Italia: se va avanti così… c’è il rischio di una crescita risibile fino al 2030…

…nei mesi scorsi ho più volte sottolineato nei post qui pubblicati la caducità delle previsioni economiche del governo Renzi, preoccupato proprio dall’eccesso di proclami d’ottimismo alquanto autocelebrativi del nostro Premier… ora l’ennesimo ritocco al ribasso delle previsioni di crescita del PIL di quest’anno, rende obbligata una domanda: riusciremo mai,  nei prossimi 10-15 anni a vedere tassi di sviluppo del PIL del… diciamo, 1,5 -2% sostenuti per almeno un triennio?

Io credo proprio di no! E ormai non sono certo il solo… ben al di là per l’appunto dei sempre meno comprensibili proclami all’ottimismo via via che taluni degli sforzi concreti fatti nel periodo passato …non hanno registrato sostanziali risultati. renzi-bancheE alla fine, sono ormai già passati trentuno mesi dall’insediamento del Governo Renzi e la crescita economica del nostro Paese continua a languire. Tanto che un 2% triennale appare, ad oggi, un boom economico eccezionale, un evento da “stellone italico”. Invero, il DEF che si è discusso in questi ultimi giorni di settembre prevede tassi di crescita intorno al punto percentuale per il prossimo biennio. Certo stiamo “migliorando”, ma siamo ancora allo zero virgola. Tre sono i problemi cronici che affliggono il nostro sistema economico inducendomi (sempre più in buona compagnia) allo scetticismo …totale.

Il principale motivo del mio personale pessimismo… comune credo comunque a molti, è la nefasta presenza di un ambiente istituzionale ormai così a lungo e patologicamente contaminato da incompetenze, latitanze, dai rimpalli di responsabilità, da ingerenze, nepotismi e da corruttele varie ….alla fine tutti noi, per semplificare …chiamiamo tutto ciò “corruzione”,  mi fanno pensare che ci vorranno molti, ma proprio molti, anni prima di venirne fuori. correlazione

D’altronde, la spallata da dare alla corruzione per poter ridurre i tempi d’attesa dovrebbe essere ai limiti dell’esagerazione e non è ancora neanche in agenda.

Da più parti, invece, pare che la panacea sarà la Riforma Istituzionale sottoposta a breve a referendum. Non credo proprio. La rinuncia della Raggi alle Olimpiadi sembra stare lì a dirci che neanche le istituzioni credono più nelle istituzioni. Sembra ci siano due atteggiamenti contrapposti. Il Raggiano “Meglio rinunciare che svegliare il Mondo di Mezzo”. E il Renziano “Meglio fare sperando di riuscire perché noi siamo l’Italia.

Già, siamo l’Italia. Ed è perciò che la miglior risposta sarebbe una sorta di 41bis per i corrotti… ma, sul punto il Governo è ancora relativamente latitante. In merito, l’enfasi posta sulle Riforme del Senato e della Legge elettorale dimostra un incredibile ottimismo da parte dei proponenti la Riforma. Voglio dire, da un lato fai poco per combattere la corruzione e l’ingerenza dei politici, dall’altro speri in un Governo forte: e se poi l’uomo forte fosse un corrotto/corruttore?

Invero, c’è poco da immaginare: sarebbe un deja vù. C’è poco da confidare nell’acume politico dell’elettore mediano. D’altronde, la stessa Riforma riaccentra vari poteri in precedenza delegati agli enti locali. E ancora una volta, io ci vedo un’indicazione che neanche le istituzioni credono più nelle istituzioni.

Siamo proprio sicuri di voler accentrare tutto questo potere e confidare (ancora) in un uomo solo al comando senza riportare la corruzione in limiti fisiologici? Spero sia chiaro che il mio non è un no alle Riforme, è un se…

Un altro, ancorché minore, elemento di sfiducia è l’accoppiata “alto debito-deflazione”. deflazioneIn effetti, prima della Grande Crisi del 1936 il buon I. Fisher ammoniva che la citata accoppiata è pericolosa tanto quanto l’accoppiata nitro-glicerina. In estrema sintesi, il nostro argomentava che gli stimoli fiscali possono fare poco in questi casi poiché il problema principale si trova nel settore bancario.

Alzi la mano chi non ci vede l’identikit dell’Italia di questi ultimi anni. Un po’ più in dettaglio, Fisher anticipava – quasi un secolo fa! – che in queste situazioni la spesa pubblica sarebbe andata ad alleviare le situazioni maggiormente deteriorate, ma che questi interventi sarebbero stati dei meri palliativi, non la cura della malattia. Come non vederci i Bonus governativi? Come non vederci gli ammonimenti di Bankitalia sulle sofferenze bancarie (oltre 200mld)? Come non vederci il tracollo dell’indice borsistico relativo al comparto bancario (nei 31 mesi di questo Governo passato da 16.600 a 7.500 punti contro una perdita molto più contenuta dell’indice generale)? Come non vederci le nebbie e gli altri Mondi di Mezzo che si nascondono negli intrecci di potere politico/finanziario (corruzione in senso lato)? Ovviamente, anche qui, ottenere un settore bancario più efficiente e meno numeroso (per dirla con Draghi) richiede tempi non brevi. E interventi speciali e coraggiosi fin da subito. Un ultimo fattore di pessimismo riguarda la spesa in istruzione – ancor di più – per l’Università. Mi piacerebbe parlare di come la spesa pubblica dovrebbe andare molto più a chi produce e molto meno a chi spende, ma qui invito semplicemente a dare uno sguardo ai conti pubblici. spesaUn indicatore di quanto un Paese sia rivolto verso il Passato rispetto al Futuro è rinvenibile nel rapporto tra spesa pensionistica e spesa per istruzione: nel nostro sistema economico si ha un drammatico 17 a 1. E anche qui, il buon Cantone ci informa che nepotismi, do ut des,…, insomma la “corruzione”, è tra le principali cause della fuga di cervelli e di inefficienze nell’Università. Anche qui si sta intervenendo da tempo immemore ma, se l’humus istituzionale è quello allora – per dirla con Giolitti – governare non è difficile, è inutile.

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