Italia: debito record di ulteriori 100 miliardi di deficit, mentre sul governo pende la grande incognita del Mes…

Il Parlamento ha approvato il terzo scostamento di bilancio da 25 miliardi di euro per il decreto d’agosto. Nella risoluzione di maggioranza, su cui il centrodestra si è astenuto, si fa riferimento all’uso di «tutte le risorse messe a disposizione del nostro Paese» dall’Ue. Non si parla esplicitamente di Fondo Salva Stati, il ‘famigerato’ Mes, ma poco ci manca… E così il governo ha passato anche il difficile esame del Senato, con 170 voti favorevoli – dieci in più rispetto alla maggioranza assoluta necessaria, grazie al soccorso dei senatori del gruppo misto e del Maie (Movimento Associativo Italiani all’Estero – e l’astensione dell’intero centrodestra. Il conto della crisi sale così oltre la soglia dei 100 miliardi di deficit, pari a circa 6 punti percentuali di Pil, come ha ricordato lo stesso ministro dell’Economia Roberto Gualtieri a Palazzo Madama. I tecnici del Tesoro hanno provato fino alla fine a restare nel perimetro dei 20 miliardi ipotizzati inizialmente. «Speriamo di non dover andare oltre», dicevano. Ma per coprire le spese del prossimo decreto d’agosto, pagare cassa integrazione e sussidi, ne serviranno invece 25. Che si aggiungono ai primi 25 miliardi del decreto cura Italia e ai 55 miliardi del decreto rilancio. Il debito pubblico supererà così il 160% del Pil, dopo che già a maggio ha sfondato per la prima volta il tetto dei 2.500 miliardi. E con questi conti pubblici, senza ancora una strategia di rientro (che sarà presentata a settembre con la nota di aggiornamento al Def), quei 36 miliardi messi subito a disposizione dal Mes ora farebbero più che comodo. Tant’è che tra le righe della risoluzione di maggioranza approvata sul Piano nazionale di riforma, che porta come prima firma quella di Gianluca Perilli, capo dei senatori Cinque Stelle, non sono sfuggiti due passaggi impliciti, ma non troppo, sul Mes. In una prima parte, uno degli impegni che la maggioranza chiede al governo è quello di «prevedere l’utilizzo, sulla base dell’interesse generale del Paese e dell’analisi dell’effettivo fabbisogno, degli strumenti già resi disponibili dall’Unione europea per fronteggiare l’emergenza sanitaria e socio economica in atto, garantendo un costante rapporto di informazione e condivisione delle scelte con il Parlamento». E poi si dice che il Parlamento impegna il governo anche ad adottare un Piano per la ripresa nazionale coerente con gli obiettivi del Piano nazionale di riforma «che ponga le basi per l’utilizzo […] di tutte le risorse che saranno messe a disposizione del nostro Paese nei prossimi mesi per gli interventi finalizzati a ridurre l’impatto della crisi su imprese e cittadini». Come già accennato: non si parla esplicitamente di Mes, ma poco ci manca. E chiaramente non tutti i Cinque Stelle hanno gradito. D’altronde aver prorogato lo stato d’emergenza per ragioni sanitarie, connesse al rischio di un ritorno del Covid 19, mal si concilia con il rifiuto di adottare il fondo salva-Stati, concepito proprio a questo scopo. Il governo Conte naviga con astuzia tra contraddizioni che ritiene di poter controllare. Ha così ottenuto dal Parlamento il sì alla proroga dello stato d’emergenza, la cui durata sembra il prodotto di una valutazione politica più che di un’urgenza sanitaria: all’inizio era fino al 31 dicembre, poi si è scesi al 31 ottobre e ora si è deciso per il 15 ottobre. Tuttavia, nel momento in cui ottiene dalla sua maggioranza ciò che ha richiesto, il presidente del Consiglio è consapevole di non poter rinviare all’infinito la questione del Mes, il famoso fondo salva-Stati. Tutto questo si aggiunge alla questione dell’incremento del nostro debito pubblico che è incrementato ulteriormente. Gualtieri ha spiegato che degli oltre 100 miliardi di debito, 35 saranno destinati a lavoro e ammortizzatori sociali, più di 40 alle imprese, più di 12 a regioni ed enti locali, più di 11 a sanità, scuola e servizi sociali. Ma già nel Piano nazionale di riforma, il titolare del Tesoro aveva fatto notare che solo per gli «interventi infrastrutturali in ambito sanitario» il bisogno sarebbe stato di 32 miliardi». Una cifra che, sommata ai fondi per il reclutamento di nuovo personale, si avvicina molto a quei 36 miliardi del Fondo Salva Stati. «È necessario proseguire con le misure di sostegno all’economia», ha detto il ministro, «rafforzandole, ma rendendole selettive». Il decreto di agosto, che è stato approvato, si presenta quindi come un’altra manovra d’emergenza. Ma con delle novità che lasciano intravedere un cambio di passo rispetto alle politiche di sussistenza generalizzate adottate finora. A partire dall’introduzione della decontribuzione per sei mesi per le nuove assunzioni a tempo indeterminato senza vincoli d’età, e per quattro mesi per i dipendenti che vengono fatti rientrare dalla cig. E la stessa proroga della cassa integrazione, che costerà 7-8 miliardi, sarà selettiva, destinata solo alle aziende che dimostrano tramite la fatturazione elettronica di aver subito un effettivo calo del fatturato. Soprattutto per evitare quello che è accaduto finora, messo nero su bianco dall’Ufficio parlamentare di bilancio: oltre un quarto del totale delle ore di cassa è stato usato da imprese che non hanno subito alcun danno. E che quindi, di fatto, hanno continuato a lavorare, con i dipendenti in sede o in smart working. Da qui i paletti introdotti dal governo. Solo chi ha avuto un calo del fatturato pari o superiore al 20% nel primo semestre di quest’anno rispetto a quello del 2019 potrà accedere alla cassa integrazione Covid alle condizioni attuali. Le imprese che hanno avuto invece un calo più basso, sotto il 20%, se vorranno ricorrere ancora alla cassa integrazione dovranno pagarne una parte, con una forbice ipotizzata tra il 9% e il 15% a seconda delle perdite. In alternativa, potranno ottenere sgravi contributivi al 100% per quattro mesi se rinunceranno alla cassa integrazione e faranno tornare i lavoratori in azienda. C’è poi una deroga alle norme sui contratti a termine fino a fine anno, «che potranno essere rinnovati senza indicazioni di causali e la proroga delle procedure semplificate per lo smart working nel privato», ha spiegato Gualtieri. Il pacchetto lavoro, che assorbirà circa 13 dei 25 miliardi di nuovo deficit contiene anche la proroga del bonus da 600 euro per gli stagionali del turismo e i lavoratori dello spettacolo e la proroga della Naspi. Al fisco saranno dedicati circa 3,8 miliardi. Le scadenze tributarie e contributive saranno riprogrammate, con la possibilità di rateizzare il debito fiscale. Saranno ulteriormente differiti i termini per la ripresa della riscossione attualmente fissati al 31 agosto. La riscossione dovrebbe poi riprendere a pieno ritmo da gennaio 2021. Ci sono poi misure specifiche per l’automotive, con nuovi incentivi agli acquisti, e per il turismo. Con un occhio alla ristorazione, dopo le polemiche tra la viceministra dell’Economia, Laura Castelli, e i rappresentanti del settore. La Tosap, la tassa per occupare il suolo pubblico con i tavolini, sarà sospesa anche oltre ottobre. E la ministra dell’Agricoltura Bellanova ha ottenuto pure un bonus di circa 5.000 euro a fondo perduto diretto ai 180mila esercizi pubblici di ristorazione per l’acquisto di prodotti agroalimentari nazionali. Un capitolo cospicuo è quello del sostegno a regioni, comuni e città metropolitane. «Ci saranno incrementi di risorse per i ristori di perdite di gettito e risorse per 5,5 miliardi per gli investimenti», ha spiegato Gualtieri. Una quota delle risorse del decreto agosto, poco meno di 1 miliardo, è invece destinata alla scuola per facilitare l’avvio dell’anno scolastico in sicurezza. Al centrodestra, che in una lettera unitaria pubblicata sul Sole 24 Ore aveva posto al governo le condizioni per il voto favorevole allo scostamento di bilancio, Gualtieri ha fatto notare che nel provvedimento si trovano gli aiuti all’automotive richiesti e anche la proroga della moratoria sui mutui. «Il doveroso ristoro delle mancate entrate per Regioni e Comuni è atteso da sindaci e presidenti di tutti i partiti», ha detto il ministro. «Credo che in questa Aula nessuno si voglia assumere la responsabilità di non fare approvare i bilanci». Mentre sulle proposte che riguardano il fisco, il governo, ha detto il ministro, «è disponibile a un confronto sui contenuti del decreto». E’ per ciò che alla fine il centrodestra ha scelto di astenersi. «Avremmo dovuto votare contro, ma per senso dello Stato e di responsabilità verso il Paese non lo abbiamo fatto», commentano. Una mano tesa, soprattutto dalla parte più «ragionevole» dell’opposizione, che potrebbe servire al governo anche su quel Fondo salva Stati di cui tutti nella maggioranza parlano senza mai nominarlo. Anche come sottolineato nella risoluzione appena approvata. Nel momento in cui ottiene dalla sua maggioranza ciò che ha richiesto, il presidente del Consiglio è consapevole di non poter rinviare all’infinito la questione del Mes, sepppur questo resti un tema assai spinoso. Basta evocarlo per suscitare reazioni inviperite in certi ambienti legati ai Cinque Stelle. Il Mes, è stato concepito proprio allo scopo di fronteggiare un’emergenza sanitaria. In altre parole: o l’emergenza è imposta dalle circostanze – tesi su cui oltre alle opposizioni, esprimono oggi dubbi anche costituzionalisti come Sabino Cassese e Gaetano Azzariti – e in quel caso il corollario inevitabile è il ricorso ai 37 miliardi del fondo, a meno di un colpo d’ala finanziario di cui finora sembrano mancare i presupposti… Oppure l’emergenza sanitaria non è poi così impellente e allora si può rinunciare al Mes. Del resto, è vero che nessun Paese ha fatto ricorso al fondo salva-Stati per le spese sanitarie, tranne Cipro. Ma è altrettanto vero che nessun Paese ha allungato i tempi dell’emergenza. Solo l’Italia, l’allunga fino a metà ottobre. Fissando un ulteriore arco temporale entro cui si dovrà decidere una buona volta per tutte su quei 37 miliardi. È evidente che il premier Conte vuole arrivarci nel modo più indolore possibile, attraverso un avvicinamento compiuto un passo alla volta e schivando i numerosi ostacoli presenti sul sentiero. In settembre il quadro economico sarà chiaramente meglio valutabile, benché ad oggi prevalga senza dubbio il pessimismo sulla condizione sociale del Paese. Con qualche milione di disoccupati in più. E soprattutto ci sarà da mettere sul piatto della bilancia il risultato del voto regionale del 20 settembre, connesso al referendum sul taglio dei parlamentari. È possibile che Conte riesca con prudenza e furbizia a farsi imporre il Mes, viste le circostanze generali in cui ci troveremo in autunno, così da non portarne da solo la responsabilità politica. Il suo obiettivo è inevitabilmente questo, in quanto ad oggi l’alternativa sarebbe la rottura della coalizione e il frantumarsi del castello di carte su cui si regge questa sua maggioranza…

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