Il Lavoro: fatica e sudore…

Un uomo anziano aveva un grande pezzo di terra da coltivare, ma ormai stanco e affaticato per l’età, non era in grado di farlo da solo e si mise a cercare un giovane forte che lo aiutasse… Dopo diverse settimane di ricerca, quasi convinto che non l’avrebbe trovato (chi vuole lavorare la terra oggi?!), finalmente un ragazzo si presentò alla sua porta disposto a iniziare il lavoro. L’anziano era contento, entusiasta, e lo accompagnò al suo campo. Il giovane ascoltò con attenzione le indicazioni dell’uomo e cominciò il lavoro. Le prime settimane furono fantastiche: l’aria aperta era meravigliosa, i colori della natura, il cinguettio degli uccelli davano una gran pace al giovane che trovava piacevole il lavoro a contatto con la terra. Coltivava, curava le piante, zappava, sistemava sentieri e gli scoli per l’acqua piovana, irrigava l’orto, curava il frutteto eliminando i rami secchi e raccogliendo i frutti che consegnava all’anziano. E quello ne dava sempre un po’ al giovane, che li portava a casa sua tutto contento. Ma dopo qualche mese il giovane iniziò a fare i conti con le spine che infestano diverse zone del campo. Senza neanche accorgersene, iniziò a lamentarsi con gli amici delle ferite alle mani e sulle braccia, della fatica nel tirare via quelle “maledette spine”, dei vestiti strappati, del sole cocente sotto il quale era costretto per ore nel tentativo di ripulire un piccolo lembo di terra, e del vedere spine ovunque. Sembrava che più ne toglieva, più ne trovava davanti il giorno dopo: non finivano mai! Un giorno, stanco e snervato da quel lavoro, stava ripulendo un arancio dalle spine che lo avvolgevano e all’ennesima ferita sul braccio, stavolta più profonda del solito,  imprecò: “Maledetta spina!”. Pieno di nervosismo prese un fazzoletto per tamponare il sangue del taglio e guardò con rabbia quella spina, quando si accorse che dietro di lui c’era l’anziano proprietario del campo che lo stava osservando. Rimase impietrito. Che figura aveva fatto! “Non te la devi prendere con le spine” disse l’uomo, “quando ti ho assunto, pensavi forse che ti avrei pagato per startene all’ombra dei noci a raccogliere frutta?” chiese l’uomo al giovane che si era avvicinato. “Ti ho chiamato proprio per pulire la mia terra da queste spine e ne troverai tantissime lungo il sentiero, attorno al frutteto e dentro l’orto. Non devi prendertela con le spine, loro non sono un problema, sono il tuo lavoro!”. Il ragazzo alzò le sopracciglia a quella frase. L’uomo incalzò: “Tu sei qui per togliere le spine del mio campo. Devi conoscerle, comprendere la loro natura, diventarne un esperto e imparare a sradicarle senza farti fare male o non troppo, dai… sono pur sempre spine” concluse ridacchiando. Quindi si affiancò al ragazzo e gli mostrò come poteva lavorare alle spine senza farsi male, senza strapparsi i pantaloni, ma mai: “senza fatica e sudore”, aggiunse dopo un paio d’ore di lavoro insieme. Il giovane osservò il viso sudato, stanco certamente, ma calmo e sereno dell’uomo. I loro sguardi si incrociarono e l’anziano colse l’occasione per sottolineare quello che gli stava più a cuore: “Non sono un problema, sono il tuo lavoro”. Vi auguro una buona giornata. E vi invito a riflettere come il giovane sul fatto che le situazioni della vita, i problemi, le difficoltà, le sfide che incontrate ogni giorno non sono un problema, sono il vostro lavoro… Crescendo, dobbiamo diventare esperti “di spine”, imparare a gestirle, tagliarle, estirparle, sapendo che di fatica ne avremo sempre da fare, di sudore tanto da spendere e qualche graffio sarà inevitabile. Ma se imparate a toglierle nel modo migliore, tutto questo non offuscherà la calma e la serenità di ogni giorno in cui avrete fatto, seppur con “fatica e sudore” e inevitabilmente qualche graffio …un ottimo e felice lavoro.

E’ sempre tempo di Coaching!”

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