento, come confermato dai dati Istat, dall’altra aumenta la difficoltà a curarsi (seconda l’ultima ricerca del Censis nel 2012 gli italiani costretti a rinunciare o a rinviare prestazioni sanitarie erano 9 milioni, l’anno scorso sono saliti a 11 milioni). Ecco perché servirebbe aprire con il governo un tavolo di discussione su un welfare “integrato” e “allargato” come possibile soluzione alternativa. Di cosa si tratta, esattamente?

Occorre pensare ad un walfare nel quale dobbiamo mettere insieme soluzioni di lavoro, previdenza, assistenza e sanità. E poi farle parlare tra loro. In buona sostanza, l’obiettivo è far sì che tutti i cittadini possano avere in qualsiasi momento, su ciascun elemento, un trattamento e una copertura sufficiente ad affrontare ogni situazione.
Il tavolo dovrebbe servire a creare un gruppo di esperti in grado di individuare le carenze di ogni singola componente per tipologie o gruppi di persone. Poi individuare gli strumenti (già esistenti o nuovi) in grado di dare una copertura a tutti. Non può più tuttavia essere un progetto a macchia di leopardo, con coperture soltanto per alcune categorie professionali ma un progetto complessivo pensato per tutti i cittadini del paese. integrazione

In uno scenario di questo tipo, i fondi pensione complementari e tutto il comparto della previdenza integrativa saranno probabilmente chiamati a svolgere una funzione di sostegno al reddito, oltre che di integrazione della pensione, mentre i fondi sanitari dovranno sviluppare particolari forme di copertura legate alle nuove esigenze derivanti dalle problematiche legate all’occupazione, all’andamento economico e alla demografia.
Al di là di tutto, esistono comunque realtà positive dalle quali partire: Ci sono gli interventi di welfare per alcune categorie (si pensi ad esempio ad alcune casse di previdenza dei professionisti o ad alcuni contratti collettivi di lavoro che già prevedono interventi di questo tipo).
Quel che manca, però, è la strategia globale e ciò rischia nel tempo di produrre, sotto il profilo del welfare, cittadini di serie A e cittadini di serie B..

realmente welfare

Invece, un progetto per tutti non solo è in grado di evitare questa sperequazione, ma può mettere in sicurezza sotto il profilo economico una voce rilevante di spesa attraverso un corretto equilibrio tra pubblico e privato. La proposta in vero semplice è in sostanza quella di ridiscutere globalmente e unitariamente tutti gli interventi di welfare.

 

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Commenti

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